Governo ‘alla Shakespeare’

Non è amletico, ma è dilemma: “Il potere logora che lo ha o chi non lo ha?” Il dubbio comincia a insinuarsi nella mente survoltata di Meloni e compagni-camerati. In rapida successione diventa   motivo di autoanalisi la “Yo soy Giorgia”, colta in flagranza di abusi di uomini e mezzi Rai per farsi riprendere mentre attraversa le sontuose stanze di palazzo Chigi e, spalancata la porta della sala dove i ministri se ne stanno in religiosa e addomesticata attesa, dà loro un accattivante “buon giorno”, con accompagnamento musicale della campanella (Tg1 delle 20). Contestata dalle opposizioni e dalla satira, la presidentessa tenta di rimediare e mal gliene incoglie perché cade dalla ‘padella nella brace’. In trasferta emiliana, si trascina dietro fotografi personali per essere sicura di riprese radiocomandate e nuova contestazione. Di qualche giorno addietro i fischi alla manifestazione di piazza dei sindacati confederali. Prima di lei hanno suscitato aspre polemiche Nordio, Piantedosi, La Russa (“la Costituzione non è antifascista”), Valditara, Donzelli, a ripetizione Lollobrigida (teoria della ‘sostituzione etnica’ condannata da Mattarella), Salvini e la sua ossessione interessata per il famigerato ponte sullo Stretto di Messina, la nipote di Rauti, Sangiuliano, contestato a Napoli da giovani della sinistra (e in precedenza per il suo incauto e incolto “Dante era di destra”), la Roccella al salone del Libro di Torino. Nessun dubbio, la libertà di parola è garantita dalla Costituzione, ma se l’invocano i soggetti elencati, la risposta è che ha pari diritti chi li contesta. Il più importante ‘no good’ arriva da Bruxelles, per l’incapacità del governo di utilizzare i miliardi del Piano Nazione di Ripresa e Resilienza. L’Italia, questo il timore dell’Europa, preoccupata per le liti interne dell’esecutivo, rischia di rinunciare a 120 miliardi di prestiti. Sollevano serie obiezioni la convocazione ritardata del consiglio dei ministri (alluvione Emilia-Romagna) per non privare la Meloni della passerella solidarista, e il plauso per il misero impegno di venti milioni destinati alla regione, che devastata dalla tempesta d’acqua, denuncia danni per molti miliardi.

Tutta la destra è sotto accusa per l’intenzione, non rimossa, di nominare per la presidenza della commissione antimafia la deputata Colosimo di Fratelli d’Italia, contestata dai parenti delle vittime di mafia per ombre su suoi antichi rapporti con la destra eversiva. Per l’anniversario della strage di Capaci avrà modo di parlare anche Schifani, presidente della Sicilia sotto processo a Caltanissetta con l’accusa di essere stato la talpa di Montante, condannato a 8 anni di reclusione. Baiardo, uomo del boss mafioso Gravano, ha parlato a ‘Report’ delle fotografie che ritrarrebbero Berlusconi con Graviano e il generale dei carabinieri Delfino e minaccia di renderle pubbliche.

In due parole: spirano venti di tempesta nel centro destra e insomma, sembra che il potere logori chi ce l’ha (per adesso).


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