GUERRE / SEMPRE PIU’ SULL’ORLO DEL BARATRO

Pasqua di guerra che più tremenda non si può.

E concreti pericoli di un inarrestabile allargamento a macchia d’olio.

Mentre nessuno alza mezzo dito, in concreto, per fermare il possibile Olocausto mondiale.

Tranne il Papa, le cui parole però – incredibile ma vero – non vengono neanche ‘ascoltate’. Una ‘bestemmia’ di cui tutti i ‘governanti’ (sic) di questo mondo che va verso il baratro, portano la pesantissima, ‘storica’, indelebile responsabilità.

Mentre a portar la Croce sono le centinaia di migliaia di vittime innocenti dalla Palestina all’Ucraina, senza dimenticare i tanti altri focolai di guerra sparsi in mezza Terra, dalla Siria alla Nigeria allo Yemen e via massacrando.

Partiamo proprio dalla Terra Santa, ora profanata dalle milizie naziste di Bibi Netanyahu, impegnate in un genocidio scientifico del popolo palestinese, inerme, affamato, assetato e ridotto allo stremo.

Ecco i freschi proclami lanciati dai boia dell’esecutivo di Tel Aviv.

Yoav Gallant

Annuncia in camicia nera, come un perfetto becchino, uno dei killer più incalliti, il ministro della Difesa Yoav Gallant: “L’azione di Israele sta adesso diventando meno difensiva e più offensiva”. Se fino ad oggi hanno totalizzato 33 mila assassinati tra i palestinesi, adesso che passano all’offensiva a quante decine di migliaia arriveremo in poche settimane?

Prosegue con un tank Gallant: “Arriveremo ovunque Hezbollah si trovino. Beirut. Baalbok, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine: e anche in posti più lontani, come Damasco”.

Ma non era fino a qualche giorno Hamas l’obiettivo?

In questo mondo Israele dichiara guerra a mezzo mondo arabo, perché nel mirino adesso ci sono il Libano e la Siria. E per mostrare il pugno di ferro appena annunciato, stamattina l’esercito di Tel Aviv ha colpito la già martoriata Aleppo, uccidendo oltre una quarantina di civili.

Non contente, le truppe naziste hanno bombardato, proprio in Libano, anche alcuni convogli dell’ONU, che cercavano di portare aiuti umanitari, tanto per far capire la ‘nuova’ musica di morte, come se quella suonata fino ad oggi fosse un’allegra fanfara.

Rincara la dose l’altro killer matricolato dell’esecutivo di Tel Aviv, il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, che attacca la proposta elaborata dagli Usa e da alcune nazioni arabe per la creazione di uno Stato palestinese: “hanno l’intenzione di creare uno stato terrorista a fianco di Israele. Una proposta che rigettiamo totalmente, perché parte dalla concezione sbagliata che dall’altra parte ci sia un partner per la pace”.

Itamar Ben-Gvir

Lo appoggia un altro super ‘falco’ nel governo Netanyahu, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che è anche il leader del partito di ultradestra ‘Sionismo religioso’: “Il nostro Gabinetto di sicurezza deve prendere una decisione chiara ed esprimere un netto, inequivocabile NO al piano. Non è certo ora il momento di parlare di doni per il popolo palestinese, quando la stessa Autorità palestinese non ha ancora condannato il massacro del 7 ottobre”.

Intesa la musica?

Intanto, fervono a Tel Aviv i preparativi per l’assalto finale: quello preparato per settimane dai vertici militari contro Rafah, a Sud della Striscia. Una zona dove già da giorni piovono missili e bombe, con decine e decine di palestinesi trucidati: un antipasto prima del ‘banchetto’ finale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un ennesimo monito (come del resto l’ONU) destinato al vento: “Se Israele scatena l’offensiva di Rafah, sarà una catastrofe umanitaria al di là di ogni possibile immaginazione”.

Tanto, il boia Netanyahu e i suoi kapo’ se ne fottono e tirano dritto per la loro strada criminale.

Come raccontato più volte, il genocidio è nel suo momento culminante: e prevede uno sterminio scientifico, e rapido – in perfetto stile hitleriano – del popolo palestinese: i ‘sopravvissuti’ potranno essere collocati (a morire) nel deserto del Sinai (come neanche Adolf avrebbe mai potuto immaginare) o nella vicina isola artificiale in fase di ultimazione di fronte a Gaza.

Ci permettiamo di avanzare una terza, ‘modesta’ proposta.

Un gigantesco burrone, una sorta di mega kenion piazzato nel bel mezzo del deserto del Nagev: vi possono essere tranquillamente gettate decine di migliaia di palestinesi, e poi sopra basta appiccare un bel fuoco, per rosolarli meglio. L’idea è nata vedendo alcune scene del film appena mandato in onda da Rai Movie, ‘The Beast’ (1988, regia di Kevin Reynolds) dove si possono ammirare imperdibili squarci del baratro in terra d’Israele.

Passiamo allo scenario ucraino. Non meno agghiacciante, soprattutto per le fresche frasi pronunciate da alcuni ‘leader’ (sic) occidentali.

Donald Tusk

E partiamo dalle parole dal premier polacco Donald Tusk, rispondendo alle domande di alcuni reporter del consorzio ‘Lena’: “Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è un concetto del passato, è reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa preoccupante è che ogni scenario è ora possibile e che per la prima volta dal 1945 ci troviamo in una situazione del genere”.

E aggiunge: “So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era, è l’era pre-bellica. Il nostro obiettivo principale deve essere quello di difendere in tutti modi l’Ucraina dall’invasione russa e di tutelare la sua indipendenza e la sua integrità: il destino di quel paese è soprattutto nelle nostre mani. Il problema non riguarda solo la Polonia o l’UE, ma tutto l’Occidente. Se non riusciremo a sostenere l’Ucraina con armi, attrezzature e munizioni sufficienti, se perderà, nessuno in Europa potrà più sentirsi al sicuro”.

Quindi, guerra ad oltranza: fino alla pelle dell’ultimo ucraino, come ha sempre proclamato petto in fuori il presidente-fantoccio Volodymyr Zelensky.

E fino alla pelle dell’ultimo europeo, suggerisce oggi l’invasato premier polacco.

Rammentiamo, a proposito della Polonia, alcuni ‘fatti’ vecchi e nuovi.

Il famoso attacco al gasdotto ‘Nord Stream’ di cui fu inizialmente accusata la Russia, è stato invece organizzato dalla CIA in combutta con i servizi segreti polacchi, come ha rivelato una super inchiesta del già Pulitzer Seymour Hersh.

Giorni fa, le autorità polacche hanno minacciato la possibilità di abbattere missili russi che solo si ‘avvicinino’ ai loro confini: e hanno rivelato che la NATO ha diramato un consiglio in tal senso a tutti i paesi che vi aderiscono, compresa la neo ‘affiliata’ Svezia.

Intanto l’Italia è sempre più protagonista sullo scenario bellico (maxi forniture militari pro Kiev a parte): di poche ore fa l’operazione-intercettazione di due jet russi sul Mar Baltico; operazione che fa il paio con quella delle nostre navi nel Mar Rosso che hanno abbattuto droni degli Houthi.

E a gettare ulteriore benzina sul fuoco arrivano, fresche fresche, le parole della sbarazzina premier Giorgia Meloni in visita alle nostre truppe di ‘pace’ dislocate in Libano. Da brividi le sue parole: “La pace non si fa con le belle parole o con i proclami. Ma con la deterrenza e la forza”.

Un bel ceffone sulla faccia di Papa Francesco che ogni domenica, dal balcone di piazza San Pietro, si sgola con la poca voce rimasta per denunciare l’industria delle armi e il costante ricorso alla forza, invece di avviare negoziati per la pace.

Ma chissenefrega del Papa.

P.S. Viva Luciano Canfora, che ha avuto il coraggio di dire quello che pensa sulla Meloni: la quale lo ha subito querelato, come fa chi ha torto marcio.

Un coraggio del resto sempre manifestato con grande lucidità dal filologo e politologo pugliese: che ha sempre definito i nuovi predoni dello Stato come dei ‘fascistoidi’.

Perfetto. Variazione possibile sul tema, ‘sfascisti’.

Per decifrare meglio i tragici attuali scenari, vi proponiamo alcune stimolanti letture. Soprattutto messe in rete da ‘The Cradle’, l’eccellente sito web di geopolitica, soprattutto mediorientale, fondato e animato da Pepe Escobar.

Ecco quindi, Hiding the ‘ratio’: Israel conceals 200+troop on Lebanon front

Poi, del 22 marzo,  The Battle of Rafah: a short step to regional war

Passando al fronte ucraino, un altro imperdibile reportage dello stesso Pepe Escobar, firmato per ‘Strategic Culture Foundation’, messo in rete da ‘Come Don Chisciotte’ il 27 marzo e titolato

Il legame Nuland-Budanov-Tagik-Crocus

Infine, una interessante ricostruzione del massacro di Crocus City Hall pubblicata da ‘Analisi Difesa’, autore il suo fondatore Gianandrea Gaiani:  L’attentato a Mosca tra pista jiadista e ucraina.

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