KATZ AMARI / DA GAZA A KIEV, E’ NOTTE PROFONDA

Terrificante escalation sui due fronti bellici.

Il tenue spiraglio di allentamento nella Striscia di Gaza viene subito affossato dall’ultra guerrafondaio ministro della Sicurezza nazionale del governo di Tel Aviv, Itamar Ben Gvir, che addirittura minaccia il premier-boia: “Se Benjamin Netanyahu decide di porre fine alla guerra senza un attacco esteso a Rafah per sconfiggere Hamas, non avrà il mandato per continuare a servire come primo ministro”.

Ai confini della realtà

L’incontro fra Israel Katz e Tajani. Sopra, scene quotidiane di massacri a Gaza

Chiaro, anche, il messaggio del ministro degli Esteri, Israel Katz, in queste ore a Roma dove ha appena incontrato Antonio Tajani. Poco prima di partire aveva twittato: “Il messaggio che trasmetto nelle conversazioni e negli incontri con i ministri degli Esteri dei paesi occidentali è: se non ci sostenete adesso, domani troverete nelle vostre strade e nelle vostre case il terrorismo islamico estremista guidato dall’Iran, la nostra guerra è anche la vostra guerra”. Che dire?

E nell’incontro con Tajani ha sollecitato l’Italia a sostenere Israele affinchè non venga mai preso in considerazione alcun cessate il fuoco senza la previa liberazione di tutti gli ostaggi. E ha chiesto con forza che venga ritirata ogni opposizione all’operazione Rafah, ossia l’atto finale per portare a termine il genocidio dei palestinesi.

In perfetto stile nazista.

Per illuminare meglio sulla sempre più tragica situazione nella Striscia di Gaza, vi proponiamo due interventi.

Il primo è firmato da un grande giornalista e scrittore israeliano, Gideon Levy: pubblicato il 7 aprile dal quotidiano più ‘indipendente’ di Tel Aviv, ‘Haaretz’, si intitola “Opinion/In Sis Months in Gaza Israel’s Worst-ever War Achieved Nothing but Death and Destruction”, ossia “Nella peggior guerra di sempre a Gaza Israele ha ottenuto solo Morte e Distruzione

Poi, dall’ottimo blog ‘Minima Cardiniana’, quello firmato da Andrea Fassò, sempre il 7 aprile, Due pesi e due misure. I sette morti che fanno infuriare il mondo e che dire degli altri 30mila”.

Passiamo al fronte ucraino. Dove sia il presidente-pupazzo Volodymyr Zelensky che i vertici NATOnonché alcuni invasati leader occidentali (in pole position la trimurti formata dal premier polacco Donald Tusk, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz) hanno all’unisono sostenuto che se l’Ucraina perde la guerra con Mosca, le orde russe invaderanno l’Europa: lo stesso leit motiv ora suonato dal Katz di Tel Aviv, con le orde iraniane all’assalto del Vecchio Continente, se non verrà data una forte mano ad Israele.

L’incontro fra Zelensky e Scholz di qualche mese fa

Una doppia tenaglia, e un duplice invito – da Tel Avis e soprattutto da Kiev – di sganciare soldi e soprattutto forniture militari in quantità sempre maggiori.

Non lasciano scampo gli ultimatum urlati dal fantoccio di Kiev, che ha appena parlato a ruota libera con il ‘Washington Post’.

Ecco alcune frasi griffate Zelensky: “Dateci subito armi in quantità o dovremo ritirarci”.

Rivolto agli Usa: “Avete perso sei mesi di tempo”.

Abbiamo bisogno di molte armi, soprattutto missili a lunga gittata, per contenere l’avanzata russa e fermare gli attacchi alla Crimea, altrimenti saremo costretti a ritirarci, passo dopo passo”.

Si rivolge soprattutto ai deputati repubblicani del Congresso Usa, affinchè venga sbloccato il maxi finanziamento da 60 miliardi, vitale per poter resistere e poi vincere contro il macellaio Vladimir Putin.

Incalza il burattino-presidente nell’intervista al WP: “Se hai bisogno di 8000 colpi al giorno per difendere la linea del fronte ma ne hai solo 2000, devi fare di meno. Se non c’è il sostegno americano, significa che non abbiamo difesa aerea. Abbiamo bisogno urgente dei missili Patriot, di disturbatori per la guerra elettronica, di proiettili di artiglieria da 155 millimetri”. Senza contare gli strategici ATAMACS, che gli Usa non vogliono ancora mollare perché certo verrebbero usati per colpire il territorio russo.

E conclude: “Purtroppo siamo ostaggi dei processi elettorali del vostro paese (gli Usa, ndr). La guerra della Russia contro l’Ucraina è diventata oggi una questione politica interna degli Stati Uniti”.

Edward Luttwak

Fa eco, in modo perfettamente simmetrico, l’analisi stilata da un volto a noi ben noto, quello dell’esperto di armi & politica estera Usa, Edward Luttwak.

Ecco cosa ha scritto in un editoriale pubblicato dal sito britannico online ‘UnHerd’.

L’aritmetica è inevitabile: i paesi Nato dovranno presto inviare soldati in Ucraina, altrimenti accetteranno una sconfitta catastrofica”.

“Gli inglesi e i francesi, insieme ai paesi nordici, si stanno già preparando silenziosamente ad inviare truppe, sia piccole unità d’elite che personale logistico e di supporto, che possono rimanere lontane dalle linee del fronte”.

“A meno che Putin non decida di porre fine alla guerra, le truppe ucraine verranno respinte ancora e ancora, perdendo soldati che non possono essere sostituiti”.

I membri europei della Nato si trovano ad affrontare una decisione epocale, perché con le forze Usa che si trovano a dover affrontare la crescente minaccia di un possibile attacco cinese a Taiwan, spetterà a loro fornire la manodopera di cui l’Ucraina ha bisogno”.

Se l’Europa non potrà fornire abbastanza truppe, la Russia inevitabilmente prevarrà sul campo di battaglia, e anche se la diplomazia interverrà con successo per evitare una debacle completa, la potenza militare russa tornerà vittoriosamente nell’Europa centrale”.

Arieccoci con il solito, apocalittico scenario delle orde…

E Luttwak termina la sua riflessione che più bellicista non si può con un consiglio ‘operativo’: “Fornendo truppe di supporto per alcuni compiti specifici, come l’addestramento delle truppe e la riparazione delle attrezzature militari danneggiate, le nazioni della Nato potrebbero consentire agli ucraini di continuare ad essere in prima linea. Questi soldati Nato potrebbero anche non entrare in combattimento, ma possono aiutare l’esercito di Kiev a sfruttare meglio la sua scarsa manodopera”.

Comunque e sempre – come fin dall’inizio ha inneggiato l’invasato Zelensky – fino alla vittoria finale contro il Cremlino.

E anche “fino alla pelle dell’ultimo ucraino”.

Ihor Kolomoysky

Sorge spontanea una domanda. C’è poi tanto bisogno di truppe NATO, se Kiev continua ad arruolare mercenari nazisti a più non posso? All’inizio del conflitto, ricorderete, si parlò non poco del ‘Battaglione Azov’, di spiccata ispirazione hitleriana, finanziato da quell’Ihor Kolomoisky grande amico e sponsor (ora braccato perfino dall’FBI per riciclaggio internazionale) del presidente-fantoccio (gli pagò la maxi campagna per le presidenziali 2019, nonché le ville di Miami da 34 milioni di dollari e perfino a Forte dei Marmi, un saldo da 4 milioni di euro…).

Gli ultimi arruolamenti sono stati appena documentati in un reportage pubblicato da ‘The GreyZone’ e firmato dal grande giornalista investigativo Kit Klaremberg, di cui la Voce ha spesso ripreso gli scoop. Ecco quindi l’ottimo pezzo, sempre del 7 aprile, Meet Centuria, Ukraine’s Western-trained neo Nazi-army”.

Infine, l’invito ad una lettura intelligente, come quella proposta da ‘Piccole Note’ con il pezzo dell’8 aprile, Fabio Mini e il tempo delle guerre infinite”.

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