AGENZIA DELLE ENTRATE / L’ALLEGRA GESTIONE DI ERNESTO MARIA RUFFINI, IL MANCATO MINISTRO DI DRAGHI

Evasione fiscale, la storica rogna che ci portiamo dietro da decenni. La vera palla al piede che ha storicamente frenato lo sviluppo in Italia.

Attualmente oltrepassano la stratosferica quota di mille (1000) miliardi di euro i crediti non riscossi dall’allegro fisco di casa nostra.

Poco più di un mese fa, a fine gennaio (per la precisione il 29), il Direttore dell’Agenzia Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il mancato ministro ‘economico’ nell’esecutivo guidato da Mario Draghi, ha indicato la via maestra da seguire: “occorre svuotare il magazzino”. Dopo le officine per le rottamazioni, dunque, ecco a noi i magazzini della speranza.

Non casuale la scelta della data, perché esattamente un anno prima Ruffini faceva ritorno a casa, alla ‘sua casa’, le Entrate. Una delle prime – e strategiche – nomine del fresco governo giallorosso, il Conte II. “Un personaggio della nomenklatura molto vicino a Matteo Renzi”, venne subito commentato da molti. Un modo come un altro di ringraziare l’ex premier per la decisiva spallata a Matteo Salvini e a quell’esecutivo gialloverde: un po’ come è appena successo con la nomina di Stefano Cingolani allo strategico ministero della Transizione green, grande amico di Renzi assai più che di Beppe Grillo.

 

UN’INTERROGAZIONE AL CALOR BIANCO

Ma torniamo a Ruffini. Che alle Entrate era già stato per il biennio 2017-2018. Per poi trascorrere altri due anni tornando alla sua professione di avvocato, spesso e volentieri in palese conflitto di interesse: ha infatti patrocinato grossi clienti privati (aziende e perfino banche) in contenzioso con il fisco, e quindi con le sue amate Entrate.

In una cover story la Voce, meno d’un anno fa (maggio 2020), ha dettagliato quella incredibile vicenda (potete rileggerla cliccando sul link in basso). Così come adesso viene riproposta in una interrogazione al calor bianco scritta dalla senatrice 5 Stelle Laura Bottici (e firmata da altri 12 parlamentari), rivolta al ministro dell’Economia e delle Finanze. Potete leggere il testo dell’interrogazione anche stavolta cliccando sul link in basso.

Laura Bottici. In apertura Ernesto Maria Ruffini

Un’interrogazione molto pesante, in cui si parla ovviamente del ruolo fondamentale dell’ente: “L’Agenzia delle Entrate rappresenta la più importante e strategica istituzione del nostro Paese per la lotta all’evasione fiscale”. Ma nella quale viene fatto subito esplicito riferimento a “denunce della elevata situazione di illegalità presenti all’interno della stessa Agenzia dell’Entrate”. Due fatti che, di tutta evidenza, fanno letteralmente a pugni: proprio per il ruolo-base svolto da quella Agenzia guidata da Ruffini.

L’interrogazione punta i riflettori soprattutto sulla prassi delle “dorate porte girevoli” che da tempo la fa da padrona all’interno dell’Agenzia. Un palazzo che dovrebbe essere di puro cristallo, trasparente e, invece, viene spesso e volentieri caratterizzato per le troppe opacità, i troppi conflitti di interesse, le continue porte girevoli che consentano ad alcuni papaveri della sua alta burocrazia di entrare ed uscire a loro piacimento dell’Agenzia stessa: a cominciare dal Capo, Ruffini. Quasi si trattasse di un lussuoso albergo privato a proprio uso e consumo.

Nell’interrogazione, in particolare, viene subito fatto riferimento ad un paio di casi. Quello di due funzionari baciati dalla fortuna, Antonio Dorrello e Vincenzo Atella.

 

LA ‘SOSE’ DELLA CUCCAGNA

Due burocrati targati ‘Entrate’ che hanno trovato il loro paradiso nel salotto di ‘SOSE spa’ (acronimo di ‘Soluzione per il Sistema Economico’), controllata all’88 per cento da Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico (Mise) e per il restante 12 per cento dalla Banca d’Italia.

Antonio Dorrello

Costituita oltre vent’anni fa, nel 1999, SOSE ha la bellezza di 160 dipendenti, tutti impegnati nella elaborazione di analisi strategiche in materia tributaria. Eccone la preziosa mission, come viene dettagliata nel suo profilo: “opera in continua interazione con il mondo imprenditoriale, istituzionale e dell’Amministrazione finanziaria, mettendo a disposizione la propria esperienza nel condurre progetti di lavoro comuni e know how altamente specializzato. Le competenze acquisite hanno permesso a SOSE di diventare il partner metodologico del MEF e di Enti Istituzionali e Territoriali per tutte le attività relative all’analisi strategica dei dati in materia tributaria e di economia d’impresa”.

La chicca alla quale per mesi si sono applicate menti ed energie dei 160 dipendenti è rappresentata dagli ‘ISA’, ossia gli ‘Indici Sintetici di Affidabilità’ che hanno preso il posto dei tanto odiati (soprattutto da Matteo Salvini) ‘Studi di Settore’. Ecco l’autocelebrazione dell’Evento: “Nell’ambito della fiscalità sviluppata, ecco dal 2017 tutte le attività relative alla realizzazione degli ISA.Inoltre SOSA appronta strumenti e servizi di analisi e valutazione delle performance delle imprese vitali per migliorare la competitività delle PMI”.

Ma torniamo ai protagonisti di cotante ‘imprese’, è il caso di dire.

E torniamo ai due fortunati vertici di SOSE, Atella e Dorrello.

 

IL CAVALLO DI TRIA

Il nome del primo esce dal cilindro di Giovanni Tria, titolare dell’Economia nel primo governo Conte. Un caro amico e un caro collega, per Tria, visto che entrambi sono docenti di economia all’Università di Tor Vergata. Tria lo sceglie come amministratore delegato di SOSE.

Giovanni Tria

Ma cosa succede subito dopo? C’è bisogno di trovare un direttore generale e il cda, del quale fa parte, nomina proprio lui! Un vero caso di ‘auto-nomina’. Tradotto in soldoni, fa uno stipendio lordo complessivo che sfiora i 180 mila euro annui: ossia il triplo di quanto Atella beccava come docente universitario (66 mila euro). Un vero Bingo!

Passiamo all’altra star, Dorrello. Che magicamente viene nominato Presidente del cda di SOSE. A completarlo va segnalata la presenza, in qualità di consigliere, di un altro docente universitario, Laura Serlenga, che insegna all’ateneo di Bari.

Una vera cuccagna, quella griffata SOSE, perché Dorrello siede anche al ‘Tavolo della Commissione di esperti per gli Indici Sintetici di Affidabilità”, i famosi ISAche d’ora in poi domineranno la scena nelle future valutazioni dei settori merceologici. Dorrello partecipa al Tavolo in quanto è il vice presidente della Commissione stessa.

Ovviamente Dorrello mantiene la sua poltrona prediletta nell’amata Agenzia, come responsabile della ‘Divisione contribuenti’ e ‘Direttore centrale delle persone fisiche, lavoratori autonomi e enti non commerciali’. Vanno a farsi benedire le critiche e gli strali che gli sono arrivati dalla battagliera sigla sindacale dei dipendenti statali, DirPubblica, che lo ha accusato di conflitto d’interessi e plateale incompatibilità nelle commissioni per le nomine del POER, ossia i quadri intermedi dell’Agenzia.

La felicità, si sa, va condivisa. Meglio ancora se in famiglia. Il massimo è se alla cuccagna partecipa anche il fratello, Domenico Dorrello, per anni funzionario alla sempre accogliente Agenzia delle Entrate.

 

UN ALTRO TANDEM STELLARE

A questo punto entriamo in un’altra storia ‘doppia’, perché ne sono protagonisti Domenico Dorrello e Giovanni Battista Cantisani.

Un nome da novanta, quest’ultimo, visto che si tratta del cognato del Governatore-Zar della Campania, Vincenzo De Luca. Va notato – per inciso – che la compagna dello stesso De Luca, Maria Maddalena Cantisani, è stata appena rinviata a giudizio (con altre 11 persone) dal gup del tribunale di Salerno, Giovanna Pacifico, per ‘falso in atto pubblico’, in qualità di dirigente del ‘Settore Urbanistico-Servizio Trasformazioni Edilizie’ del Comune di Salerno. Al centro dell’inchiesta c’è la deviazione del torrente Fusandola, finalizzata alla realizzazione del super contestato ‘Crescent’, l’edificio monstre che si affaccia sul lungomare salernitano.

Maria Maddalena Cantisani

Torniamo al secondo tandem, quello composto da Dorrello brother (Antonio) e Cantisani (Giovanni Battista). Un comune destino delle solite porte (dorate) girevoli, li porta dalle Entrate all’ASL di Salerno, un percorso effettuato andata e ritorno un paio di volte.

Ecco cosa scrive Laura Bottici: “Risultano essere ex funzionari dell’Agenzia delle Entrate che per un periodo sono stati incaricati dirigenti della stessa Agenzia. Incarichi che in virtù della sentenza della Corte Costituzionale numero 37 del 2015 sono stati dichiarati illegittimi”.

Poi sia l’uno che l’altro “sono diventati dirigenti alla ASL di Salerno ed entrambi, seppur in momenti differenti, sono stati assunti, in tempi brevi, nuovamente in qualità di dirigenti presso l’Agenzia delle Entrate”. Giri vorticosi.

Per Dorrello due, comunque, il percorso nel settore pubblico non finisce qui. Visto che l’estate scorsa ha avuto un altro colpo di fortuna, aggiudicandosi come primo classificato un concorso indetto dall’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Ma dal momento che quest’ultima aveva stipulato una convenzione con il più importante nosocomio del Mezzogiorno, il Cardarelli, ecco che miracolosamente Domenico Dorrello viene reclutato con un contratto di lavoro a tempo indeterminato “in qualità di Dirigente Ingegnere Gestionale presso l’Aorn Cardarelli a decorrere dal 1 agosto 2020”.

A botta calda, cioè dopo la presentazione dell’interrogazione parlamentare di Laura Bottici e altri dodici, il segretario nazionale di ‘DirPubblica’, Giancarlo Barra, fa sapere: “Stiamo valutando con attenzione la situazione e in particolare le anomale modalità di trasferimento dei due ex dirigenti delle Entrate citati nell’interrogazione. E ne chiederemo la sospensione, soprattutto per evitare che gli atti da loro firmati possano essere dichiarati non validi”.

 

 

IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

LINK

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1209111/index.html

 

Atto n. 3-02318 (in Commissione)

Pubblicato il 3 marzo 2021, nella seduta n. 302

BOTTICI , CROATTI , VANIN , GALLICCHIO , PIRRO , TRENTACOSTE , VACCARO , GUIDOLIN , DONNO , ROMANO , MATRISCIANO , PAVANELLI , MONTEVECCHI – Al Ministro dell’economia e delle finanze. –

Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

l’Agenzia delle entrate rappresenta la più importante e strategica istituzione del nostro Paese per la lotta all’evasione fiscale;

da fonti giornalistiche di inchiesta, succedutesi nel tempo, si apprende dell’elevata situazione di illegalità presente all’interno della stessa Agenzia delle entrate;

specificatamente un’inchiesta del 22 di maggio 2020 di Andrea Cinquerani, pubblicata dal giornale “Voce delle Voci”, evidenzia il grave conflitto d’interessi esistente tra Ernesto Maria Ruffini, attuale presidente dell’Agenzia delle entrate, e la stessa Agenzia che dirige;

Ernesto Maria Ruffini è stato nominato, nel 2017, commissario straordinario per l’istituzione dell’ente pubblico della riscossione, “Agenzia delle entrate – Riscossione”; incarico che è terminato il 4 settembre 2018, passati i 90 giorni previsti dalle regole sullo spoils system, tornando ad esercitare la professione di avvocato, i cui principali impegni professionali avevano ad oggetto l’Agenzia delle entrate, ovvero l’agenzia che fino a qualche settimana prima aveva diretto, e che successivamente è tornato a dirigere;

a titolo di esempio si cita il contenzioso arrivato a sentenza il 27 dicembre 2018 in cui Ruffini patrocinava gli interessi di una società pescarese, Amifin di A.A. & C., che agiva contro l’Agenzia delle entrate. Ha perso il ricorso davanti alla sezione tributaria della Corte suprema di cassazione. Successivamente, nel gennaio 2019, la stessa Sezione della cassazione ha dato ragione al suo cliente, nel caso di specie la Banca di Viterbo credito cooperativo, in un’altra querelle contro l’Agenzia delle entrate;

considerato che, per quanto consta agli interroganti:

il “Corriere della Sera”, con un articolo di Gian Antonio Stella e Mario Geverini del 24 ottobre 2020, rende pubblica la notizia che un dirigente dell’Agenzia, Antonio Dorrello (che nel citato articolo per un manifesto errore di stampa comprare come Antonio Borrello), è stato autorizzato ad entrare come terzo membro del consiglio di amministrazione della SOSE S.p.A. in qualità di presidente, e, come tale, nomina uno dei tre membri del consiglio stesso, in qualità di amministratore delegato, Vincenzo Atella;

Antonio Dorrello, a quanto si apprende dal quotidiano economico “Italia Oggi” del 17 aprile 2019, che riporta una nota stampa di “Dirpubblica”, versa in condizioni di conflitto di interessi a causa di casi di incompatibilità nelle commissioni per le nomine dei POER (posizioni organizzative di elevato grado di responsabilità), ovvero quadri intermedi dell’Agenzia delle entrate. Al proposito la nota sindacale, citata dal quotidiano, ripercorre la vicenda della richiesta dell’accesso all’atto presentato il 25 febbraio 2019 relativo alle dichiarazioni di insussistenza di situazioni di incompatibilità. In particolare si apprende dalla nota stessa che negli atti risultava la dichiarazione di insussistenza a causa di incompatibilità di Antonio Dorrello, incaricato di preparare i quesiti per la prova scritta tecnico-professionale. “Dirpubblica” rileva che la dichiarazione è arrivata lo stesso giorno della richiesta di accesso agli atti, evidenziando che tra i candidati che hanno superato la prova c’è il fratello dirigente Domenico Dorrello;

considerato inoltre che, sempre per quanto risulta:

Domenico Dorrello, fratello di Antonio Dorrello, e Giovanni Battista Cantisani, cognato del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, risultano essere ex funzionari dell’Agenzia delle entrate, per un periodo incaricati dirigenti della stessa agenzia. Incarichi che in virtù della sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015, sono stati dichiarati illegittimi;

sia Domenico Dorrello che Giovanni Battista Cantisani hanno ricoperto il ruolo di dirigenti della ASL Salerno, ed entrambi, seppur in momenti differenti, sono stati assunti, in tempi brevi, nuovamente in qualità di dirigenti presso l’Agenzia delle entrate;

considerato infine che l’Agenzia delle entrate, seppure, in virtù dei propri fini statutari, è chiamata ad operare nel rispetto dei principi di legalità, imparzialità e trasparenza e nella sua attività ad ispirarsi a criteri di efficienza, economicità ed efficacia, consta essere da anni al centro di scandali giornalistici,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda assumere interventi rivolti a restituire e garantire la legalità all’interno dell’Agenzia delle entrate, e in tal caso quali.

 

 

LEGGI L’INCHIESTA DELLA VOCE DI MAGGIO 2020

AGENZIA DELLE ENTRATE / NEL REGNO DEL SUPER RENZIANO ERNESTO MARIA RUFFINI

22 Maggio 2020 di Andrea Cinquegrani

2 pensieri riguardo “AGENZIA DELLE ENTRATE / L’ALLEGRA GESTIONE DI ERNESTO MARIA RUFFINI, IL MANCATO MINISTRO DI DRAGHI”

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