SOLE 24 ORE IN CRAC / SEI ANNI FA IL PRIMO ALLARME, QUANDO GIANNI RIOTTA DIRIGEVA

Elio Lannutti. Nell'altra foto Gianni Riotta

Elio Lannutti. Nell’altra foto Gianni Riotta

Eclissi di Sole. A 24 ore o poco più dalle dimissioni del direttore, Roberto Napoletano, in seguito allo sciopero ad oltranza proclamato dai redattori, la Voce scopre che la crisi non nasce nell’ultimo anno e nemmeno nell’ultimo triennio (dove si è però aggravata), ma addirittura sette anni fa, quando al timone di comando c’era Gianni Riotta, il quale era andato ad occupare la poltrona di Ferruccio De Bortoli che oggi – nel più perfetto copione delle porte girevoli – è in pole position per rioccupare la sua storica postazione.

E’ con Riotta che la crisi morde, le copie vendute crollano, tutti gli indici di bilancio precipitano. Emerge con evidenza da una illuminante maxi interrogazione parlamentare presentata dall’allora senatore Elio Lannutti – gennaio 2011 – ai ministri Giulio Tremonti e Paolo Romani, in pieno governo (cadente) Berlusconi che pochi mesi dopo passerà non poco traumaticamente il testimone al mai votato Mario Monti (il primo della lista, poi Enrico Letta, Matteo Renzi fino a Paolo Gentiloni).

Tra i fondatori del prinicipale settimanale d’inchiesta anni ’80, Avvenimenti, presidente di Adusbef, la sigla a tutela dei risparmiatori, in sostanza Lannutti chiedeva “quali siano le copie realmente vendute nel 2010, quindi pagate ed iscritte a bilancio come ricavi, de il Sole 24 ore, e se risponda al verto che la gestione Riotta abbia coinciso con una consistente perdita delle copie vendute, circa 76 mila nel 2010, facendo attestare la vendita a circa 220 mila, in un disastroso trend decrescente che potrebbe mettere a rischio il mantenimento della forza lavoro e la stessa continuità azienale”.

Di sei anni fa l’interrogativo, anzi la sfilza di interrogativi e questioni poste da Lannutti. La situazione, poi, è peggiorata man mano, ma senza che nessuno abbia mosso un dito. Le prime denunce ufficiali, i primi atti d’accusa di alcuni redattori autori di esposti inviati in procura, sono di circa un anno fa, quando è partita l’inchiesta al palazzo di giustizia di Milano, dove lo stesso Lannutti ha presentato un esposto al calor bianco, sempre come numero uno di Adusbef.

E’ di grande interesse, a questo punto, leggere il lungo e articolato testo dell’interrogazione. Proprio perchè contiene una impressionante sequela di dati del tutto ignorati, dal 2011 a un anno fa, da media e organismi di controllo. Quando forse si poteva intervenire affichè la situazione non precipitasse.

Ecco, di seguito, l’atto parlamentare, rubricato come atto ispettivo numero 3-01869, relativo alla seduta numero 492 del 25 gennaio 2011. Leggere per credere.

 

 

Senato della Repubblica

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01869

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=519158

Interrogazioni a risposta orale:

Atto n. 3-01869 (in Commissione)

Pubblicato il 25 gennaio 2011

Seduta n. 492

LANNUTTI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico. –

 

Premesso che:

sul giornale on line “Affari italiani” il 29 novembre 2010 è apparsa una lettera di un azionista de “Il Sole-24 ore” SpA, in cui “contesta, bilanci alla mano, gli errori di gestione del gruppo. Dall’Ipo, alle acquisizioni, alle scelte editoriali”;

la vicenda è richiamata anche nell’interpellanza dell’onorevole Palagiano ed altri (2-00928) del 17 gennaio 2011;

il prospetto informativo di un IPO (initial public offering) è un documento che fornisce le informazioni necessarie affinché gli investitori possano pervenire a un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e sull’evoluzione dell’attività dell’emittente nonché sui prodotti finanziari e sui relativi diritti;

in linea di massima, si può ritenere che l’IPO sia un documento ispirato al rispetto dei principi di buona fede e correttezza, che consenta una consapevole formazione della volontà contrattuale da parte dell’investitore favorendo lo sviluppo di un clima di fiducia nel mercato finanziario da parte del pubblico dei risparmiatori-investitori;

all’epoca della quotazione in borsa de “Il Sole-24 ore” (secondo semestre 2007), il Presidente del Consiglio d’amministrazione era il cavalier Giancarlo Cerutti che alla vigilia dell’evento assicurava che “il titolo Sole 24 Ore ha l’obiettivo di rappresentare un investimento tranquillo, solido, anche per investitori di lungo periodo, perché basa la propria forza sulla cultura dei fatti e dei risultati”;

l’Ops (offerta pubblica delle azioni) del titolo venne curata da Mediobanca di cui lo stesso cavalier Cerutti era azionista aderente al patto di sindacato e membro di diversi organi sociali (prima del Consiglio d’amministrazione e poi del Consiglio di sorveglianza);

non vi era stato debutto in borsa negli ultimi due anni che avesse avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli investitori istituzionali;

in occasione della quotazione de “Il Sole-24 ore” è stata rilevata un’assegnazione anomala delle azioni fra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori. In particolare si è proceduto al cosiddetto claw back e si sono spostate azioni dal book degli istituzionali ai piccoli risparmiatori, a cui sono stati travasati 7 milioni di azioni in più;

all’epoca, l’intervallo di prezzo dell’Ops de “Il Sole-24 ore” (5,75-7,00 euro) fu ritenuto di dubbia congruità: Morgan Stanley, una delle più importanti banche d’affari del mondo, sostenne che “per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro” (sarà poi quotato a 5,75 euro);

l’andamento di tutti i comparable, nel periodo dall’apertura alla chiusura dell’IPO, ossia dal 3 settembre al 30 novembre 2007 (RCS da 4,1 euro a 3,17 euro, il gruppo editoriale “l’Espresso” da 3,72 euro a 3,15 euro, Caltagirone editore da 5,65 euro a 4,52 euro, Mondadori editore da 6,96 euro a 5,71 euro), avrebbe dovuto indurre, diligentemente, in tutela dei risparmiatori, a fissare il prezzo al di sotto del valore minimo della forchetta inizialmente individuata;

il primo giorno di quotazioni, quando “Il Sole-24 ore” arrivò a perdere l’8 per cento, furono scambiati 8 milioni di pezzi pari al 23 per cento dei titoli in circolazione. Il secondo giorno di quotazioni, il titolo chiuse in negativo a 5,47 euro (con una perdita pari al 2,32 per cento). Dopo 2 giorni la perdita fu di quasi il 5 per cento. Tutto ciò nonostante al momento chiusura del collocamento non fossero sopraggiunte notizie negative sulla società;

in seguito si è assistito ad una continua ed inesorabile discesa del titolo che, a dispetto di tutti gli indici e panieri di riferimento, nella prima settimana di dicembre 2010 ha toccato l’ennesimo minimo storico a 1,154 euro (con una diminuzione dell’80 per cento dalla quotazione);

con l’Ops sono stati raccolti 210 milioni di euro, ma nei 42 mesi successivi il gruppo ne ha bruciati circa 203 milioni (in altri termini ed a parità di condizioni, senza i soldi raccolti dai piccoli risparmiatori, la società sarebbe andata in default);

durante il periodo nel quale il gruppo è caduto nella peggiore crisi economica della sua storia, lo stesso è stato abbandonato senza guida operativa. Infatti, il 14 dicembre 2009 l’allora amministratore delegato Claudio Calabi ha rassegato le dimissioni per accettare un incarico in un’altra società e tale carica è rimasta scoperta fino a febbraio 2010, quando è subentrata la signora Donatella Treu;

si segnalano, inoltre, l’incoerenza di alcuni appostamenti contabili (come l’aver giustificato l’iscrizione di imposte anticipate, in considerazione anche dei limiti temporali per il riporto delle perdite fiscali, per 29,7 milioni di euro con “è probabile che negli esercizi futuri sarà realizzato un reddito imponibile a fronte del quale tali differenze temporanee deducibili potranno essere utilizzate”) e l’assenza da tutti i documenti ufficiali di prospettive di ritorno alla redditività; a tal proposito si segnala che sul solo bilancio 2009 tali appostamenti hanno ridotto la perdita di 13,4 milioni di euro;

nonostante fosse stato proposto al pubblico dei piccoli risparmiatori, come equo, il prezzo di 5,75 euro ad azione, tutti i soggetti che erano a conoscenza di informazioni rilevanti e, quindi, inerenti al reale stato di salute dell’azienda non hanno investito un solo euro nel titolo anche quando la sua quotazione era pari ad un quinto di quella del collocamento; con il conseguente effetto devastante e a cascata sull’andamento delle azioni, dovuto alla totale mancanza di fiducia;

il 30 marzo 2009 Gianni Riotta viene nominato direttore de “Il Sole-24 ore” al posto di Ferruccio de Bortoli, che assume la funzione di direttore del “Corriere della Sera”, a giudizio dell’interrogante probabilmente premiato con tale incarico per aver lasciato la direzione del TG1 ad Augusto Minzolini;

è importante far notare condizioni e gestione di alcune operazioni rilevanti, posto che il 10 settembre 2008, in piena crisi finanziaria, quando le società venivano comprate ad una frazione del patrimonio netto, il gruppo acquisisce il 70 per cento della Esa software SpA, valutata in 60,4 milioni di euro, con un patrimonio netto tangibile negativo. Inoltre, un soggetto collegato al venditore è titolare dei contratti di locazione per gli immobili nei quali è svolta in via esclusiva l’attività; il Consiglio di amministrazione grava per quasi 400.000 euro all’anno e risulta composto da ben nove membri. Sulla restante parte delle azioni Esa software SpA esistono delle opzioni put and call esercitabili dal compratore e venditore, ma non è desumibile quali siano le condizioni di tali esercizi. Dopo l’acquisto, da una parte tutti gli aggregati reddituali hanno iniziato un declino e dall’altra è aumentato del costo del personale dipendente a causa dell’incremento dell’organico medio;

per quanto risulta all’interrogante dalla lettera dell’azionista citata, nell’anno precedente alla quotazione in borsa (2006) il gruppo ereditava il maggior quotidiano economico d’Europa, fatturava 511 milioni di euro, un Ebitda di 50 milioni, un cash flow positivo, 1.505 dipendenti. Al 30 settembre 2010, il fatturato crolla a 351 milioni di euro, 77,6 milioni la perdita accumulata negli ultimi 21 mesi, un picco di 2.202 dipendenti;

per quanto risulta, dopo il ciclo economico negativo, nel parziale 2010 tutti gli editoriali (RCS Mediagroup, gruppo editoriale “l’Espresso”, Caltagirone editore, Mondadori editore) sono tornati in utile, “Il Sole 24-ore” SpA, solo nel terzo trimestre, ha invece perso 13 milioni di euro e ne brucia altri 7,5 di liquidità;

risulta all’interrogante che il gruppo presenta alcune aree (Radio e Corporate) di business cronicamente deficitarie. Tale circostanza può risultare accettabile solo in un’ottica di gestione associativa-mutualistica (come era prima della quotazione) e non di apertura al mercato ed ai piccoli risparmiatori;

in ultimo, si segnala, per quanto risulta all’interrogante, l’anomalo aumento di alcune voci di costo, come le consulenze e le collaborazioni che nel 2009 hanno raggiunto i 30 milioni di euro, senza che dai documenti contabili sia possibile risalire al dettaglio di tali voci. Allo stesso modo non è esposta la totalità degli emolumenti corrisposti per cariche sociali in tutte le società controllate;

a fronte delle preoccupanti tensioni nei rapporti sindacali della società, con i rappresentanti del comitato di redazione che temono un esubero di circa 100 giornalisti professionisti, il direttore Riotta, a giudizio dell’interrogante in totale dispregio delle organizzazioni dei lavoratori, ha stipulato due nuovi contratti di assunzione a favore di Marco Ferrante e Francesco Scisci, suscitando dure proteste e lo stato di agitazione, un pacchetto di 3 giorni di sciopero, il primo dei quali svolto lo scorso 13 gennaio 2011;

considerato che:

il 19 aprile 2010, in un circostanziato intervento svolto in occasione dell’assemblea degli azionisti de “Il Sole-24 ore”, Nicola Borzi, rappresentante del comitato di redazione, aveva già messo in luce le criticità e la fallimentare gestione del direttore Gianni Riotta;

si legge al riguardo nel comunicato dell’intervento, diffuso sulla rete, quanto segue: «parlo come rappresentante dei giornalisti del “Sole 24 Ore” nella nostra qualità di azionisti. Se il nostro quotidiano viene acquistato e letto ogni giorno da centinaia di migliaia di lettori, lo si deve innanzitutto al capitale di professionalità e alla dedizione dei suoi giornalisti. Non alle promozioni editoriali, non ai prodotti opzionali: lo si deve all’impegno e alla responsabilità con cui ogni giorno cerchiamo, verifichiamo, pubblichiamo notizie di qualità. Un lavoro e una qualità su cui si fondano i risultati dell’azienda. Se siamo qui, per la terza volta dalla quotazione del 2007, a rappresentare tutti i giornalisti del “Sole 24 Ore” in quanto dipendenti/azionisti è perché al nostro lavoro e alla nostra azienda noi teniamo. Noi crediamo in questa società e vogliamo portare anche in questa sede il nostro contributo di analisi per aumentare l’efficienza dell’azienda e garantirle il rapido ritorno all’utile. Purtroppo, in 287 pagine di fascicolo di bilancio, manca del tutto una cifra chiara e certa sul numero delle copie vendute quotidianamente dal “Sole 24 Ore”. Leggiamo che il “Sole 24 Ore” ha fatto peggio del mercato: “La riduzione del numero di copie vendute da parte dei principali quotidiani nazionali è stata pari al 9,6% nel 2009: Il Sole 24 ORE, anche per effetto della riduzione delle copie promozionate, nello stesso periodo ha registrato una flessione dell’11,7%” (pagina 8); “I più recenti dati relativi alla diffusione (ADS media mobile 12 mesi dicembre 2008 – novembre 2009) evidenziano una riduzione del numero di copie diffuse in Italia dei principali quotidiani nazionali a pagamento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente pari al 9,6%. E questo principalmente a causa della politica di riduzione delle copie promozionate praticata dagli editori. Proprio per questo Il Sole 24 ORE, nel medesimo periodo, registra una flessione del 11,7%, con circa 296 mila copie medie” (pagina 30). (…) Perciò vi annunciamo che, nel primo incontro in sede aziendale, vi chiederemo innanzitutto un’operazione di trasparenza: vi chiederemo quali sono le cifre e le tendenze delle vendite reali. I dati negativi non si limitano purtroppo alla diffusione cartacea. Secondo gli ultimi dati ufficiali (fonte Audiweb), resi noti il 6 aprile, l’audience online del nostro quotidiano sta calando in modo cospicuo. A febbraio 2010, a livello nazionale gli utenti attivi nel giorno medio aumentavano del 16,9%, mentre calavano del 7,1% le pagine viste e del 6,7% il tempo speso. Nello stesso periodo il brand online “Sole 24 Ore” segnava su base annua un calo del 2,3% degli utenti unici (da 268mila a 262mila circa), del 19,8% delle pagine viste (da 1,87 a 1,5 milioni) e del 32,7% dei tempi medi per utente (da 5 minuti e 6 secondi a 3 minuti e 26 secondi). Deve essere chiaro a tutti che questi risultati non dipendono da una caduta dell’impegno dei giornalisti. Per far funzionare questa azienda i giornalisti, per quanto necessari e insostituibili, non bastano – anche perché i giornalisti sono solo un quinto della forza lavoro complessiva -. La crisi nella quale la nostra azienda si trova, oltre che effetto della congiuntura generale e delle difficoltà particolari del settore, è stata causata anche da gravi errori, incertezze gestionali e da confusione nella corporate governance. Nel momento più buio della storia ultracentenaria del nostro giornale, proprio quando sarebbe stata necessaria la massima attenzione del management, la carica di amministratore delegato è rimasta vacante per tre mesi. Non solo: secondo la relazione 2010 sulla corporate governance (pagina 25) del Sole 24 Ore, trasmessa nei giorni scorsi al mercato e alle autorità di vigilanza, la nostra società vede i poteri di gestione attributi tanto al presidente, Giancarlo Cerutti, quanto all’amministratore delegato. Un caso di diarchia nelle decisioni gestionali più unico che raro nel panorama delle quotate italiane»;

si legge ancora nel comunicato: «Negli ultimi 10 anni, secondo le analisi di Mediobanca, la nostra società ha investito per linee esterne, in acquisizioni, 130,9 milioni di euro, al netto dell’investimento in Radio24. Una massa enorme di denaro: le acquisizioni hanno riguardato nel 2001 Calderini Edagricole, nel 2006 Editorial Ecoprensa e Motta Architettura, nel 2007 Editoriale GPP, Data Ufficio e Str, nel 2008 Esa Software e l’anno scorso Motta Cultura. Paradigmatica la vicenda di Blogosfere: come scrive il bilancio (pagina 11) “a marzo 2009, il Gruppo, rispetto agli impegni contrattuali definiti con l’accordo quadro del luglio 2007, ha conseguito modifiche migliorative che hanno consentito di acquisire un’ulteriore quota pari al 50% del capitale della società Blogosfere Srl, portando la propria partecipazione complessiva all’80%. L’investimento è stato di 850 mila euro. La partecipazione è stata ceduta nel mese di gennaio per un corrispettivo di 1,6 milioni di euro”, da raccordare con quanto scritto a pagina 112: “Il costo complessivo dell’operazione, incluso quello relativo alla prima tranche del 30% è stato di 1.621 mila euro. Negli esercizi 2007 e 2008, quando la partecipazione era valutata a patrimonio netto erano state imputate a conto economico complessivamente 193 mila euro quali quote di perdita della partecipazione”. Nel solo 2009 sono stati svalutati avviamenti per 8,63 milioni, tra cui integralmente quello del settore cultura e per 7,92 milioni quello dell’editoria di settore. Business Media srl è stata svalutata di ben 14,2 milioni e la 24 Ore Cultura di 4,7 milioni, Alinari 24 Ore di 1,3 milioni: in totale oltre 20,2 milioni in fumo. Perché? Perché nel 2009 su 40 milioni di ricavi Business Media srl ha segnato perdite per 10,8 milioni, il 25% del fatturato; 24Ore Cultura srl su 4 milioni di ricavi ne ha persi 3,7, cioè quasi tutto il fatturato. Alinari 24 ore ha segnato perdite pari metà dei ricavi (che erano di 3,2 milioni). La Radio, per quanto rappresenti un caso di scuola di successo editoriale e segni ascolti in crescita, risente fortemente del calo della raccolta pubblicitaria tanto che, dieci anni dopo il suo lancio, non ha ancora prodotto utili. Ma non basta: ricordiamo la disastrosa esperienza di 24OreTv, di Salute e Benessere Channel, di 24Minuti; pensiamo all’editoria di settore che sembrava l’Eldorado e che invece, come segnalano i dati di Business Media, mostra le prime crepe (…). Con la quotazione di fine 2007, l’azienda aveva incassato poco meno di 210 milioni di euro. Oggi la posizione finanziaria netta è sì ancora positiva ma si è ridotta a soli 98,8 milioni. Erano 149 nel 2008. Il flusso di cassa complessivo è stato negativo per 53 milioni nel 2009, ma era negativo per addirittura 93 milioni nel 2008, anno in cui la crisi mordeva meno. Nonostante questo, dal 2005 al 2009 questa società ha distribuito agli azionisti oltre 60,7 milioni di euro. I dividendi distribuiti sono pari a 3,5 volte tutti i profitti fatti dal 2005 a oggi (che ammontano ad appena 14,96 milioni, per effetto della perdita di 52,56 milioni di quest’anno). Se continuiamo a bruciare cassa a questi ritmi, il rischio è che alla fine dell’esercizio 2011 la liquidità sia esaurita. Se la situazione di crisi non fosse stata ancora risolta, saremmo costretti a ricorrere a nuove operazioni di finanza straordinaria o all’indebitamento. In ogni caso, avremmo dilapidato i benefici della quotazione. Il tutto si riflette sulla débâcle dei corsi del nostro titolo, riportata nel grafico di pagina 13. L’andamento di Borsa parla ben più di tante parole. Ricordiamo solo che il 6 dicembre 2007 l’azione del “Sole 24 ore” entrava in Borsa a 5,75 euro e che l’ultimo prezzo di ieri era di 1,74 euro: il titolo ha perso il 70% del suo valore. Ma per la società pare non esserci problema, tant’è vero che scrive “il titolo Il Sole 24 Ore ha recuperato dai minimi di marzo 2009 il 24%, in linea con la performance fatta registrare sullo stesso orizzonte temporale (marzo-dicembre) dal Dow Jones Euro STOXX Media P index”. Certo, dai minimi storici di marzo il titolo ha un po’ recuperato. Ma dai minimi relativi di fine ottobre / inizio novembre, mentre la Borsa si riprendeva e i titoli media europei segnavano un timido recupero, il trend della nostra azione è rimasto negativo»;

considerato che nell’operazione relativa al collocamento in borsa de “Il Sole-24 ore” non è stata assicurata ad avviso dell’interrogante idonea trasparenza e che la Consob dovrebbe intervenire con urgenza per pretendere dal gruppo di riferimento un’adeguata informativa al mercato sull’effettivo numero di copie vendute che generano ricavi iscritti a bilancio, in particolare sull’eventuale esistenza di copie distribuite a titolo gratuito o con operazioni promozionali,

si chiede di sapere:

se corrisponda al vero che la gestione del direttore Gianni Riotta abbia registrato una consistente flessione della quota di mercato del quotidiano, pari all’11,7 per cento con circa 296.000 copie;

quali siano state le copie realmente vendute nel 2010, quindi pagate ed iscritte a bilancio come ricavi, de “Il Sole-24 ore”, e se risponda al vero che la gestione del direttore Riotta abbia coinciso con una consistente perdita delle copie vendute, di circa 76.000 copie nel 2010, facendo attestare la vendita a circa 220.000, in un disastroso trend decrescente che potrebbe mettere a rischio il mantenimento della forza lavoro e la stessa continuità aziendale;

se risponda al vero che nel 2009 si sia registrato un anomalo aumento di alcune voci di costo del quotidiano “Il Sole-24 ore”, come le consulenze e le collaborazioni, che in tale anno avrebbero raggiunto i 30 milioni di euro, senza che dai documenti contabili sia possibile risalire al dettaglio di tali voci, e senza che sia stata esposta la totalità degli emolumenti corrisposti per cariche sociali in tutte le società controllate;

se, visto l’intervallo di prezzo dell’Ops del gruppo (5,75-7,00 euro), ritenuto di dubbia congruità dalla banca di affari Morgan Stanley, la quale sostenne che per rendere attraente il titolo sarebbe stato necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro, a quanto risulti al Governo si possa escludere che il valore del titolo venne artificialmente gonfiato da Mediobanca, per garantirsi commissioni commisurate al valore del prezzo assegnato di 5,75 euro ad azione. Ciò anche considerando l’andamento di tutti i quotidiani concorrenti, che, nel periodo dall’apertura alla chiusura dell’IPO, avrebbe dovuto indurre la banca collocatrice a fissare il prezzo al di sotto del valore minimo della forchetta inizialmente individuata;

se, alla luce della continua ed inesorabile discesa del titolo che già dal primo giorno di quotazioni arrivò a perdere l’8 per cento fino a toccare nella prima settimana di dicembre 2010 e il minimo storico a 1,154 euro (con un calo pari all’80 per cento dalla quotazione), il Governo non ritenga che senza i soldi raccolti dai piccoli risparmiatori con l’Ops, la società sarebbe già andata in default;

quali misure urgenti intenda attivare per evitare che operazioni di quotazioni gonfiate, come nel caso di specie de “Il Sole-24 ore”, possano ripetersi.

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