QUESTIONE DI CORAGGIO

Non si ha coraggio, il coraggio che a suo tempo ha costruito su solide basi il solido l’impianto della sinistra-sinistra del partito comunista così marxista da affascinare mezza Italia, antagonista del centrismo comprato dagli Stati Uniti con una manciata di miliardi e del ‘campo largo’ con la Chiesa del potere temporale, di un clero che solo ora dopo ottant’anni si emenda da corruzione e dissonanza con la cristianità del suo fondatore crocifisso. Non si ha il coraggio di essere di sinistra, perché i fondamenti dell’ideologia di riferimento sono stati smantellati dall’ incalzante promiscuità dell’innesto nella pianta frondosa del comunismo di talee tra loro disomogenee, antitetiche della sinistra. Questa non è un’idea da frustrazione indotta dalla consapevolezza che quanto residua della sinistra percorre l’ultimo tratto di una marcia longa che taglierà il traguardo delle prossime competizioni elettorali con sconcertante ritardo. Alle ragioni generali dell’annunciata debacle offrono consistenza fatti  e misfatti di questa ‘maledetta primavera’: Emiliano e la sua indecente corte dei miracoli, la mortificazione parallela di quanto denunciato in Piemonte, il brusco, deprimente stop alle prove generali del disarticolato sodalizio con l’ondivago Conte, la tardiva autoanalisi di avarie della flotta Pd provocate dalle falle delle correnti, la separazione non consensuale con il disagio sociale, il vuoto di un progetto-Paese da contrapporre al nulla della destra. Oggi il quotidiano, che a giusta ragione ricorda la maestosità di Eugenio Scalfari, propone a tutta pagina un’intervista rivelatrice di quanto propone questa nota. Giuseppe Sala, primo cittadino dei versi razzisti “vedi Napoli e poi muori, ma poi vengon tutti qui a Milano” dice, tra l’altro: “La sinistra non può certo vantare una superiorità morale”. Può farlo, a prescindere dalle sue è pecore nere, per fortuna poche rispetto allo squallido panorama generale di corrotti, corruttori e lestofanti d’ogni genere. “Non si possono affrontare le sfide del mondo che cambia a colpi di conservatorismo”, ma invoca il toccasana dell’alleanza con i moderati e subito dopo raccomanda di abbandonare l’idea del ‘campo largo” ma anche di trovare l’intesa con i 5Stelle. Poi esalta il centrismo della coalizione di governo che vincerebbe perché ingloba Forza Italia! Il top della contraddizione: parla da Pd ma si propone di continuare l’impegno politico del dopo sindaco, ma da indipendente, “leader di un partito Milano”.

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