“Cent’anni di solitudine”. Anche meno, ma non meno stranianti

Parola mia, di qui al 4 marzo, questa nota sceglie il silenzio stampa. La ragione è nel disgusto per il mistificante duello a colpi di ingiurie, fake news e menzogne elettorali che riducono l’informazione sul futuro del Paese a battibecco di comari, pettegolezzo, confronto rissoso, stomachevole per il palato degli italiani che dalla politica pretendono a giusta ragione un progetto di fattibilità per affrontare e risolvere le grandi questioni inevase.

Un’ultima nota è dovuta al valore normalizzatore dello sport, se liberato da patologie che lo snaturano (il calcio business, la degenerazione del doping). Si deve ai Giochi Olimpici invernali, ospitati dalla Corea del Sud, il miracolo di una stretta di mano pacificatrice con gli storici nemici della Corea del Nord. Il team, che gareggerà sotto una sola bandiera, comprende atleti di casa e inviati da Pyongyang.

E’ vero disgelo? Di sicuro spiazza le minacce belliche di Trump. Prelude alla riunificazione dei due Stati oggi divisi da un confine armato? Non è dato saperlo, ma conta l’imprevedibile invito del discusso presidente nordcoreano Kim Jong-un, espresso dalla sorella, a visitare, al più presto la capitale Pyongyang. Lo ha rivolto al leader sudcoreano Moon Jae-in durante l’incontro delle due delegazioni nel palazzo presidenziale di Seul. E’ mancato l’abbraccio ma l’evento sembra preludere a una storica riconciliazione, destinata a indispettire Trump. Forse è la fine di solitudini ideologiche e fratricide.

Con un atto di puro funambolismo politico, la gelida Theresa May, mostra il suo lato nascosto di femminea sensibilità e istituisce il Minister for Loneliness, il Ministero della Solitudine. Lo affida a Tracey Crouch, deputata conservatrice. La sorprendente decisione è stata sollecitata dal tragico evento della morte di Jo Cox, parlamentare laburista (che ne aveva fatto richiesta) assassinata da un criminale di estrema destra. Il dicastero si occuperà di 9 milioni di inglesi che vivono in solitudine (2 milioni abitano da soli) e di almeno 200 mila anziani che trascorrono settimane senza incontrare nessuno, con conseguenti problemi di salute e in particolare di depressione

Dovrebbero seguire l’esempio gli Stati Uniti, dove il tema della solitudine non è meno presente. Il caso estremo si verifica a Monowi, (esplicativa la prima parte del nome, “mono”) un paese del Nebraska abitato da una sola persona, Elsie Eiler, settantasette anni. Potete scommetterci ha indetto le elezioni e in quanto unica candidata e votante si è eletta sindaca. Di anno in anno si è aumentata le tasse per far fronte alle spese per i servizi essenziali di Mowi. In quanto prima cittadina si è anche data la licenza per la vendita di alcolici, che si può supporre l’aiutino a dimenticare lo stato di “mono” abitante. Per vincere la noia potrebbe entrare in contatto con Giuseppe Spagnuolo, unico cittadino di Roscigno Vecchia, in provincia di Salerno o con Eugenio Ambrosini, il solo abitante di Bottignana in Toscana.

In tema di solitudine, in questo caso al maschile, la storia degli abitanti di Prepotischis, piccolo paesino al confine tra Italia e Slovenia. Detiene l’insolito primato di non ospitare neppure una donna. Di qui l’appello dei maschi, forzatamente celibi: “Donne venite a Prepotischis, il posto è bello, suggestivo, con viste meravigliose”. Risposte? Zero.

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