COME VOLEVASI DIMOSTRARE

Fine anticipata della settimana sabatica, temporaneamente estranea alle tragedia di Ucraina e Gaza, alle schermaglie pubblicitarie per elettorali, agli assalti di rapina della destra all’informazione e alle conquiste di diritti civili con la complicità del giornalismo opportunista (per dirne una: Vespa  nel dialogare sulla legge 194 che riconosce il diritto all’autodecisione della donna di abortire, ha ospitato nel suo programma solo politici maschi!), al sano attivismo della magistratura per liberare l’Italia dalle mele marce dei partiti. Sollecita il ripristino dell’attenzione quotidiana per fatti e misfatti quotidiani l’occhiata, del tutto casuale,  alla copertina di “Io comunista” edito da L’ALTRA NAPOLI nel lontanissimo 1990, quando era avvertita dai più avveduti la crescente edulcorazione ideologica del partito comunista. Dall’introduzione: “Spirano forti venti di trasformazione. Tanto forti da scollare il rosso delle bandiere e mandarlo su, nel cielo, a perdersi tra le nuvole. Ineluttabile” dice il Pci di Occhetto. Mettiamo sia così. Ma i modi e le parole della politica, per questo si ingarbugliano, si arrovellano ancor più nelle maglie dei ‘bla-bla’. Sono turbolenze, quando ci vorrebbe un sol soffio di tramontana che disperda il superfluo, l’inutile, il dannoso, l’ovvio, l’ermetico, fino a scarnificare i progetti. Per esempio: soggetto, predicato verbale, complementi oggetto”. Il copia-incolla di questo incipit introduceva il racconto della consapevolezza di oltre trent’anni fa del processo inarrestabile di estraniamento della sinistra dai fondamenti ideologici (ideologia non è parola fuori tempo massino) che ha livellato in basso il consenso elettorale al Pd. Illuminante in “Io comunista’ le riflessioni di Forlani: “I comunisti sono da tempo a un passo dal bivio che conduce da un lato alle libertà democratiche di cui la Dc è garante da oltre quarant’anni e dall’altro ai regimi totalitari da cui il Pci non ha mai preso le distanze”. Il messaggio non finì nel nulla delle schermaglie propagandistiche. Al contrario spalancò le porte della sinistra per accogliere di lì a poco, gli esuli della partitocrazia dissolta: ex dc, liberali, socialdemocratici orfani del potere. “Io comunista”, graficamente, racconta l’inquinamento della sinistra pagina dopo pagina, con il simbolo del Pci, la bandiera rossa con falce e martello sempre più piccola e decolorata, fino a sparire del tutto, fino a dar vita all’ibrido di questo Pd, al fuoco amico dei moderati, all’abbandono della politica tra la gente, alle correnti, ai cedimenti alla corruzione, certo imparagonabile allo scempio di tangentopoli, ma estranei al rigore etico del Pci. Per non infierire evito di ricordare che “Io comunista”  a suo tempo  non ha incontrato il favore del Pci e che alla a presentazione al circolo della stampa, eravamo ‘pochi, molto pochi, ma buoni’. Devo a loro il solo consenso a quel racconto premonitore, come certificano gli accadimenti di questa campagna elettorale interna e internazionale che il Pd vive con ansia da prestazione.

 

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