Con obbligo di lettura

Lo scrivo a caratteri non di routine, più grandi, ben visibili, affinché nessuno, anche se presbite, si nasconda dietro l’alibi del “non l’ho visto”. A un niente dalla giornata mondiale della donna, di nuove tragedie a cui neppure l’orrore e la commozione per Giulia, massacrata dal fidanzato ha messo fine, ancora femminicidi, ancora patriarcato ed è ancora ignorata l’urgenza che gli uomini siano partecipi (oltre che virtualmente solidali) della rivoluzione invocata per metter fine alle violenze dei maschi su mogli, figlie, compagne, fidanzate. Sdegno è dir poco: oggi e proprio nel quotidiano estraneo all’asservimento di tante testate alla destra, nelle pagine di sport la ‘Repubblica’ è responsabile colpevole della marginalità discriminante nei confronti della nostra nazionale femminile, che ha sconfitto la Spagna delle campionesse del mondo. Nel paginone centrale caratteri cubitali e immagini straripanti su Milan, Juventus e sulle difficoltà di esportare il nostro calcio. In alto, nella pagina di destra, un riquadratino su tre colonne denuncia un altro caso di calcio scommesse e accanto, su a una colonna, in quattro striminzite righe tipografiche quel che segue:

 “Bel colpo dell’Italia femminile nella Nations League di calcio; le azzurre del ct Soncin hanno battuto a Pontdevedra la Spagna campione del mondo di Jenni Hermoso 3-2 grazie alle reti di Giacinti, Cambiaghi e Linari e raggiunge la Svezia al secondo posto”.

Capito? Che dire, l’evoluzione del genere maschile è ancora all’età della pietra e la parità uomo-donna è una discriminante dura a morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

(nelle foto le pagine di sport di Repubblica)

 

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Un grande maestro per una brava scolara

Nessun dubbio, il “Meno male che Silvio c’è” (o meglio, “che c’era”, purtroppo per gli eredi della ridimensionata Forza Italia) è un excellentissimus magister. Egli sicuramente detiene il funambolico record di processi finiti con l’assoluzione, per decorrenza dei termini o per cavilli inventati da collegi di eccelsi e strapagati difensori. Il cardine per il raro serial di impunità che ha cancellato reati d’ogni genere? Lo spettro di complotti giudiziari, sofisticato strumento di contrasto, sviscerato strategicamente in vista delle sentenze. Ovvero, Berlusconi vittima di accanimento accusatorio, destinatario di imputazioni ‘a orologeria’, di ostilità ideologica alla sua magnificenza di imprenditore prestato alla politica. Ella, Meloni, sì quella che dichiara “Donna si identifica con madre”, esempio clamoroso di patriarcato, in prima persona, ma soprattutto nella qualità di chioccia per una nidiata di pulcini incompetenti, protagonisti di errori, gaffe, malgoverno, di  pericoloso ‘fuoco amico’, riesuma del virtuale mentore l’escamotage del complotto di magistrati di sinistra e imbastisce una serie di “non luogo  a procedere”  per i suoi fedeli affiliati: Nordio, Piantedosi, Valditara, Lollobrigida, La Russa, Salvini, eccetera, ‘incolpevoli vittime di magistrati eversivi’, come il cofondatore di Fratelli d’Italia Crosetto. Il ministro della difesa, ma che c’entra con la giustizia, ammette di sospettare ostilità politica al governo di destra di una non meglio identificata  magistratura di sinistra. La rivelazione del ‘sospetto’, che combinazione (!) coincide con i processi imminenti a carico del sottosegretario Del Mastro, iper protetto dal/della presidente del consiglio e della Santanchè, ministra per grazia ricevuta da “Yo soy Giorgia”. Regina dell’ambiguità, la Meloni getta un po’ d’acqua sul fuoco acceso da Crosetto, lo costringe a smentire di aver accusato la magistratura di fiancheggiamento dell’opposizione all’esecutivo, ma gli suggerisce di tenere in vita la tesi del complotto con più blanda aggressività e gli vieta di rispondere alla richiest di far ei nomi dei magistrati ‘amici’ della sinistra. E lei? Contemporaneamente nega la conflittualità con i magistrati, ma conferma la tesi di Crosetto e soprattutto prova a convincere l’opinione pubblica che i reati di cui dovrà rispondere Del Mastro sono infondati, per screditare un suo fedelissimo alter ego e indirettamente sé stessa. Morale della favola, tutt’altro che a lieto fine: la borgatara della Garbatella procede a passo svelto nel perfezionamento del progetto che ha come traguardo il ‘pensiero unico’, l’azzeramento dei sindacati scomodi, lo strapotere ad personam del presidenzialismo, l’obbligo di tessera di Fratelli d’Italia, l’esilio dei dissidenti, un robusto consolidamento del patriarcato, una efficace legge razziale, il remake della marcia su Roma, un netto incremento della vendita di olio di ricino e l’obbligo di esclamare in coro, con voce reboante, entusiasta,  “Eia, eia alalà.


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