“Un aiutino, please”

Patriottica ideologia, elevato senso della ‘Comune’, fervente desiderio di famiglia, meglio se allargata. Non ci governano Tajani, Salvini, Lupi e centro-destristi aggregati al clan di Fratelli d’Italia (clan di tipo scozzese, altrimenti negativo). A guidare il Paese è il nucleo di parenti stretti-larghi di lei, di Giorgia. Non le manca la furbizia di natia della Garbatella e tramuta l’opacità di un anno dell’esecutivo in auto incensamento. L’Italia a trazione Meloni è in debito di ossigeno, arranca e non solo per motivazioni a dimensione europea. Paga i limiti deli dilettantismo allo sbaraglio alle prese con la gestione di risorse condizionate dall’attuazione di progetti, con l’inadeguatezza a trasformare la povertà in offerte concrete di lavoro. L’Europa osserva e censura errori da apprendisti in rodaggio, per esempio la tassa sugli extra profitti delle banche, la questione Mes. Ursula von der Leyen, anticipa la possibile elezione di Draghi (che in passato ha rifiutato l’ipotesi) alla presidenza del Consiglio europeo, lo nomina consulente delle Istituzioni Comunitarie e lo definisce “una delle più grandi menti economiche europee”. Commento gelido del centrodestra, per ostilità preconcetta al premier che ha preceduto la Meloni. Lei, politica più navigata, boccia l’atteggiamento dei ‘suoi’. Il suo elogio per Draghi, quasi sperticato, include la ‘dipendenza’ dal principio del nepotismo, largamente praticato. Dichiara: “Un italiano tra i più autorevoli”, ma scivola nel ‘vizio’ di famiglia e completa il commento così: “Presumo che possa avere un occhio di riguardo per l’Italia”. Ecco, si complimenta per l’elevata statura di Draghi, si augura che sia una risorsa per l’Europa. Ma gli strizza l’occhio, per dire “Mi raccomando, sei dei nostri, un aiutino”. Familismo. Piena, chiarissima contraddizione personale della premier che da tempo ha preso le distanze dal predecessore, e contrasto evidente della la destra, molto lontana dalla cortesia iniziale con Draghi.


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