EMANUELA ORLANDI / QUEL “DOSSIER” VATICANO SEGRETO RIVELATO DALLA VOCE NEL 2017 

Emanuela Orlandi, il caso finalmente si riapre dopo le ennesime richieste da parte della famiglia che non si è mai rassegnata, soprattutto il fratello Pietro, pur dopo 40 anni di finte inchieste, depistaggi, segreti a iosa, menzogne vaticane e lo zampino dei servizi segreti nostrani, vaticani e americani. Un bel mix!

Lo ha deciso il ‘procuratore di giustizia’ Alessandro Diddi e vedremo ora se sul serio salteranno fuori le carte & i documenti che, ad esempio, provano come Emanuela fosse viva e vegeta, almeno fino al 1997, quando era ospitata in una casa di cura privata a Londra gestita da suore, sotto lo sguardo vigile del Vaticano.

Ora, nelle ultime parole pronunciate da Alì Agca e anche dalla moglie italiana, sposata sette anni fa, la ravennate Elena Rossi, si torna a parlare di un ‘convento a Londra’ e di ‘suore vaticane’.

 

NEL 2017 UNA “UNA FONTE” RIVELA ALLA VOCE…  

Ne scrisse, per la prima volta, in esclusiva, la ‘Voce’ in un’inchiesta pubblicata il 17 settembre 2017 e subito ripresa da alcuni media, tra cui l’Espresso.

Mirella Gregori. Nel montaggio di apertura Emanuela Orlandi e il cardinale Becciu

Nel reportage si faceva anche un esplicito riferimento al cardinal Angelo Becciu, l’uomo di tutti i segreti che sigillò la vicenda con parole che più esplicite non si può: “il caso è chiuso. Per sempre”. Poi Becciu è salito alla ribalta delle cronache per altre non troppo edificanti vicende ed è entrato in rotta di collisione con Papa Francesco.

E vuoi vedere che la più che irrituale, fragorosa rottura era dovuta alla strenua difesa portata avanti con pervicacia da Becciu di ‘seppellire’ il segreto di Emanuela, mentre al contrario Bergoglio voleva far finalmente luce, trasparenza e arrivare alla verità di quanto successe alla povera Emanuela e anche a Mirella Gregori?

Misteri vaticani.

Staremo a vedere.

 

Ma ecco, di seguito, alcuni passaggi salienti di quella clamorosa inchiesta della ‘Voce’ di sei anni fa, costruita su informazioni super riservate che arrivavano da una più che attendibile fonte interna, cioè vaticana. La potete leggere integralmente cliccando sul linkin basso.

Così l’incipit: “C’è la prova che il Vaticano sapeva. Finalmente, dopo 34 anni di attesa, si sta per squarciare il velo sul giallo di Emanuela Orlandi. Secondo fonti attendibili, è imminente la ‘bomba’: ossia la rivelazione di documenti custoditi nella super cassaforte della ‘Prefettura della Casa pontificia’ che svelano non poche trame. E soprattutto dettagliano, per filo e per segno, le spese sostenute dal Vaticano in vicende oscure, compresa la permanenza di Emanuela per un certo periodo a Londra”.

Rammentiamo che quella Prefettura era ‘gestita’ dall’arcivescovo Georg Ganswein, fedelissimo dell’appena defunto papa Joseph Ratzinger.

Così continuavamo la ricostruzione dei fatti: “La prima svolta a metà giugno (2017, ndr), quando la famiglia Orlandi avanza una clamorosa richiesta: ossia un’istanza di accesso, rivolta al Vaticano, di poter visionare atti e documenti relativi al caso, il cosiddetto ‘dossier’ di cui da anni si parla – almeno dal 2012 – e di cui nulla è mai trapelato”.

“Il dossier conterrebbe notizie fino a tutto il 1997”. “Una sorta di libro mastro delle uscite. A cominciare dai delicatissimi trasferimenti dei fondi dalla banca privata vaticana, lo IOR, verso istituti lussemburghesi, fino alle spese per la sicurezza vaticana. Tra queste note di spesa c’è un preciso riferimento alla vicenda Orlandi. Ci sono le pezze d’appoggio, tutti i riscontri”.

Prosegue il nostro reportage del 2017: “Precisa la fonte: ‘In particolare, la nota vaticana conservata nella cassaforte si riferisce alle spese sostenute per il mantenimento di Emanuela Orlandi in una casa di cura privata a Londra, ovviamente sotto falso nome. La circostanza è di enorme rilevanza, perché si tratta di fondi segreti vaticani. Ma soprattutto perché è la prova provata che dentro quelle mura pontificie, ai più alti livelli sapevano e hanno taciuto. Hanno coperto e non hanno collaborato con la magistratura e soprattutto con la famiglia che cercava disperatamente Emanuela da anni. E che ancora oggi continua a cercarla”.

E ancora: “Ecco cosa scrive una nota d’agenzia del 27 giugno scorso. ‘La madre di Emanuela, tramite i suoi legali Annamaria Bernardini de Pace e Laura Sgrò, aveva chiesto di vedere il dossier su sua figlia conservato nella Santa Sede. Dopo 34 anni di silenzio assordante, passa poco meno di un’ora dalla presentazione della domanda ufficiale di visionare il fascicolo e il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, si affretta a rispondere: ‘il caso è chiuso’. Quattro parole per liquidare un calvario di 34 anni. Il linguaggio burocratico per liberarsi diplomaticamente di un caso per cui non si è riusciti neanche a confezionare una verità su misura. Archiviato”.

E la madre di Emanuela, a botta calda, replicò: “Emanuela Orlandi non è un caso chiuso. E’ mia figlia. E io la cercherò finchè il Signore mi terrà in vita”.

 

GLI ULTIMI SEGNALI

Ma vediamo adesso gli ultimi ‘segnali’ che si sono infittiti proprio a fine anno scorso, dicembre 2022.

5 dicembre. Il giornalista Riccardo Annibali riporta la notizia di “una registrazione avvenuta all’insaputa di chi stava parlando, e forse per questo una vera e propria confessione, con nomi e cognomi, fatta da un sodale di Enrico De Pedis (boss della ‘Banda della Magliana’) che lancia accuse pesantissime verso il Vaticano. Il racconto, catturato da un microfono clandestino da Alessandro Ambrosini, il fondatore del blog d’inchiesta ‘Notte Criminale’, potrebbe spalancare una porta nel caso di Emanuela Orlandi, scomparsa quasi 40 anni fa, che ha ritrovato nuovo interesse dopo la chiacchieratissima docu-serie firmata NetflixVatican girl’”.

Enrico De Pedis, detto Renato

E molto significativo è quanto racconta il 13 dicembre scorso un giornalista investigativo di razza, come Ferruccio Pinotti: “Alì Agca, l’uomo che sparò a Papa Woytila, propone una sua nuova versione sulla sparizione di Emanuela Orlandi, inviando un ampio documento – che il Corriere della Sera ha potuto visionare – direttamente a Pietro Orlandi, il fratello della ragazza scomparsa”. Dopo una serie di piste indicate da Agcà e altre demolite (come quella ‘bulgara’), passa ad affrontare il caso Orlandi e afferma: “I rapimenti di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani”.

E poi Agca aggiunge nella missiva inviata a Pietro Orlandi: “Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano. E’ stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istambul”.

Intervistato da Pinotti, Pietro Orlandi fa riferimento ad un altro prete, citato sempre da Agcà: “Agcà mi ha parlato di un certo padre Lucien, colombiano dell’Opus Dei, incontrato tre anni fa in Turchia. Agcà mi ha detto: a Villa Tevere qualcuno ti può aiutare”.

Proprio negli stessi giorni, metà dicembre 2022, scrive un inquietante   messaggio su Facebook Elena Rossi, la ravennate che Alì Agca ha sposato sette anni fa dopo una corrispondenza durata mesi (ora vivono in Turchia). Ecco le sue parole: “Bisogna riaprire il caso Gregori-Orlandi. Ci sono tante cose ancora da chiarire e responsabili da sentire dalla parte italiana. Non vengano separati i due casi altrimenti si va nel fosso”.

Parole un po’ criptiche, che poi provvede a chiarire nel corso di un’intervista rilasciata poche ore dopo a ‘il Riformista’.

Ecco alcuni fatti che Elena Rossi racconta.

Pietro Orlandi

“Sono convinta che a legarci (lei e Alì, ndr) sia il destino. Alì nella lettera di sei pagine inviata a Pietro Orlandi dice la pura verità. Nella lettera esistono notizie di reato molto precise che dovrebbero essere prese in esame dalla Procura. Spero esista un magistrato onesto e volenteroso disposto a farsi carico di questa patata bollente”.

E prosegue lanciando pesantissime accuse in varie direzioni. “In questa brutta storia di cose storte e false ne esistono davvero tante. Certo che Alì è stato manovrato, da uomini del Sisde, dei Servizi vaticani, della Cia e per Cia intendo Gladio, quanto c’è di più pericoloso al mondo, secondo Alì. Come ha sempre detto a Pietro Orlandi, Alì ritiene che le ragazze siano state prese direttamente dal Vaticano e che siano state collocate in un convento di clausura. In quanto ad Emanuela, ha avuto rassicurazione  fino a tre anni fa, da parte di un sacerdote, che era viva. Sulla storia di Mirella dice che ‘non è chiara’; e il prete che ha visto Alì anche in Turchia dice che ‘su Mirella non è dato sapere’”.

E termina con un significativo: “Dopo tanto tempo, questa criminosa omertà dovrebbe finire, almeno sul versante italiano”.

 

 

Link

 

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