MOBY PRINCE / LE NON INDAGINI SU NAVARMA E SNAM

Dopo 37 anni di insabbiamenti e depistaggi comincia a venire a galla qualche brandello di verità sulla  tragedia del Moby Prince che causò la morte di 140 passeggeri.

E soprattutto vengono alle luce le pesantisisme responsabilità sia del vertice Navarma, la compagnia del Moby, che di Snam, proprietaraia della petroliera Agip entrata in collisione con il traghetto nella notte del 10 aprile 1991.

Schegge di verità e nuove piste, infatti, emergono dalla fresca relazione della Commissione parlamentare costituta due anni fa sul caso, presieduta dal Pd Silvio Lai. Mentre la Marina militare suggerisce: “cerchiamo altri rottami sui fondali”. Dopo 37 anni?

Partiamo proprio da Navarma e Snam.

Incredibile ma vero, ad essere indagato dalla procura di Livorno non fu il vero armatore del gruppo, Vincenzo Onorato, il patròn del famoso “Mascalzone Latino”, ma il padre Achille. Un errore incredibile, e sul quale la magistratura dovrebbe fornire tutte le spiegazioni del caso. Ad interrogarsi, increduli, sono anche i membri della Commissione: “A tale singolare errore – viene messo nero su bianco nel documento finale – non fu mai posto rimedio tanto che sull’armatore e, cosa ben più grave, sulla società Navarma che egli rappresentava, non c’è stata alcuna forma di approfondimento investigativo”. Perchè? Di quali santi in Paradiso poteva godere Navarma?

Non basta, perchè la dormiente procura non fece autentiche indagini, degne di tal nome ma “si fece spiegare come avvennero i soccorsi dalla stessa Capitaneria di porto e non fece alcuna perizia sulle petroliera”.

Petroliera targata Snam-Agip sulla quale aleggiano pesanti misteri e sospetti: perchè si trovava in quella rada in quella notte? Quali rotte ha seguito? Veniva dall’Egitto, dalla Siria o da un porto italiano?

Secondo alcune fonti non sarebbero state dichiarate alcune soste misteriose, come quelle di Genova e di Fiumicino. Da tener presente che era appena terminata (proprio in quelle ore) la guerra di aggressione degli Stati Uniti in Iraq, e quindi c’era uno strano (ma spiegabile con i traffici d’armi) movimento anche nelle acque di Livorno.

Ma la circostanza più inquietante è un’altra. Come mai dopo neanche due mesi dalla tragedia, a giugno del ’91, tutti i protagonisti trovano un proficuo accordo per non danneggiarsi a vicenda? Come mai la Navarma degli Onorato e la Snam Agip si sono sedute comodamente al tavolo per accordarsi alla faccia di morti & vittime? Cosa c’è dietro? Le due parti, infatti, stabiliscono d’amore e d’accordo di rinunciare a qualsiasi pretesa risarcitoria, l’una nei confronti dell’altra. Per la serie: non è successo niente, scordammoce ‘o passato. Come mai, né prima né poi né ora, a quanto pare, la magistratura sta solo a guardare e non muove nemmeno un dito?

Un altro dato da brividi: come mai il traghetto Navarma – di un valore non superiore ai 7 miliardi di lire – era stato assicurato per 20? Perchè nessuno ha pensato bene di fare una domandina al Mascalzone latino di casa Onorato?

Vincenzo Scotti

Vincenzo Scotti

Trancianti alcuni commenti della Commissione parlamentare d’inchiesta: “Il comando della petroliera non ha posto in essere condotte pienamente doverose”.

“C’era il tempo per valutare la situazione e dare le corrette comunicazioni ai soccorritori”. Ma così non venne fatto.

“Dalla Capitaneria di Livorno non partirono ordini precisi per chiarire entità e dinamica dell’evento e per ricercare la seconda imbarcazione”. Non basta: “la Capitaneria di Porto non ha valutato la gravità della situazione anche per incapacità”.

Nei soccorsi “ci fu impreparazione e inadeguatezza”. E poi quella nebbia sempre invocata “non esisteva”. Si vedeva quasi chiaro come il giorno, alle 20 e 30.

Ricordate chi era il ministro degli Interni all’epoca? Vincenzo Scotti. Il quale “lascerà” la sua poltrona qualche mese dopo, sostituito al Viminale da Nicola Mancino, in seguito alle bombe di Capaci. I misteri continuano…

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