Una sconfitta che più sonora non si può, il Vaffa Day in Sardegna per questa destra sfascista, ignorante, arrogante e violenta, come dimostrano le recentissime cronache che più ‘nere’ – è proprio il caso di dire – non si può.
Manganelli che si trasformano in pesantissimi boomerang, sui quali ha continuato incredibilmente a minimizzare l’esecutivo, capintesta i due Mattei, Salvini e il ‘suo’ Piantedosi, titolare del Viminale.
Lo testimoniano del resto le parole della trionfatrice alle urne sarde, Alessandra Todde, che nel corso della conferenza stampa ha ben rimarcato quei fatti e quel clima. Ecco le sue significative parole: “Molti studenti sono stati ricoverati non in ospedale, ma in pediatria”, visto che erano minorenni bastonati senza pensarci su.
“Noi risponderemo ai manganelli con le matite”, precisa ancora. Un po’ riecheggiando le parole di un pisano che aveva commentato a ‘botta’ (è proprio il caso di dire) calda: “per ogni manganellata in testa ad uno studente, risponderemo con una nuova manifestazione pacifica in piazza”.
E giustamente Todde sottolinea ancora: “I diritti non sono mai scontati. E su questo fronte dobbiamo tutti mobilitarci”.
Ossia quel campo largo che finalmente ha funzionato nel laboratorio sardo (anche se la neo presidente regionale ha precisato, “non siamo cavie”).
Lo abbiamo più e più volte sottolineato sulla ‘Voce’.
Se la ‘sinistra’ continua a farsi del male da sola, a vivere di eterno masochismo, a coltivare orticelli politici personali e pensare al potere per il potere, tutto è perso e consegnato per sempre agli sfascisti o fascistoidi, come preferite.
E sono due i veri capisaldi sui quali fondare e basare quel ‘campo largo’.
Prima di ogni cosa il programma, le idee, le cose da fare in concreto per dimostrarsi con i fatti e non con le parole a fianco dei cittadini, e soprattutto di quelli che fino ad oggi non si sono (e da anni) sentiti mai rappresentati, quell’esercito del ‘non voto’ che si è ingrossato regolarmente ad ogni tornata elettorale.
Lavoro, sanità, diritti (ad esempio proprio nei cantieri che vedono salire le ‘morti bianche’ a ritmo frenetico per la deregulation voluta dalla destra) e soprattutto giustizia ed equità sociale.
Un contenitore, quest’ultimo, che deve vedere in prima fila un adeguamento delle pensioni (oggi di fame le minime sociali) agli standard europei: perché in Francia sono oggi di 1.200 euro e da noi di appena 600, la metà?
Giustizia sociale significa braccare gli evasori fiscali e non fargli il solletico; e anche con quei soldi recuperare tutti i gap colossali sul fronte del welfare (sanità & assistenza per chi ha davvero bisogno) sempre più penalizzato e ai minimi storici. Sanità, trasporti, pensando soprattutto a quelli regionali, ai pendolari trattati come carne da macello, e dimenticando cagate pazzesche (colorirebbe giustamente Fantozzi) come il Ponte sullo Stretto mangia-soldi e foraggia-mafie, visti del resto i colossali errori (‘scientifici’ perché hanno arricchito politici, affaristi, mafiosi e faccendieri) commessi con l’Alta Velocità.
Ed infatti, nelle sue prime parole, Todde ha messo l’accento sulle vere priorità della sua Sardegna: sanità, giovani, trasporti e anche innovazione tecnologica (visto anche il clamoroso flop per i dati arrivati in tempi biblici).
Il secondo elemento base, soprattutto sul terreno delle elezioni amministrative, sono dei candidati credibili, affidabili, riconoscibili da parte dei cittadini, e riconosciuti per la loro efficacia, il loro pragmatismo, ma anche una buona dose di sensibilità politica. Lo si è visto adesso: una candidata credibile e riconoscibile, mentre di fronte un Paolo Truzzu, voluto a tutti i costi dalla premier e al quale hanno sbattuto in faccia soprattutto i cagliaritani che lo hanno avuto come sindaco! E addirittura risultava in coda alla hit dei sindaci italiani!!
Una sconfitta cercata con caparbietà, non c’è che dire…
Ad un primo vero banco di prova dopo un anno e passa di (s)governo, la destra data per stra-favorita da tutti i sondaggi è implosa, s’è sciolta come neve al primo sole di primavera.
Il ‘castello’ costruito soprattutto dai due architetti maximi – Meloni e Salvini – s’è sfasciato come neanche nelle mani di un bambino.
E bizze di tutti i tipi tra i litiganti, con una leader di Fratelli d’Italia bulimica, acchiappatutto, e un capo Carroccio che non vuol perdere terreno; in mezzo il povero Antonio Tajani che non sa più quali pesci prendere, di certo il ‘meno peggio’ della band.
E litigano anche sul famigerato ‘Terzo mandato’, un chiodo fisso di Salvini, come del resto per parecchi governatori ‘progressisti’ inchiodati al loro scranno.
E litigano che sul nome del candidato che correrà a breve per il voto amministrativo in Basilicata: ci credete, non lo hanno ancora scelto!
Mentre cammina sui carboni ardenti e comincia ad avere non pochi incubi il meloniano candidato al prossimo voto in Abruzzo, Marco Marsilio. Vista l’aria che ha cominciato a tirare e il nuovo vento a soffiare…
Un messaggio chiaro alla premier: basta soldi soldi soldi per le armi, basta finanziare le guerre. Quando i prezzi da noi sono alle stelle, tante troppe famiglie sono sul lastrico e non ce la fanno ad arrivare a metà mese; e quel carrello-regalo da 360 euro l’anno è un oltraggio.
Invece di gongolare tra gli amici Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky a Kiev, lady Meloni farebbe meglio a fronteggiare i drammi di casa nostra…
A questo punto, tutta la partita europea dei primi di giugno che sembrava inutile neanche giocare, con i pronostici compatti per il trionfo degli sfascisti e la debacle dell’opposizione, riacquista magicamente un senso.
Questa destra è battibile, stra-battibile perché ha cominciato a fare autogol a raffica. Non è più compatta e rocciosa come ha sempre voluto presentarsi, ma pare percorsa da egoismi così forti che si traducono in masochismo allo stato puro.
Come è sempre, ‘fisiologicamente’ successo alla sinistra che da trent’anni fa harakiri a getto continuo.
Vuoi vedere che il mirto sardo ha portato quel po’ di saggezza in più in teste e cuori che ci auguriamo sul serio – e a lungo – comincino a battere davvero a SINISTRA?
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