MACRON / BUSSA ALLA PORTA DEI ‘BRICS’. E L’INDIA NON INVITA KIEV AL G20

L’India non ha intenzione di invitare l’Ucraina al vertice del G20 previsto per il prossimo settembre. Mentre il presidente francese Emmanuel Macronpotrebbe prendere parte al prossimo vertice dei paesi BRICS di agosto.

Due notizie praticamente oscurate dai media occidentali ma molto significative per quanto concerne i nascenti equilibri geopolitici internazionali.

Vediamo, più in dettaglio, di cosa si tratta.

Partiamo dalle news in arrivo da Nuova Delhi. Le fresche dichiarazioni del ministro degli esteri indiano, Subrahmanyan Jaishankar, lasciano poco spazio ai dubbi. Ecco le sue parole: “A mio avviso, la partecipazione al G20 riguarda i membri e le organizzazioni che abbiamo invitato. Quella lista l’abbiamo dichiarata non appena abbiamo assunto la presidenza del G20 a dicembre”. E l’Ucraina non fa parte del G20, al contrario del suo odierno rivale, la Russia.

Un ribaltone, quindi, rispetto a quanto successo nel 2022, con il G20 di Bali, in Indonesia, al quale partecipò, con la consueta istrionica spavalderia, il presidente-guitto dell’Ucraina Volodymyr Zelensky.

Narendra Modi. Sopra, Emmanuel Macron

Comunque, nell’agenda del G20 di Nuova Delhi, uno dei temi forti sarà proprio il conflitto tra Kiev e Mosca, nonché quello relativo alle “forniture globali di cibo e di carburante”, come trapela dalle prime indiscrezioni.

Il presidente indiano, Narendra Modi, ha comunque incontrato per la prima e unica volta Zelensky lo scorso maggio, a margine del vertice G7 in Giappone.

Passiamo alla seconda, clamorosa indiscrezione. La ‘fonte’ è il quotidiano francese ‘L’Opinion’, secondo cui Emmanuel Macron ha chiesto al presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, di essere invitato al vertice BRICS che si terrà tra meno di due mesi, il prossimo agosto, a Johannesburg.

Ramaphosa ha preso tempo prima di dare una risposta, intendendo consultarsi con i vertici degli altri paesi che hanno fondato, ormai una quindicina d’anni fa, l’organizzazione dei BRICS, ossia Brasile, Russia, India e Cina. Un’organizzazione, come la ‘Voce’ ha sottolineato e dettagliato più volte, nata per sviluppare i rapporti economico-commerciali tra quei paesi e ora in fase di forte espansione, con numerose richieste di adesioni da tanti paesi ‘emergenti’, o – come si diceva un tempo – in via di sviluppo: soprattutto asiatici, arabi, sudamericani e africani.

E prende sempre più forza la ‘New Development Bank’ (NDB), la banca dei BRICS alla cui presidenza è stata nominata, pochi mesi fa, Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, storico braccio destro dell’attuale capo dello Stato Ignacio Lula da Silva e convinta sostenitrice di un progressivo, inesorabile processo di de-dollarizzazione.

Ma torniamo alla possibile partecipazione di Macron, una novità assoluta perché si tratta di uno dei più autorevoli vertici politici di quell’Occidente allineato con gli Usa e la NATO, quindi il blocco-alternativo a quello rappresentato dai BRICS.

Secondo l’Opinion, comunque, Macron non avrebbe chiesto di partecipare in vista di una richiesta di adesione ai BRICS, ma solo come ‘osservatore’, per poter in ogni modo aprire un colloquio con i leader BRICS.

Un’altra notizia, ad ogni buon conto, corrobora la possibile partecipazione del presidente francese. La ministra degli esteri francese, Catherine Colonna, ha infatti in programma una visita, in tempi brevissimi, a Johannesburg.

Commenta per ‘RIA Novosti’ il giornalista russo Dmitrij Kosyrev: “Può anche trattarsi di una provocazione mediatica, ma io credo ciò rappresenti un segnale importante: perché noi, scusate la banalità, stiamo attraversando un’era in cui il vecchio mondo sta crollando e presto apparirà completamente diverso da quello di oggi. E noi, forti dell’esperienza del crollo dell’Urss, sappiamo come succede”. E aggiunge: “Il crollo riguarderà soprattutto l’ordine mondiale, cioè il sistema di controllo su regole del commercio mondiale, diritto internazionale, principi e tradizioni”.


Sorge spontanea la domanda: se Macron non vede, oggi, prospettive per un fattivo ruolo europeo al Consiglio di sicurezza Onu, non sta forse valutando altre opzioni che vanno oltre il sistema delle Nazioni Unite, come ad esempio proprio quello dei BRICS?

Commenta ancora Kosyrev: “Se anche solo la metà dei paesi che oggi guardano all’organizzazione vi aderiranno, allora non sarà già più BRICS, ma qualcosa di molto più grande, praticamente parallelo all’ONU. E perché non dovrebbe esserci la Francia, quale rappresentante della parte occidentale dell’Europa?”.

Tra le ragioni che possono aver spinto Macron a chiedere di partecipare a un vertice che, secondo la stessa ‘Opinion’, “si appresta a far concorrenza all’ordine mondiale guidato dagli americani” e in cui la Francia è oggi inserita, c’è la possibilità – ammessa da ‘Bloomberg’ – che a Johannesburg si parli della creazione di una moneta alternativa al dollaro, con relativa Banca centrale e suo possibile collocamento sul mercato internazionale.

Analizza Bloomberg: “Macron ha motivi più che sufficienti per interessarsi ai BRICS, che rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e una parte molto significativa della sua economia: primo fra tutti l’aspirazione a ‘tenere il naso al vento’, osservando con interesse un’organizzazione che ha un chiaro orientamento ad espandersi rapidamente. E, tra le numerose richieste di adesione, Iran, Argentina, Venezuela, Algeria, quella forse più dirompente sembra essere quella saudita”.

Commenta ‘The Modern Diplomacy’: “Se l’Arabia Saudita entra a far parte dei BRICS, non solo aumenterà in modo significativo il peso e l’influenza dell’istituzione, ma darà anche al paese l’accesso a un numero significativo di partner economici. Con le sue riserve di petrolio e gas, l’Arabia Saudita può diventare un attore chiave nel mercato energetico dei BRICS, che già controllano rispettivamente il 30 e il 22 per cento del consumo mondiale. L’adesione dell’Arabia Saudita rafforzerà la posizione dei BRICS quale maggiore attore internazionale sul mercato del petrolio e del gas”.

Abdel Fattah el-Sisi

E gli Stati Uniti lo sanno bene…

Ma c’è un’ulteriore, significativa novità sul fronte dei BRICS.

Ossia la freschissima richiesta di adesione avanzata dall’Egitto, deciso più che mai a liberarsi dall’influenza esercitata proprio dagli Usa. A quanto pare, uno dei motivi principali è proprio di ordine ‘valutario, ‘monetario’. I vertici del governo egiziano, infatti, sono molto interessati alla possibile creazione di una nuova valuta comune. E, secondo le indiscrezioni, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi si incontrerà a breve con Vladimir Putin.

 

Un altro sonoro ceffone per la Casa Bianca…


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