IL DELIRIO DEL TAGLIA-PRESCRIZIONE – LA PROTESTA DEI RADICALI

Si chiude stasera a Roma il diciassettesimo congresso nazionale del Partito Radicale, che ha visto al centro del dibattitto i temi della giustizia. Serrato il confronto sul recente emendamento presentato dai 5 Stelle in tema di blocco della prescrizione.

Dura la dichiarazione presentata dal Coordinamento di presidenza del Partito, composto da Rita Bernardini, Antonella Casu, Sergio D’Elia e Maurizio Turco, sulla proposta dei pentastellati di sospendere la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. A cominciare dal titolo, che parla da solo: “Siamo al delirio”.

«Già a legislazione invariata – si legge nel documento – l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa allargata per l’irragionevole durata dei processi. Secondo il settimo rapporto della Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepei), su 45 paesi, in tema di giustizia civile, fanno peggio di noi solo la Grecia e la Bosnia Erzegovina, mentre sul fronte del penale, siamo all’ultimo posto per la durata dei processi in primo grado; nel secondo grado, invece, veniamo battuti in negativo solo da Malta. Va meglio in Cassazione, dove con i nostri 191 giorni di durata media, siamo più vicini alla media europea che però è di 141 giorni».

Prosegue il documento: «Sospendere la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, come sembra abbia deciso il Governo attraverso un emendamento dei 5 stelle, significa non tenere conto di questi dati che ci vedono costantemente e da almeno tre anni condannati dalla Corte Europea dei Diritti Umani per l’irragionevole durata dei processi, in violazione esplicita dell’articolo 6 della Convenzione EDU e dell’articolo 111 della nostra Costituzione».

Marco Pannella. In apertura il congresso dei Radicali

Di qui il richiamo aperto al padre fondatore: «Marco Pannella si è sgolato per una vita senza essere ascoltato, invocando un provvedimento di Amnistia che avrebbe sgomberato le scrivanie dei magistrati dai procedimenti penali più vecchi e riguardanti per lo più reati bagatellari, per concentrarsi e accelerare lo svolgimento di quelli più seri e gravi. Niente da fare, l’imbelle classe politica italiana, con il quorum impossibile aumentato ai 2/3 dei voti parlamentari per concedere amnistia (e indulto), ha preferito delegare tutto alla magistratura, la quale supportata dal principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, prende decisioni politiche stabilendo quali procedimenti celebrare e quali destinare all’oblio.

Si stima che l’insensata durata dei processi costi ogni anno allo Stato italiano 2 punti di PIL; noi sappiamo che quattro anni fa Marco Pannella presentò un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale – elaborato dall’avvocato Deborah Cianfanelli – nel quale si facevano i conti, per esempio, dei risarcimenti, previsti dalle legge Pinto, che ogni anno l’Italia è costretta a pagare alle vittime dei processi lumaca».

Così conclude la dichiarazione del coordinamento di presidenza del Partito Radicale: «Un rimedio, quello della legge Pinto, che avrebbe dovuto essere temporaneo, in attesa di riforme strutturali in grado di rendere i processi più veloci e quindi conformi alla citata Convezione. Niente da fare, con l’irragionevole proposta del Governo penta-leghista arriviamo dritti dritti al delirio di uno Stato che rinuncia ad essere di diritto, scegliendo l’arbitrio e la violenza delle leggi».

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