Mamma… li turchi

A cosa attribuire la cieca incoerenza di capi di Stato e alti rappresentanti delle Istituzioni, non solo europee, che intrattengono rapporti di calorosa amicizia con il signor Erdogan al governo in Turchia con piglio da tiranno e attentati alla libertà dell’opposizione ma ancor più a quella di opinione: chiuse le testate dell’opposizione, incarcerati i giornalisti non organici al potere, licenziati i direttori “scomodi”, esplicito e impunito attacco alla Costituzione. Ultimo sopruso il commissariamento del più diffuso quotidiano turco, Zaman, su cui Erdogan ora esercita un controllo diretto. Ha ricevuto il benservito il direttore del giornale e con lui il più autorevole editorialista. Azzerata l’agenzia del gruppo, Cihan, repressione violenta, con gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma di chi protestava per il nuovo attacco alla libertà di stampa. L’episodio replica le intimidazioni violente del governo nei confronti di altri giornali e settimanali, di emittenti televisive. Cosa impedisce all’Europa di censurare Erdogan ed escluderlo dalle relazioni internazionali? Gli analisti addebitano la condiscendenza europea nei confronti del regime tirannico di Ankara al ruolo che la Turchia riveste nel dramma dell’esodo di migranti, ma il sospetto, non improprio, è che prevalga l’interesse a inglobare quel Paese nella comunità degli Stati Uniti d’Europa.

Nella foto Erdogan

 

Brontoloso, ciancioso…vomitoso

Chiedo scusa per la rivendicazione, in verità la ritengo legittima, di prima paternità nella contestazione dell’enfasi mediatica che ha indotto la nobile Accademia della Crusca a considerare l’ipotesi di aggiungere al ricco repertorio della lingua di Dante il fortuito estro di un bambinello delle elementari, “inventore” della parolina “petaloso”, francamente discutibile se giudicata dall’osservatorio dell’estetica linguistica. Dopo qualche incertezza sul destino dell’aggettivo attribuito dal piccolo alunno ai fiori e un lecito dubbio sull’intenzione della maestra di procurarsi popolarità gratuita, il geniale Bartezzaghi, sì quello dei cruciverba, degli anagrammi e della dotta padronanza dell’italiano, ha convinto il giornale per cui scrive, la Repubblica, a concederli un’intera pagina sul caso “petaloso” che per analogia dilaga nel nostro Paese, affascinato dal bello della creatività. La pesca miracolosa a deformazioni di aggettivi, verbi e sostantivi ha messo in campo oscenità da zero in condotta e per esempio “sbrocchevole” per dire di uso della volgarità verbale, o “polpettoso”, “smoggoso”, (citazioni da Bartezaghi) e così via delirando. Il centralino e la posta elettronica dell’Accademia della Crusca sono out per la valanga di richieste di integrazione nei dizionari di parole astruse, “ingiuriose” (quest’ultimo attributo è più che lecito). Per favore, lasciamo agli stolti del conformismo verbale l’uso diffuso dell’inesistente verbo “attenzionare” e a disattenti professionisti della scrittura (giornalisti, romanzieri) la dizione malata di tautologia “alle prime luci dell’alba”. Conserviamo per chi ama l’italiano corretto l’espressione secca “alba” o la variante “alle prime luci del giorno”.

 

Le Rai news

E bravo Campo dell’Orto. Il neo direttore generale della Rai interpreta l’indignazione degli italiani non contagiati dall’epidemia di processi televisivi e di incursioni nelle sale stampa delle Questure: basta cronaca nera a Domenica In (e aggiungiamo, perché non anche nei programmi pomeridiani o serali di intrattenimento), stop al trasferimento delle aule di tribunale negli studi Rai. Il consenso per l’annunciata ristrutturazione dei palinsesti sollecita una curiosità, come definirla, impertinente, sulla necessità che autori, conduttori e ospiti (criminologi, avvocati, tuttologi) siano capaci di riciclare le patologiche e spesso presunte competenze su casi di omicidi irrisolti. Dall’Orto anticipa notizie sulle linee guida del Rai prossima ventura e indica in Rai4 la rete attenta al mondo dei giovani ma polemizza anche su chi storce il naso per l’obbligo di pagare il canone. Otto euro al mese, commenta il direttore generale, la Rai li vale e come. E i TG? “Tra qualche mese la scelta di chi li rappresenteranno al top”. Il viale del tramonto dei talk show? “Basta con le risse”. Retribuzioni dei dirigenti? Per le new entry in Rai guadagni inferiori. Seminare bene induce a ottimismo sul raccolto, ma occorre anche poggia a tempo debito e assenza di grandinate.

 

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