NAPOLI / LA VILLA COMUNALE AFFIDATA GRATIS AI PRIVATI

Il Comune di Napoli non sa neanche prestare un minimo di cura ai pochi parchi cittadini.

Ne è un esempio clamoroso l’aver appena affidato per tre anni – gratis – la gestione della storica ‘Villa Comunale’, che corre parallela al celebre Lungomare, ad un’associazione privata. A beneficiare di tale assegnazione è una sigla che si proclama ‘ambientalista’, passpartout oggi ottimo e abbondante nell’Italia ormai green: si tratta di ‘Premio GreenCare Aps Ets’, che dovrebbe valersi della collaborazione ‘scientifica’ della Stazione Zoologica Anton Dohrn, storica istituzione della Villa.

Fa concorrenza al primo cittadino di Milano Beppe Sala, appena fulminato sulla green way, il collega e sindaco di Napoli Luigi de Magistris?

Si stropicciano le mani a Palazzo San Giacomo, sede del Comune partenopeo. “Un vero affare, non abbiamo sganciato un euro, ci fanno tutto gratis”.

Più compassato l’assessore al Verde, Luigi Felaco: “La programmazione si ascrive nell’ambito della ‘Manifestazione d’interesse del Comune di Napoli per l’acquisizione di proposte di collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura del verde urbano’ alla quale l’Associazione Premio GreenCare ha risposto proponendo di realizzare, senza oneri per l’amministrazione e la cittadinanza, un piano di interventi per mantenere e conservare ‘il bene comune’ villa comunale attraverso un’attività manutentiva ordinaria”.

Gongola il presidente di GreenCare, Benedetta De Falco: “Un dono e un impegno condiviso con l’amministrazione comunale che la nostra Associazione fa alla città di Napoli. I nostri Mecenati con i loro contributi consentono di mettere in campo una squadra di competenze di straordinario valore per garantire che la Villa continui ad essere quel gioiello botanico per cui è stata tanto dipinta e narrata ed è oggi così amata dai napoletani”.

Una Villa che negli ultimi vent’anni è stata totalmente dimenticata dalle ultime amministrazioni che si sono succedute: quella guidata dall’ex ministro degli Interni Rosa Russo Iervolino e poi quella griffata de Magistris.

Uno stato di completo abbandono, un degrado senza fine, un’incuria oltraggiosa. Emblematica la ‘story’ del ‘Circolo della Stampa’, un tempo vero gioiello cittadino, letteralmente devastato, vandalizzato, ormai ridotto ad una autentica discarica. E siamo a pochi metri dal Lungomare più famoso del mondo….

Luigi de Magistris

Una Villa scempiata anche dai lavori per la realizzazione del Linea 6 del metrò partenopeo, una linea killer che squarciando il cuore storico di Napoli lungo il percorso ha fatto scempio di edifici storici, chiese, preesistenze archeologiche di inestimabile valore, senza dimenticare proprio il massacro degli alberi e di tutto il patrimonio arboreo della Villa: per il semplice fatto che quei lavori hanno impattato sul sottosuolo, creando un autentico vortice sotterraneo tra acque piovane e acqua salata del mare ad un passo. E’ chiaro che, costrette ad abbeverarsi di acqua salata, le secolari pianti della Villa sono morte!

Non meglio vanno le cose nelle poche altre aree verdi cittadine.

Il ‘Parco della Rimembranza’ sulla collina alta di Posillipo, s’è visto decapitare, nel senso più vero del termine: centinaia e centinaia di alberi e piante ad alto fusto, infatti, sono state tagliate, segate di netto: invece di essere curate come sarebbe stato ovvio e necessario. “Un massacro botanico in piena regola”, denunciano i cittadini, che anche in questo caso hanno dato vita ad un’associazione ad hoc per poter raccogliere fondi e curare in prima persona quel che resta del Parco. Ormai una vera ‘rimembranza’…

Peggio che andar di notte al ‘Parco della Floridiana, l’unico polmone verde sulla collina del Vomero. Racconta un abitante della zona: “il Comune ne decide la chiusura a suo piacimento. Fa un po’ di vento o qualche goccia di pioggia? Chiuso. Dentro, poi, è praticabile e percorribile solo per la metà, perché nell’altra metà sono in corso eterni lavori di manutenzione, di non si sa quale natura”.

Saliamo fin sull’eremo dei Camaldoli, dove non c’è solo il celebre convento (ora occupato da suore benedettine) ma anche un parco di dimensioni non indifferenti. Da alcuni anni, ormai, è chiuso all’uso pubblico. Perché? Al Comune sostengono di non avere i soldi per pagare il servizio di custodia e guardiania: niente altre che due-tre persone in grado di svolgere quel compito.

Sorge spontanee alcune domande: come mai il Comune di Napoli è totalmente incapace di gestire e curare quel poco di verde che dovrebbe mettere a disposizione degli abitanti come capita in tutte le città civili? Come mai ai partenopei è negato un diritto sacrosanto come quello di poter fruire del (poco) verde esistente?

Come mai succede tutto ciò quando il Comune ha nel suo organico centinaia e centinaia di ‘giardinieri’? Non potrebbero, caso mai, due o tre giardinieri essere dislocati al ‘Parco dei Camaldoli’? Troppo arduo pensarci e provvedere? Non era più logico e più semplice dedicare un plotoncino di giardinieri – altrimenti costretti a rigirarsi i pollici dal mattino al pomeriggio – invece di affidare la ‘Villa Comunale’ alle cure private?

 

 

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 di MARIO AVENA

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