Dichiarazioni choc (ma solo per i teutonici) giorni fa al Bundestag per le ‘rivelazioni’ (sic) del ministro tedesco degli Interni, Nancy Faeser, in carica da poco più di due anni, dicembre 2021, avvocato.
Nel rispondere ad una interrogazione del deputato de ‘die Grune’ (i Verdi) Marcel Emmerich, ha dovuto ammettere che il suo Paese è diventato un autentico covo della ‘ndrangheta in vena di maxi riciclaggi. Oltre 500 i suoi ‘affiliati’ di peso, stando ai dati elaborati dall’Ufficio federale di Polizia criminale tedesco (BKA) che nel 2022 ne calcola per la precisione 519, ai quali vanno aggiunti 134 esponenti di Cosa nostra e, tanto per gradire ancora, 135 camorristi.
Commenta Emmerich: “E’ solo la punta dell’iceberg, perché in Germania, ogni anno, vengono riciclati circa 100 miliardi di euro dalle mafie”.
La locomotiva (ormai ex, visti i drammatici dati economici e finanziari) e lavatrice d’Europa, a questo punto.
Ora a Berlino e certo non solo infuriano le polemiche, i politici si ‘accorgono’ del fenomeno e cadono dal pero, così come i media: tutti, fino ad oggi, totalmente ciechi di fronte ad un fenomeno mai valutato e neanche contrastato. Visto che anche le forze dell’ordine, la magistratura, gli inquirenti sanno poco o niente di clan e cosche, ‘ndrine e altre mafie, e soprattutto ignorano le molteplici vie del riciclaggio.
Per fare un clamoroso esempio, la legislazione tedesca non prevede alcuno strumento giudiziario e processuale ad hoc, come almeno da noi esiste il reato di 416 bis, ossia di associazione a delinquere di stampo mafioso, e la vecchia ma sempre valida (anche se poco e malissimo utilizzata) Rognoni-La Torre per i sequestri e poi le confische dei beni mafiosi. Una goccia nel mare dei ‘lavaggi’ che oggi più scientifici non si può: attraverso paradisi fiscali, società off shore, comodi paraventi come sigle fiduciarie, fondo speculativi d’investimento e chi più ne ha più ne metta nel vastissimo panorama degli odierni strumenti finanziari, ai quali i ‘colletti bianchi’ ricorrono ormai indisturbati da tempo.
Ma torniamo alla Germania. Il paese di gran lunga più gettonato dalle mafie a livello europeo, per la enorme facilità d
i ‘investire’ nei settori dove la liquidità scorre a fiumi, come l’industria del tempo libero, dai ristoranti ai locali notturni, dalle pizzerie agli alberghi, dagli acquisti di immobili a quelli di terreni.
Sorge spontanea una domanda, fra tutte: ma la strage di Duisburg del 15 agosto 2007 che avvenne in piena Germania, per la precisione nella Renania-Vestfalia e non al Polo Nord, una faida tra ‘ndrine (protagonista quella Nirta-Strangio) in piena regola, non ha significato mai niente per nessuno di quel Paese, tra media, politici e 007 tedeschi?
Seguono a ruota – sul ricco fronte dei riciclaggi – i paesi dell’Est. E qui addirittura da almeno 35 anni, ossia dalla caduta del Muro… di Berlino: che ovviamente gli uomini di rispetto conobbero in anticipo, e quindi già agirono ‘prima’, stando alle verbalizzazioni all’epoca di uno dei primi e più significativi collaboratori di giustizia, Gaspare Mutolo.
Non vogliamo tirarla per le lunghe. Né tornare sul tema, a nostro parere, trito e ritrito, dello ‘sbarco delle mafie al Nord’, come ha ‘scoperto’ la puntata di ‘Report’ a metà gennaio. Di quest’anno…
A tal proposito, vi vogliamo riproporre il nostro pezzo ‘a commento’.
Perché non si parla solo di mafie formato esportazione al centro-nord, ma anche all’estero.
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