NAPOLI / UNA CITTA’ SENZA CIMITERO 

Una città senza cimitero. I cittadini privati del sacrosanto diritto di andare a trovare i propri affetti.

Non succede nel quarto o nel quinto mondo, né nella Russia del macellaio Vladimir Putin.

Ma a Napoli, governata dal sindaco PD Gaetano Manfredi, per anni ex Rettore dell’ateneo partenopeo: un autentico ectoplasma.

Da 9 mesi esatti è vietato l’accesso al cimitero monumentale di Poggioreale: i cancelli sono sbarrati. Off limits, nessuno può entrare.

Stamattina un gruppetto di cittadini si accalcava davanti alle inferriate e chiedeva spiegazioni al povero custode, stanco di ripetere la solita litania.

“State tranquilli, presto dicono che riapriranno, forse il 12 o il 18 settembre. Lo sapete, è per i lavori della metropolitana, un magna magna che non finisce mai”.

Gaetano Manfredi. Sopra, l’ingresso del cimitero di Poggioreale

E lui prende 1.200 euro al mese per 6 giorni su 7, 6 ore e mezzo il turno, da nove mesi costretto a raccontare la solita storia a tutti i poveretti che chiedono spiegazioni, non sanno darsi pace, non riescono a capire qualcosa che neanche nella più sgarrupata città di questa Terra sarebbe mai concepibile, né tollerato.

Incontriamo per caso, lungo il percorso, due cittadini pakistani, venuti a Napoli per turismo, a visitare le meraviglie della città. Ci raccontano: “Anche da noi, a Islamabad, è successa una storia simile.

Una pioggia terribile ha due anni fa allagato il nostro cimitero, alcune strutture sono state inghiottite nel fango, una cosa apocalittica. Però, per fortuna, dopo cinque mesi il cimitero ha riaperto e ognuno di noi ha potuto riabbracciare i suoi cari”.

Purtroppo, a Napoli le condizioni di vita sono ben peggiori rispetto a quelle di Islamabad, di Teheran o di Nuova Delhi, il tessuto urbano fa letteralmente acqua da tutte le parti, le falle non ci contano più: per dirne solo una, le condizioni delle strade sembrano quelle di una Baghdad dopo i bombardamenti Usa, il mantello stradale in pratica non esiste più, non si contano gli incidenti stradali (con morti e feriti) e le auto quotidianamente danneggiate. Da girone del più bollente inferno dantesco.

Quella del cimitero di Poggioreale (che vi abbiamo già raccontato, in basso trovate il link dell’articolo di maggio) è da autentica, tragica sceneggiata.

 

Tutto comincia il 5 gennaio, quando una pioggia torrenziale invade i ‘percorsi’ della linea metropolitana ancora – dopo decenni – in fase di realizzazione. Guarda caso, l’ingegno dei progettisti ha previsto che il tracciato passi anche proprio al di sotto delle aree cimiteriali, per poi raggiungere l’aeroporto di Capodichino. Quel 5 gennaio le acque hanno fatto irruzione in una grande cappella che conteneva centinaia di loculi. Un vero horror movie: bare sventrate, resti di ossa dappertutto, familiari disperati nell’osservare un tale scempio.

Il Comune di Napoli praticamente sta a guardare. Se ne lava le mani. Arriva uno scarno comunicato di MetroNapoli spa, la partecipata del municipio partenopeo incaricata da sempre di progetti & lavori. Si scusano con le famiglie, assicurano il loro impegno a ripristinare al più presto (si parla di un mese al massimo) i luoghi, per consentire di nuovo l’accesso a tutti i cittadini. Le famiglie protestano in modo vibrato, perché non sanno come poter riavere le spoglie dei propri cari: si parla di identificazioni ossee tramite DNA.

Ma sorge spontaneo un interrogativo: come mai non succede niente dopo un mese, due mesi, tre mesi fino ad oggi?

Fa capire qualcosa il custode: “Ma se quei lavori della metropolitana continuano, come volete che riaprono, visto che può sempre succedere qualcosa? Allora quella cappella, domani caso mai un’altra. Chi può dare la sicurezza che non si verifica di nuovo, soprattutto con le piogge che per settembre fanno sempre il pieno?”.

E allora? La data promessa del 12 o del 18 settembre è la solita, macabra boutade?

Forse occorre proprio che San Gennaro scenda in campo con la sua forza miracolosa, visto che il 19 settembre ricorre la festa del santo patrono di Napoli. Oltre che a vedere sciogliere il suo sangue, come di rito, vedremo finalmente i cittadini varcare la soglia del cimitero ormai proibito?

In mezzo a questo bel casino, ti aspetti che il Comune informi i cittadini, che le autorità preposte facciano – è proprio il caso di dirlo – il minimo ‘sindacale’. Invece niente, un silenzio che più assordante non si può: un’altra offesa ai cittadini e ai loro morti.

Nessuna informazione sui media, nessun ragguaglio via internet. Dice un malcapitato di stamattina: “Volevo andarci direttamente, sicuro ormai di trovare aperto. Mia moglie mi ha detto, ‘fai una cosa, prima guarda su internet, vedi se ci sono notizie, non si sa mai’. Ho guardato ma non c’era niente: gli indirizzi, gli orari di apertura e chiusura, come se tutto fosse tornato normale. Un’altra presa in giro”.

Fino a quando una ‘capitale’ come Napoli potrà essere non-governata come succede da quasi trent’anni a questa parte? Una città abbandonata totalmente a se stessa, con problemi atavici mai risolti e che ogni giorno peggiorano.

Il verde pubblico? Un optional.

Il mare pubblico? Come abbiamo più volte descritto, ‘il mare non bagna Napoli’, secondo le mitiche parole di Anna Maria Ortese. La monnezza? Ormai fa parte integrante del paesaggio, o se preferite, dell’arredo urbano.

Dopo i primi due anni del Bassolino 1 (ad inizio dei ’90), dove veramente sembrava iniziato il ‘Rinascimento napoletano’, poi man mano il buio più fitto, la totale assenza di progetti e di iniziative.

Osserva Manuela Mazzi, una lunga carriera da magistrato: “Soffro sul serio nel vedere come è ridotto il lungomare di via Caracciolo e anche quello di Bagnoli. Potrebbero, senza neanche spendere chissà quali cifre, diventare due enormi attrattori non solo per il turismo ma soprattutto per i napoletani, che hanno diritto ad un mare sicuro, non contaminato e soprattutto pubblico. Penso, per fare un solo esempio, al litorale di Nizza, pieno di negozi, bar, ristoranti e ad un passo il mare a disposizione di tutti, con piccoli stabilimenti e ampie aree di spiaggia libera. Non ci vuole molto. Manca la volontà politica”.

 

P.S. Se volete leggere inchieste e articoli della Voce relativi agli scempi griffati Metronapoli, potete andare alla casella ‘cerca’ e scrivere ‘metronapoli’, oppure ‘metropolitana Napoli’.

Nella barra a destra, poi, trovate l’istruttivo volumetto ‘La Metrocricca’, edito dalle ‘Assise di Palazzo Marigliano’ (la più combattiva associazione a tutela del territorio cittadino, costola dello storico ‘Istituto per gli Studi Filosofici’ fondato da Gerardo Marotta) e dalla Voce.

 

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CIMITERO DI NAPOLI / CHIUSO DA 4 MESI, LA VERGOGNA CONTINUA

10 Maggio 2022 di MARIO AVENA

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