CASO DE ANGELIS / IL DIRETTORE DE L’UNITA’, PIERO SANSONETTI, DA’ I NUMERI

Siamo francamente rabbrividiti ieri sera, appena messo in rete il nostro pezzo sul caso De Angelis per le news, nell’ascoltare le parole pronunciate al Tg di Rete 4 (dove è ospite abituale) da Piero Sansonetti, il fresco direttore dell’Unità griffata Alfredo Romeo, sul caso De Angelis.

Abbiamo colto al volo un paio di frasi: “Ammiro il coraggio di Marcello De Angelis, perché ha espresso la sua opinione sulla innocenza dei condannati per la strage di Bologna. Mi sembra davvero assurdo che si parli di dimissioni dalla carica di portavoce alla Regione Lazio”.

Una botta di caldo?

Un rincoglionimento precoce?

Un effetto avverso dei tanti che si registrano post vaccino anticovid?

A quanto pare no. Il prode Sansonetti, difensore degli oppressi di tutto il mondo, un altro Giordano Bruno che per il suo sfrenato garantismo (anche per Adolf Hitler, siamo certo, troverebbe delle attenuanti ad hoc) si farebbe ardere vivo, tira dritto, incalza e rincara.

Marcello De Angelis. Sopra, Piero Sansonetti

Così, alcune ore dopo, torna sul caso: “Una dichiarazione discutibile, se volete. Io la condivido, altri no. Oltre a questo De Angelis dice che tutti sanno che sono innocenti (si riferisce ai condannati in vari processi e in tre gradi di giudizio, Fioravanti, Mambro e Ciavardini, ndr), ma fanno finta di non saperlo. Io condivido anche abbastanza questa seconda parte della dichiarazione, ma non ha importanza: è una dichiarazione, una opinione, punto. Quello che mi indigna è che non si possa dire una cosa di questo genere. Sono state chieste immediatamente le dimissioni, è stato chiesto a Rocca di cacciare De Angelis: ma per che cosa? Ma perché uno si deve dimettere per aver detto la sua opinione? Ma perché uno deve essere cacciato per aver detto una sua opinione legittimissima?”.

Non contento, ha poi dedicato ovviamente l’apertura della ‘sua’ Unità alla vicenda, rincarando se possibile la dose. E scrivendo, a caratteri cubitali, di una opinione ‘ragionevolissima’, oltre che ‘legittimissima’. I superlativi, per il fascista che più nero non si può e occupa la poltrona di (ir)responsabile alla Comunicazione della Regione Lazio – non della bocciofila rionale – si sprecano, per la imperdibile penna del prode Sansonetti.

Non dimentichiamo un fatto ‘storico’: per il gran ritorno in edicola del quotidiano fondato da Antonio Gramsci (che, poverino, starà facendo la trottola nella sua tomba) Sansonetti pubblicò in prima pagina – come vero e proprio fondo – un intervento firmato da Giusva Fioravanti: avete letto bene, proprio Fioravanti, lo stragista della stazione di Bologna!

E’ garantismo, questo? O voglia di capovolgere la storia? Oppure malafede allo stato puro?

A questo punto, perché, al fine di documentare le storie di mafia, non pubblicare editoriali a firma Matteo Messina Denaro? Molto più ‘azzeccato’.

Val la pena di spendere ancora qualche parola su un caso che più vergognoso & lurido non si può, degno emblema del totale degrado non solo dei partiti, ma soprattutto delle attuali istituzioni politiche, ridotte a bivacco per i lanzichenecchi in orbace e camicia nera.

Abbiamo scritto ieri nel pezzo che le nostre considerazioni erano valide anche se di lì a poche ore Rocca avesse dimissionato il suo amico-portavoce.

La copertina dell’Unità di oggi

Invece – incredibile ma vero – fino a questo momento, cioè a 24 ore di distanza, non è successo niente, zero assoluto. Hanno solo avuto un faccia a faccia (di bronzo), i due, e Rocca ha confermato che il suo responsabile per la comunicazione parlava solo a titolo personale.

Ma in quelle stesse ore De Angelis ha pensato bene di concedere un plastico bis: una ‘rettifica’ ancor peggiore dell’originale. Segno che di comunicazione il camerata che militò in ‘Terza Posizione’, diresse il ‘Secolo d’Italia’ e poi ha occupato uno scranno in parlamento tra le fila dei Fratelli neri d’Italia, non ne capisce proprio un cavolo. La pezza a colori che ha cercato di piazzare, infatti, è ancor peggiore rispetto al già gigantesco danno precedente.

Ecco le sue incredibili parole a mo’ di giustificazione e pubblicate sempre con un post su facebook: chiede infatti “scusa a quelli, e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili. Profonde scuse nei confronti di chi io possa aver solo turbato esprimendo le mie opinioni”.

Commenta in modo perfetto il notista del Sole 24 Ore Stefano Barisoni: “A prescindere da ogni altra considerazione, De Angelis ancor più con il secondo post ha dimostrato di essere totalmente incapace sotto il profilo professionale e quindi di non poter in alcun modo ricoprire l’importante carica pubblica di responsabile della comunicazione per la Regione Lazio. Uno che non riesce nemmeno a capire ciò che sarebbe successo con quelle parole, vuol dire che non sa un acca di comunicazione”.

E allora? visto che non si schioda dalla sua poltrona, il nero per sempre De Angelis andrebbe cacciato a pedate.

Anzi, come abbiamo scritto ieri, per lui dovrebbero scattare due provvedimenti: il primo e prioritario, una visita psichiatrica, per capire se è in grado di intendere e volere, visto il tono totalmente farneticamente delle parole scritte nel primo post, dove si paragonava a Giordano Bruno e decideva di immolarsi sul rogo. Ma, soprattutto, la perizia psichiatrica dovrebbe verificare se il soggetto è in grado di capire il contenuto vero di quelle parole: dove non esprime – come stoltamente contrabbanda Sansonetti – un’opinione, un’idea, una visione (nera) del mondo, ma sostiene che quei condannati sono innocenti e lui ha le prove.

Se passa indenne la visita psichiatrica, a questo punto deve essere immediatamente interrogato dal primo pm disponibile: per far nomi e cognomi dei depistatori, dei mandanti, delle ‘vere’ menti di quella tremenda strage di 43 anni fa.

Ma visto che ha poi fatto marcia indietro, e parlato di ‘opinione’, ‘convinzione personale radicata nel profondo’, a questo punto non può che scattare una imputazione che calza a pennello: quella di collusione con gli stragisti, visto oltretutto che è cognato di uno dei condannati in via definitiva, Ciavardini.

Altrimenti, che giustizia è mai questa?

Si possono dire parole al vento, di tale gravità, senza pagarne il fio?

Si può soprattutto offendere & calpestare la memoria di tante vittime innocenti finite sotto il rogo nero (e lui ha la faccia tosta di paragonarsi a Giordano Bruno!) senza alcuna conseguenza di carattere penale, oltre  allo schifo morale che ovviamente ha prodotto in tutti i familiari di quelle vittime e degli italiani che hanno ancora una testa e un cuore?

Giorgia Meloni e Francesco Rocca

Restano ancora da accertare, in via definitiva, gli sviluppi che seguiranno nelle prossime ore.

Il numero uno della Regione Lazio Francesco Rocca non lo caccia e se lo tiene come fedelissimo portavoce? A questo punto, se ne deve andare, a pedate, anche Rocca: del tutto indegno per quella carica, colluso con l’amico e compare degli stragisti.

E la nostra premier impegnata da un capo all’altro del pianeta, Giorgia Meloni, troverà il tempo per una riflessione-decisione prima di ferragosto? Se fa spallucce, ‘dimentica’ la lurida storia e non prende alcun provvedimento, si qualifica per quel che è e in questi faticosi mesi ha cercato di far dimenticare a tutti (compresi i tanti che l’hanno votata, costretti a ingoiare rospi quotidiani, tra le genuflessioni continue alle fino a pochi mesi fa odiate autorità UE & USA): resta una nera per sempre, una fascista nell’anima anche se ha conosciuto Mussolini solo sui libri di storia. E, quindi, totalmente inadatta a rappresentare le nostre istituzioni antifasciste (parole che la premier non pronuncia MAI) anche all’estero, nonostante lifting e maquillage.

Del resto, le performance ultrafasciste in cui si è esibita sui palcoscenici spagnoli per spalleggiare ‘Vox’ non sono ancora tutti lì a dimostrarlo in modo che più chiaro non si può?


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