Minoranze attive

“Minoranze attive’, o coraggiosi come Antonio, hanno cercato di
cambiare la Chiesa, lo hanno fatto in nome di un messaggio originario
di Cristo il cui valore sta nel superamento della logica del tempio e
di ogni potere costituito, nella rivendicazione della libertà
personale, messaggio che non può accordarsi con le scomuniche…
L’utopia della giustizia e della libertà è oggi non meno necessaria di
ieri; traghettando faticosamente il tempo verso sponde future, uomini
come Antonio contribuiscono a renderla concreta.”: Costanza D’Elia
conclude così l’intervista dialogo ad altissima tensione
politico-etica con don Antonio Maione, prete perseguitato dal clero
protervamente rinserrato nella conservazione ecclesiale. I prossimi
accenni sull’importante contenuto del libro, che si presenta alle 11
di sabato 16 alla Galleria Principe Umberto di Napoli, sono a rischio
di scomunica, ma il possibile anatema non può scoraggiare questa idea
profondamente laica dei cattolici progressisti, dei preti di sinistra.
Che non esistono: sono persone,  che in clergyman o tonaca operano
come uomini e donne in coraggiosa autonomia rispetto alla religione,
per la giustizia sociale, a tutela delle povertà, dei diritti umani,
contro violenze e sopraffazione e non si riconoscono nella
sovrastruttura della dottrina formulata e imposta dalla Chiesa
cattolica, dalla gerarchia clericale. La definizione ‘Cattolici
progressisti’ è corollario del discrimine teologico che giudica
anomali i preti operai e di strada, i missionari come padre Zanotelli,
che spendono la vita per il riscatto di popolazioni emarginate,
escluse dall’evoluzione mondiale. È non sense la presunta
incompatibilità della condizione di prelato con il credo
‘rivoluzionario’, con il progetto di religiosità antitetica, che
intende rivedere la morale sessuale del cattolicesimo dogmatico, la
tirannia dell’establishment ecclesiale e contrasta la degenerazione
del potere temporale, condanna le pericolose conseguenze della
castità. Progressismo, privo dell’aggettivo ‘cattolico’, è
sublimazione del termine per uomini e donne che lo interpretano come
persone politicamente ed eticamente impegnate. Fosse vero che il verbo
progredire è coniugato dallo sterminato mondo dei cattolici
praticanti, sarebbe infinitamente più grande il numero dei cattolici
di sinistra. Così non è. La minoranza degli ‘antagonisti, include le
‘anomalie’ delle comunità di base, dei preti operai e di strada, di
due o tre cardinali, di un paio di teologi, di Papa Francesco,
apertamente estranei alla tradizione cattolica conservatrice e,
coraggiosi, perfino spregiudicati nel protagonismo del rinnovamento,
prossimi a ideologie come il marxismo. Di cattolici al servizio
dell’umanità, dei deboli e degli oppressi, ho il privilegio di essere
amico. Ho raccontato del ‘prete rosso’, il rivoluzionario don
Vitaliano della Sala in “Vite disobbedienti”, edito da Intra Moenia,
il sacerdote perseguitato per essersi ribellato “all’ottusità
iperattiva della Chiesa” che lo ha privato della libertà di essere un
buon cristiano. Dall’intenso libro-intervista di Costanza D’Elia a Don
Antonio Maione traggo un suo inequivocabile segnale di indipendenza e
coraggio progressista: “Un giorno il cardinale mi convocò e mi disse:
‘Mi risulta che fai propaganda per il comunismo’ e risposi…se per
comunismo si intende stare dalla parte dei più poveri, allora sono
comunista; se si intende lottare per l’uguaglianza, allora sono
comunista”. Scrive Costanza D’Elia: “Se il rapporto fra parola e
silenzio è un problema di potere, sbilanciarlo a favore di chi è stato
imbavagliato è una questione di giustizia”. Un chi è di Antonio: “Nel
’48 nella città (Napoli) i preti attaccavano i manifesti della DC
sopra quelli appena affissi dai comunisti…nei confessionali
ordinavano di votare il partito cattolico ‘per vostra salutare
penitenza’”. Contro un prete così, ostracismo, censure, incarichi
estranei all’impegno sociale, continui esodi da un incarico all’altro,
minacce, delegittimazioni, inviti al silenzio. Post scriptum:
impossibilitato a condividere la presentazione del libro-intervista di
Costanza D’Elia, resto in serena attesa di scomunica.


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