RNA MESSAGGERO / NON LO BECCHI COL VACCINO? ECCOLO PRONTO A TAVOLA!  

Il grande mistero dell’mRNA. Che può passare in un baleno dagli altari alle polveri, dalle stelle alle stalle.

Da giorni ormai non si parla d’altro che del ‘miracolo’ sbandierato dalla star di Big Pharma, ‘Moderna’, la quale promette massimo “entro il 2030” il vaccino anti cancro. “Ma potrebbe verificarsi anche molto prima se tutto procede bene con i test e le sperimentazioni”, ha esultato il Ceo Stephen Bancel davanti ad uno sbigottito ed estasiato Fabio Fazio nella consueta puntata domenicale di ‘Che tempo che fa’.

Stephane Bancel

Proprio mentre i vaccini anti-covid a mRNA (quelli messi in campo per primi da ‘Pfizer’ e ‘Moderna’ a tempo di record, appena 8 mesi dopo lo scoppio della pandemia) sono oggi sul banco degli imputati per lo stratosferico numero di ‘effetti avversi’ registrati sia negli Stati Uniti che in Europa in chi ha ricevuto i vaccini: addirittura 10 milioni di casi  (di cui il 50 per cento gravi) contabilizzati dai ‘CDC’ (‘Centers for Deseases Control’) americani,   soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (miocarditi, pericarditi, ictus, trombosi e infarti); ma anche tumori e a danno delle donne in stato di gravidanza (più un incremento dell’infertilità).

Con quale faccia – sorge spontanea la domanda – la killer ‘Moderna’ con i suoi vaccini totalmente ‘inefficaci’ e ‘insicuri’ viene ora a proporci i suoi vaccini anti-cancro? Come affidare a Dracula la gestione dell’Avis o della Banca del sangue.

Ma tutto questo non basta. Perché adesso veniamo a sapere che la tua buona dose di mRNA comunque, in un modo o nell’altro, te la becchi. Anche se hai accuratamente evitato di vaccinarti con i prodotti di ‘Moderna’ e ‘Pfizer’. E come te la becchi? Mangiando carne, soprattutto suina ma presto anche bovina, perché l’mRNA è già entrato, da circa cinque anni, nella catena alimentare umana.

A sostenerlo, con una ponderosa documentazione, è un battagliero avvocato che da tempo si batte per la salute dei cittadini, Thomas Renz (ha già denunciato la ‘Food and Drug Administration’ e Joe Biden in persona per bugie & truffe sulla pandemia), secondo il cui j’accuse i maiali americani sono stati trattati con iniezioni di RNA messaggero fin dal 2018, mentre entro breve termine sono previste le somministrazioni per i bovini e il pollame.

Thomas Renz

In questo caso, sotto i riflettori c’è un’altra star di Big Pharma, la   statunitense ‘Merck’, quartier generale nel New Jersey.

Ecco quanto ha dichiarato, pochi giorni fa l’avvocato Renz nel corso di una trasmissione del canale ‘Real America’s Voice’.

In questo momento abbiamo avuto la conferma che queste sostanze a base di mRNA sono presenti nelle scorte di cibo. Sappiamo che Merck ha un prodotto chiamato Sequivity. Iniettano mRNA nei maiali fin dal 2018. Sappiamo poi che sono in grado di produrre quello che viene chiamato mRNA trasmissibile. E ciò vuol dire che possono iniettare questa sostanza in un animale che poi evidentemente la trasmette a chi si ciba della sua carne”.

Prosegue il racconto di Renz. “Quindi potrebbero ingegnerizzare il processo in altri animali, nelle piante, in varie cose”. La tecnologia genica, quindi, potrebbe presto allargarsi a tutti i prodotti che compongono la nostra catena alimentare; nell’intervista, di tutta evidenza, Renz si riferisce per ora alla catena americana. Ma, si sa, il fenomeno potrebbe subito allargarsi a macchia d’olio in Europa (e non solo per l’export).

Nel corso dell’intervista, l’avvocato ha parlato di una legge del Missouri – l’House Bill 1169 – la quale “specifica che qualsiasi prodotto che agisce come, o esposto a processi che potrebbero portare il prodotto ad agire potenzialmente come, a terapia genica o che potrebbe influire, alterare o introdurre materiale genetico o una modifica genetica nell’utilizzatore del prodotto…

I prodotti devono essere etichettati in modo evidente con le parole ‘Potenziale prodotto di terapia genica’ e passi ragionevoli devono essere adottati per garantire che un potenziale acquirente o utente ne sia informato”.

Un po’ come si usa fare con le sigarette che possono causare il cancro ai polmoni oppure – come sta per succedere a livello UE  – con gli avvisi che potrebbero diventare obbligatori anche per il vino.

Rincara la dose Renz: “Se un prodotto è noto per essere un prodotto di terapia genica, deve essere etichettato in modo ben visibile ‘Prodotti di terapia genica’, sottolinea il disegno di legge del Missouri”.

E se non otteniamo la divulgazione, la giusta informazione, se non approviamo alcune leggi sul consenso informato, quello che succederà è che, per tutti voi ragazzi che siete forti e avete detto no a questi vaccini a RNA messaggero, beh, li farete comunque attraverso il cibo”. Più chiari di così!

Non è finita qui. Prosegue Renz: “Sono in possesso di documenti del National Institute for Health (NIH, il nostro ministero della Salute, ndr) del 2022 che parlano dell’integrazione dei vaccini negli alimenti. Hanno lavorato sodo per integrare questi vaccini nel nostro approvvigionamento alimentare”.

Già in una precedente intervista con la famosa giornalista, Naomi Wolf, che da anni si batte per salute e ambiente, Renz aveva dichiarato che i documenti del NIH dimostrano che “il governo federale e l’industria farmaceutica hanno perseguito la tecnologia del vaccino mRNA per l’approvvigionamento alimentare per almeno due decenni”. Una programmazione scientifica, dunque, che viene da parecchio lontano.

L’associazione americana degli allevatori di bovini (NCBA), in risposta alle precise accuse di Renz, in un comunicato ha negato che “attualmente” il bestiame venga trattato con l’mRNA. Ha subito destato negli addetti ai lavori non pochi sospetti la parola ‘attualmente’.

 

Passiamo ad un altro allarme, restando sempre in ambito alimentare.

Stavolta sotto i riflettori finisce la ‘farina di grillo’, cui ha da poco dato disco verde, per il suo utilizzo, la UE, tanto per incentivare la para-politiche ‘green’ o comunque follemente ‘alternative’.

Non pochi ricercatori hanno appena lanciato un forte sos – sulla scorta di solide argomentazioni scientifiche – dal momento che l’esoscheletro dei grilli contieni la ‘chitina’, una sostanza che l’organismo umano non è in grado di assimilare. Motivo per cui possono facilmente verificarsi casi di pesanti, anche pesantissime (fino allo shock anafilattico) reazioni allergiche e forti disturbi, proprio come capita per chi è allergico a gamberi, crostacei, ad alcuni molluschi e così via.

Il problema non è da poco, perché non riguarda una esigua fascia della popolazione italiana, ma quasi 1 milione di soggetti: per la precisione, in alcuni studi il calcolo preciso porta ad un numero di 800 mila.

Secondo esperti della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), la gran parte delle allergie alimentari collegate al consumo si insetti deriva da “due proteine che stimolano negli individui suscettibili la produzione di anticorpi associati alle reazioni allergiche. Queste riconoscono le proteine nemiche e innescano la cascata di reazioni responsabile dei sintomi caratteristici delle allergie alimentari”.

Sottolinea Mario Di Gioacchino, presidente della Società italiana di Allergologia, Asma e Immunologia clinica (Siaaic): “In letteratura scientifica sono già stati riferiti numerosi casi di pazienti con reazioni a farine di artropodi, in particolare a farine di grilli”.

Mario Di Gioacchino

A questo punto – proprio come nel caso prima visto con i bovini ‘genici’ – il problema riguarda l’avviso ai consumatori, l’informazione ben comprensibile, e quindi l’etichettatura, proprio per riconoscere se un certo prodotto è realizzato con l’aggiunta di farina d’insetti, grilli in particolare.

Ma a quanto pare, le etichette dei prodotti attualmente in commercio (anche nelle note catene Conad, Lidl, Coop, Esselunga etc) sono praticamente indecifrabili, ben poco comprensibili. L’etichetta, infatti, non riporta con evidenza la presenza della farina di insetti, ma solo il nome scientifico dell’insetto contenuto. Per quanto riguarda il grillo, ad esempio, si potrà trovare in suo nome scientifico, ‘Tenebrio Molitor’; mentre, continuando nell’esempio, la ‘larva del verme della farina minore’ potrà essere identificata solo attraverso le parole magiche ‘Alphitobius diaperinus’. Ovviamente le scritte sono in caratteri quasi microscopici, un po’ come succede per i bugiardini dei farmaci.

Occhio perciò (e soprattutto lenti appropriate, se non vere e proprie lenti d’ingrandimento) alle etichette delle farine che trovate in tutti i supermercati. Ma vi potrà aiutare un altro elemento: le farine a base d’insetto sono parecchio più care. Quindi, scegliete sempre quelle più economiche. Poichè  l’innovazione, il nuovo – anche se è nocivo – costa di più, perché è ‘trendy’, va di moda…

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