ORA LA DESTRA VA ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

Qualcuno ricorderà l’introduzione del Manifesto del Partito Comunista, quando nel 1848 Marx ed Engels scrivevano la celeberrima frase “…uno spettro si aggira per l’Europa, è lo spettro del comunismo” a voler raccontare lo sgomento e la paura delle classi dominanti di fronte al diffondersi del pensiero comunista. Oggi, parafrasando quella efficacissima frase, bisognerebbe scrivere altro. Lo spettro che si aggira per la stessa Europa è quello del fascismo. Anche se nella sua nuova versione. Quella in doppiopetto, quella che rinnega il proprio passato e giura di essere una forza democratica, quella che fa dichiarazioni di fedeltà all’Europa, alla NATO, a Israele, insomma a tutti coloro che sino ad oggi aveva fieramente osteggiato affermando che non avrebbe mai fatto marcia indietro in nome di sua solida coerenza, che dichiara di avere saldamente nel proprio patrimonio genetico.

Peccato però che quella sbandierata coerenza si sfalda come neve al sole appena arriva al potere.

La destra estrema ha portato in Italia la sua leader al vertice del governo, e si appresta a continuare la sua scalata in Europa. Eletta presidente del potente partito conservatore europeo, si avvia a conquistare il potere in altri paesi. Con l’Italia, oggi, anche Svezia e Finlandia sono governati da partiti alleati con la destra più radicale. Si aggiungono ai governi conservatori, anche se meno radicali, di Polonia, Grecia e Ungheria.

La Spagna riteniamo sarà il prossimo banco di prova di questa tendenza, come l’anno prossimo le elezioni europee … e, temiamo, che il flusso continuerà ancora anche dopo.

Francia, Spagna e Germania potrebbero infatti associarsi dopo le loro tornate elettorali al club dei paesi conservatori. La destra estrema potrebbe persino arrivare a governare l’intera Unione Europea, in alleanza con i Conservatori e raccogliere l’adesione dei partiti nazionalisti e delle frange movimentiste antiistituzionali.

Catherine Thorleifsson. Sopra, foto di gruppo dei Conservatori Europei

Ma perché la destra estrema vince? La svedese Catherine Thorleifsson, docente dell’Università di Oslo e direttrice della commissione del governo norvegese sull’estremismo, per spiegare il fenomeno afferma che ciò accade perché ormai in tutta Europa gli elettori sono delusi dai partiti politici convenzionali. In questi tempi di crisi, i partiti populisti di destra vincono perché propongono soluzioni semplici e facilmente comprensibili ai problemi più complessi. Il loro ragionamento fa leva su parole d’ordine di impatto, ricavate della loro propaganda gestita da efficienti uffici stampa “… promettono di proteggere il popolo e la sovranità nazionale contro minacce, percepite e reali, che vengono dall’esterno”.

“Ormai è chiaro che in molti paesi europei – continua la Thorleifsson a Euronews – i partiti di centro-destra sono sempre più inclini ad allearsi con quelli di destra radicale, pur di formare governi con maggioranze solide che possano durare nel tempo”. Questo tipo di evoluzione non era stata possibile prima perché i conservatori erano rappresentati da leader di grande spessore e autorevolezza.

La verità è che sull’onda di una grande emotività di massa, alcuni partiti populisti hanno cominciato a dire esattamente ciò che la gente vuol sentire, senza preoccuparsi della sostenibilità delle affermazioni che fanno rincorrendo i flussi di opinione più diffusi, da quelli che continuano negare la pandemia, a quelli che ancora avanzano dubbi sui vaccini e sugli interessi che nascondono, a quelli che affermano ancora oggi che massoneria e magistratura tramano per sostituirsi alla politica e per perseguire mire di potere.

Marine Le Pen

Ma ciò che più inquieta gli osservatori politici è certamente il superamento in Germania della pregiudiziale antinazista. Proprio come in Italia è stato sdoganato il fascismo. In Germania, infatti, cresce il partito neonazista AfD (Alternative für Deutschland), quello più estremista della galassia nazionalista e componente del gruppo europarlamentare di “Identità e democrazia”, lo stesso a cui aderisce la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen. L’AfD si avvia a raccogliere, secondo i più accreditati esperti sondaggisti, il 30 per cento dei consensi e forse a superarlo in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, dove si voterà il prossimo anno. La politica tedesca è stata completamente spiazzata e non sa che fare. Sarebbe un ciclone sulle elezioni europee del 2024 e certamente spazzerebbe via l’attuale maggioranza che sostiene la Commissione Europea – oggi composta da popolari, socialisti e liberali – che rischia seriamente di uscire sconfitta dalle urne. A meno che non provi in ordine sparso a fare innaturali alleanze pur di conservare il potere. Già ora il PPE (Partito Popolare Europeo) sembra cominciare a slittare verso posizioni più radicali, a cominciare per ora dal netto ripudio di alcune tematiche identitarie proprie dell’area progressista, quali le politiche sui diritti civili, sull’ambiente e sulla consapevolezza climatica.

La tendenza potrebbe, a breve, confermarsi in Spagna, dove il Partido Popular e i nazionalisti di Vox, già governano assieme in Castiglia e León e nella Comunità Valenciana. Alle prossime elezioni politiche del 23 luglio il Partido Popular è dato dai sondaggisti sebbene favorito e in grado di ottenere un gran numero di seggi, ma senza la possibilità di conquistare la maggioranza assoluta necessaria per poter governare da solo. Avrà quindi bisogno di cercare alleati acquiescenti e la destra estrema si è già dichiarata disponibile.

Ma cosa nascondono queste tentazioni nazionaliste? Probabilmente sono il frutto avvelenato della paura e della sfiducia che impera in Europa dopo la pandemia e dopo le conseguenti limitazioni che sono seguite. E poi anche alla guerra incomprensibile scatenata alle sue porte. Una guerra che ha comportato ineludibili prese di posizione radicali ma spesso non condivise, che hanno causato un repentino impoverimento di massa, oltre a mostrare al mondo gli orrori dei bombardamenti e riproporre l’incubo di una guerra nucleare.

In Francia, infine, Marine Le Pen si avvicina rapidamente al 30 per cento dei consensi, come registrano gli ultimi sondaggi.

L’Italia, antesignana della scalata al potere della destra radicale, va in sofferenza sulla gestione ordinaria del potere. Si è subito adeguata alle peggiori pratiche del passato accettando tangenti e praticando comportamenti intolleranti, ma propri della sua natura. Ricordiamo le ripetute uscite contro la magistratura, la libera informazione, i giovani e le donne. Ricordiamo le parole, francamente inopportune, pronunziate della senatrice Santanché, beccata da un’inchiesta televisiva per comportamenti truffaldini nei confronti di lavoratori delle sue società e infine le gravissime dichiarazioni del presidente del senato contro una ragazza che ha osato denunciare per stupro il figlio. In pieno delirio di onnipotenza La Russa ha dichiarato di averlo regolarmente interrogato e assolto perché a suo dire non ha commesso alcun reato.

Non cambieranno mai. Magari avranno anche dismesso la camicia nera, ma i comportamenti si ripetono … anche se oggi spesso appaiono ridicoli.

 

 

Walter Di Munzio è psichiatra e pubblicista


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