MA BASTA CON “YO SOY…” ECCETERA

È poco cavalleresco, contrario al bon ton, incompatibile con il savoir faire, patrimonio dei galantuomini, è perfidamente insolente, specialmente se infierisce su intervenute fragilità: per farla breve mai più ‘borgatara della Garbatella’, “Yo soy Giorgia, donna, madre, cristiana” e men che mai “signorina” (allusione al suo status di nubile con figlia extramatrimoniale): d’ora in poi ‘presidentessa’, anzi ‘presidente’, come ella gradisce esser nomata perché ritiene che il ruolo di premier coniugato  al maschile sia più autorevole. Lasciamo ai maestri di settore, a graffianti corsivisti e autori di pungenti vignette ironia e satira quotidiana nutrita dal malgoverno di lei e dei suoi inetti cortigiani. Il nulla di due anni di s-governo dell’incolpevole Italia e bel oltre i danni vistosi arrecati all’Italia, erodono in crescendo il consenso, che dimagrisce ad ogni sondaggio. Come negarle il diritto di rabbiose sfuriate che i bravi psicoterapeuti diagnosticano come manifestazioni di nervi scoperti? A tenderli si adopera con lena il fuoco amico: il decotto Salvini le sta contro come fosse un rottamatore dell’opposizione, Santachè e Sangiuliano competono in subcultura, la ministra anti legge 194 le mette contro l’Italia al femminile, i giornalisti della Rai scoprono finalmente di essere servi passivi del telemeloni e protestano con veemenza. Lei scaglia, non abbastanza lontano, un autolesivo boomerang. Costretta  dalla dipendenza tossica del neofascismo che la sostiene al mutismo, complice di infiniti reati di apologia fascista, in combutta con i vertici della Tv pubblica impedisce allo scrittore Scurati (se non lo avete ancora fatto comprate e leggete i suoi libri sul fascismo) di anticipare la storica data del 25 aprile con la denuncia  dell’assassinio di Matteotti, delle stragi del regime nazifascista e della permanente responsabilità della Meloni, che non si riconosce nella Costituzione e rifiuta di dirsi antifascista. Le conseguenze di aver negato alla coraggiosa giornalista Serena Bortone (Rai 3) di ospitare il monologo di Scurati (suggeriamo alla sinistra di pubblicarlo con un manifesto da affiggere in tutta Italia il 25 aprile): il nobile testo dello scrittore ha trovato continui spazi mediatici in televisione, nei quotidiani, in Italia e all’estero. È solo l’ultimo incidente di percorso della Meloni e dei suoi consulenti primo fra tutti tale Fazzolari e che le impone di sottrarsi alle domande dei giornalisti e di esibirsi in finte conferenze stampa. La satira? Sarebbe sprecata: la povera Meloni ha imboccato nervosamente il viale del tramonto.


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