GIUSTIZIA / IL SOLLETICO REFERENDARIO AD UNA KASTA INTOCCABILE

C’era una volta il Referendum. La prima mitica consultazione di tutto il popolo italiano su un tema che, allora, più divisivo non si poteva, vista la posizione della Chiesa: quello sul divorzio, che spaccò sanamente, democraticamente, liberamente l’Italia in due.

I cittadini – e questo è il criterio base che deve ispirare, muovere e animare ogni referendum – avevano ben chiaro il quesito: dentro o fuori, bianco o nero.

Quello spirito ‘rivoluzionario’, cioè in grado di dar autentico corpo e anima ad una forma di democrazia diretta, s’è man mano, nel corso degli anni, andato annacquando, fino a perdersi del tutto.

Soprattutto tra i meandri di quesiti totalmente incomprensibili, astrusi, perfino inutili: e quindi lontani mille miglia dalle volontà del popolo, dai reali interessi dei cittadini a cambiare lo status quo – sempre più vomitevole – e non attraverso autentiche prese per il culo.

I referendum, in sostanza, sono diventati ‘autoreferenziali’, ideati solo per giustificare l’esistenza di un ceto politico diventato sempre più inutile, velleitario, anzi dannoso per le sorti di quel poco che resta della democrazia. E della Costituzione, fatta sempre più a pezzi e bocconi, ogni giorno, da questo pattume politico, da simili bande di ladri & ignoranti che non hanno trovato altra via, per sbarcare il loro misero lunario, che tuffarsi     nell’attuale melma para-partitica (basta vedere quanti cambi di casacca ad ogni legislatura: da brividi).

 

DAL DIVORZIO AL VAFFA-RENZI

A proposito, abbiamo rammentato il primo ‘mitico’ referendum sul divorzio. Così come dobbiamo per forza di cose sottolineare l’importanza dell’ultimo, proprio sulla Costituzione, che Matteo Renzi voler rendere carta-monnezza, ricevendo un sonoro VAFFA, con un 60 per cento degli italiani che gli ha urlato NO in faccia.

E cosa aveva promesso, l’ex premier, in caso di sconfitta?

Matteo Renzi

Che avrebbe finalmente tolto il disturbo, abbandonato la politica, cambiato mestiere: ma visto che poco altro sa fare, ha continuato   a dettar la sua legge dell’1 per cento e partecipare a meeting a zonzo per il mondo, stra-lautamente pagato da paesi che non brillano proprio per ‘democrazia’, come l’Arabia Saudita, protagonista da otto anni, in combutta con gli Usa, della strage impunita degli yemeniti che ha fatto oltre 15 mila vittime nel più totale disinteresse politico e mediatico internazionale.

E torniamo ad un altro referendum che, tanti anni fa, suscitò curiosità negli italiani: quello sulla “responsabilità civile dei magistrati”. Un tema bollente, molto sentito allora come oggi. E ricordate come andò a finire? I cittadini votarono per la responsabilità civile delle toghe, un chiaro segnale dato alla Kasta dei magistrati. Ma fu trovato subito il modo di aggirare – quindi calpestare – la volontà popolare, così chiaramente espressa: venne istituita una commissione parlamentare (la ‘Vassalli’) che perse mesi e mesi in inutili studi e studioli, comunque ‘ottimi e abbondanti’ per ‘depistare’ – come al solito – di fronte all’obiettivo da raggiungere: una legge chiara, semplice, diretta, infatti, non venne mai partorita. E così venne letteralmente calpestata la volontà popolare, oltraggiata. Un esempio più lampante di tradimento della ‘democrazia diretta’ non esiste.

E veniamo ad oggi.

 

IL MIRAGGIO DEL QUORUM

Cosa questi già poco comprensibili e strampalati quesiti referendari possano smuovere di fronte al Moloch della Kasta in toga lo vediamo in modo lampante. Niente. Neanche il solletico. Nemmeno il ronzio di una zanzara stanca di fine stagione. Come tirar fuori l’acqua del mare von il secchiello.

Bettino Craxi

Il referendum raggiungerà un quorum bassissimo, favorito anche dalla calura quasi agostana, che farà seguire alla gran parte degli italiani lo storico invito di Bettino Craxi in occasione di un altro referendum: “andate al mare”.

Ovvio, quindi, che il potere giudiziario, con la P maiuscola, ne uscirà rafforzato, quasi ri-legittimato. Avete visto? Gli italiani non osano neanche sfiorarci con un dito. Figure arci-barbine per coloro che li hanno promossi, i referendum, sapendo bene lo scontato naufragio.

Ma il problema Giustizia resta lì, grande come una casa, alto come un Grattacielo, profondo come un burrone nel quale l’Italia rischia di sprofondare, e soprattutto quelli che non hanno santi in paradiso e cercano di remare ‘contro’: contro le omologazioni di questo Potere sempre più corrotto e invasivo, contro questi Muri di Gomma sempre più alti e invalicabili.

 

VOCE & GIUSTIZIA 

Sui temi della ‘Giustizia’ abbiamo cercato di far vivere e ruotare tutta la quasi quarantennale esperienza della ‘Voce’.

Ferdinando Imposimato

Abbiamo avuto, tra i nostri grandi amici e grandi collaboratori   uomini del calibro di Ferdinando Imposimato di cui abbiamo tante volte parlato e parliamo, lo storico ‘pretore antiabusivismo’ Enzo De Chiara, il numero uno dei ‘garantisti’ autentici Vincenzo Albano, Carlo Palermo che per primo scoprì le maxi tangenti di Stato, Nicola Quatrano, che con noi della ‘Voce’ pubblicò il

volume ‘Vostro Onore’, per citarne solo alcuni.

Venimmo persino ritenuti un ‘gruppo capace di riunire intellettuali e magistrati sovversivi’, cioè non in linea con il Berlusconi-pensiero: tanto mise nero su bianco, in una relazione dei Servizi Segreti, Pio Pompa, il fido collaboratore del capo Niccolò Pollari. Lo abbiamo ricordato in un recente articolo in ricordo di Percy Allum, il politologo britannico scomparso alcune settimane fa e ritenuto dagli 007 di Pollari il “trait d’union tra i sovversivi italiani e quelli d’Oltremanica”.

Farneticazioni, ricostruzioni farlocche, ma ottime e abbondanti per cercare di delegittimare il lavoro di tanti magistrati coraggiosi e quello di alcuni giornalisti controcorrente, come noi della Voce.

Franco Roberti

E non potremo mai dimenticare –  anche stavolta per fare un solo esempio – le parole di grande apprezzamento per il giornalismo d’inchiesta portato avanti dalla Voce pronunciate, nel corso di un’intervista a ‘La Repubblica’ di fine anni 80, da uno dei magistrati più coraggiosi delle procura di Napoli, Luigi Gay, che con i colleghi Franco Roberti e Paolo Mancuso stava portando avanti un’inchiesta bomba sulle connection ‘Politica-Imprese-Camorra’ a Napoli a metà anni ’80, l’Affare Monteruscello, ossia la realizzazione della Pozzuoli bis in seguito al bradisisma (in gran parte ‘taroccato’) per favorire un insediamento-monstre.

La Voce seguì passo passo quell’inchiesta, ricostruì la mappa di appalti e subappalti, individuò le imprese nazionali, i ‘fiori all’occhiello’ (come la gigliata ‘Pontello’, all’epoca padrona della ‘Fiorentina calcio’), le big locali del mattone, e le ‘imprese di rispetto’, come la ‘Sorrentino Costruzioni Generali’, all’epoca molto cara a ‘O Ministro, Paolo Cirino Pomicino. E a chi andavano le ricche commesse di calcestruzzo &cemento? Alla ‘Bitum Beton’, molto cara ai Nuvoletta di Marano, e i cui titolari erano grandi amici di Aldo Boffa, il portaborse del pluriministro Dc Enzo Scotti. Un bel mix.

E chi fece archiviare in istruttoria quell’inchiesta-bomba, una vera Tangentopoli ante litteram, visti i pezzi da novanta coinvolti? L’allora procuratore capo di Napoli, Alfredo Sant’Elia, devotissimo al suo santo protettore, Enzo Scotti. Of course.

Aldo Boffa e Paolo Cirino Pomicino

Intervistato da Repubblica, Luigi Gay non volle sbottonarsi sui clamorosi risvolti dell’inchiesta sull’affare Monteruscello ma disse: “Se volete avere un quadro completo della situazione, leggete l’ultima inchiesta de ‘La Voce della Campania’”: così si  chiamava, infatti, il nostro mensile, fondato nel 1972 dalPCI, diretto nel 1979-1980 da Michele Santoro, ripreso  da un gruppo di ex nell’84 e diventato ‘Voce delle Voci’ (diffuso in tutta Italia) nel 2007.

E la Voce, ben prima che il nome comparisse nelle carte giudiziarie e due anni prima che facesse capolino nei faldoni dell’inchiesta sul ‘Dopo Terremoto’promossa nientemeno che dalla Commissione capeggiata dal capo dello Stato Luigi Scalfaro, aveva documentato, con tanto di nomi, cognomi, appalti &  connection, le acrobazie di un’altra impresa nata con la benedizione di Scotti e Pomicino, l’ICLA, che diventerà la vera regina del post sisma e poi su tutto il fronte dei lavori pubblici in Campania e non solo.

 

 

Storie d’altri tempi, sembra passato un secolo. Quando quegli     inquirenti, i PM con le maiuscole, avevano il coraggio investigativo ma anche civile di ficcare il naso dei palazzi del Potere. E noi, nel nostro piccolo, cercavamo di fare altrettanto.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Altri tempi, con un Giovanni Falcone e un Paolo Borsellino che erano già a fine anni ’80 sulle piste dei miliardi riciclati dai mafiosi in Svizzera. E sui maxi lavaggi di denari sporchi attraverso le grandi imprese del Nord, come nel caso del gruppo Ferruzzi, con la sua Calcestruzzi che in Sicilia stringeva patti & accordi con uomini di rispetto.

E proprio il maxi rapporto “MAFIA-APPALTI”, come abbiamo sottolineato nell’inchiesta del 2 giugno, è stato il vero ‘detonatore’ per il tritolo di Capaci e via d’Amelio: lo ha sempre denunciato e continua a denunciarlo, con indomito coraggio, Fiammetta Borsellino, la figlia del magistrato trucidato prima, e ‘depistato’ poi (ed è questa la vergogna massima per la magistratura).

Torniamo, per finire, a bomba.

 

AREICCOCI A BOMBA

Ossia i referendum. Ma di cosa parliamo, di cinque quesitucoli da solletico, quando abbiamo sotto gli occhi il completo sfascio della Giustizia in Italia?

Con una Magistratura che non ha mai scoperto i mandanti, rimasti sempre ‘a volto coperto’ delle grandi stragi, con personaggi delle istituzioni che ancora oggi se la suonano, se la cantano e soprattutto se la ridono alla faccia nostra?

Con una magistratura che spesso e volentieri ha ‘depistato’,    come dimostrano in modo che più palese non si può la strage di via d’Amelio e il duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, altra vergogna di dimensioni ciclopiche, con una procura di Roma totalmente inerte da anni?

Ilaria Alpi

Con un ‘Consiglio Superiore della Magistratura’ che è l’ovvia summa di tali marciumi, come ha solo parzialmente finora svelato il ‘Palamaragate’?

Vogliamo chiudere ricordando alcune parole pronunciate tanti anni fa – ma già allora si parlava di improrogabile necessità di riformare il CSM – da due grandi magistrati. Avevano visioni ‘ideali’ differenti: progressista l’uno, conservatore l’altro. Ma tanto ‘illuminati’, di tale indipendenza, onestà intellettuale, correttezza professionale da classificarli come vere ‘mosche bianche’. Stiamo parlando di Ferdinando Imposimato e Mario Cicala. Entrambi, a distanza di poche settimane, ci risposero praticamente allo stresso modo, individuando la stessa ricetta: “Il CSM non verrà mai riformato fino a che non verranno abolite del tutto le correnti. Fino a quel momento la giustizia, quella vera, resta un’utopia. E l’unico sistema per la scelta dei componenti del CSM è quello del sorteggio: non ci sono alternative”.

 

 

Per entrare meglio nei meandri del mondo ‘Giustizia’ vi invitiamo a rileggere alcune inchieste della Voce. Le più recenti, sulla TAV story, e l’alternativa “informazione-memoria” oppure “oblio-privacy”. Nonché quella titolata “VOCE SOTTO ATTACCO”, dove ne recapitoliamo di cotte e di crude.

 

 

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