“COME L’OCCIDENTE HA PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA” / UN BEST SELLER LO SPIEGA 

Oggi i leader politici di Washington e delle capitali europee – assieme ai mezzi d’informazione allineati e codardi che riportano acriticamente le loro sciocchezze – cercano di tirarsi fuori dal fango ma ci sono dentro fino al collo. E’ difficile pensare come coloro che stati talmente sciocchi da infilarsi in quel fango possano trovare la saggezza per uscirne prima di affondare del tutto e portare giù con sé tutti noi”.

E’ l’amara ma lucidissima conclusione di un libro che tutti dovrebbero leggere per capire le vere ragioni dell’attuale conflitto che rischia di portarci alla catastrofe.

Si intitola “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” (Fazi Editore) e ne è autore Benjamin Abelov, storico (si è laureato in ‘Storia dell’Europa moderna’ presso l’Università della Pennsylvania).

Bestseller proprio negli Usa, ma anche in Germania e in Svizzera, spiega con estrema chiarezza, dovizia di particolari, delucidazioni,    dichiarazioni autorevoli (nonostante la brevità, appena 70 pagine) come l’intero mondo è finito nella ‘trappola ucraina’. La cronistoria di un vero e proprio incubo, e il lettore viene condotto passo passo, come in un thriller, verso una conclusione quasi scontata – ossia il baratro – quando quell’esito poteva essere evitato, se solo i cervelli dei boss occidentali fossero stati dotati di una maggior dose di fosforo e di una minore dose di totale arroganza e brama di potere.

La cosa migliore, a questo punto, è scorrere alcuni fra i passaggi più illuminanti: ce ne sono tanti, e per questo la selezione si fa più ardua.

 

LE MENZOGNE E LE PROVOCAZIONI OCCIDENTALI

Comincia subito con un’affermazione che lascia poco spazio agli equivoci, Abelov: “In questo libro io sostengo che la narrazione occidentale è inesatta. Anzi, sotto diversi, importanti aspetti, è agli antipodi della verità. La causa sottesa alla guerra non risiede nello sfrenato espansionismo di Putin o nelle follie paranoiche degli strateghi militari del Cremlino, ma nella trentennale storia di provocazioni alla Russia da parte dell’Occidente, cominciate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica e continuate fino all’inizio del conflitto attuale. Queste provocazioni hanno messo la Russia in una posizione insostenibile, rispetto alla quale la guerra è sembrata, a Putin e al suo staff militare, l’unica soluzione possibile”.

E subito elenca, l’autore, quali sono state le principali provocazioni messe in campo dell’Occidente per ‘costringere’ Vladimir Putin alla reazione (dopo che il capo del Cremlino ha più e più volte denunciato la situazione che si stava creando in prese di posizione ufficiali, ovviamente ignorate dal mainstream).

Benjamin Abelow

Ecco le provocazioni, una ad una, attuate dagli Usa negli ultimi trent’anni a volte da soli, a volte con i loro alleati europei.

Hanno allargato la NATO di oltre 1.600 chilometri verso est, spingendola fino ai confini della Russia e ignorando così le rassicurazioni precedentemente date a Mosca” (soprattutto gli accordi ‘traditi’ della primavera 1991, ndr);

si sono ritirati unilateralmente dal trattato sui missili antibalistici (Anti Ballistic Missile Treaty, trattato ABM) e hanno collocato sistemi di lancio antibalistici nei paesi NATO di recente adesione. Queste basi possono anche ospitare e lanciare armi nucleari offensive contro la Russia, come i missili da crociera Tomawak dotati di testata nucleare”;

hanno contribuito a preparare, o forse direttamente istigato, un golpe armato di estrema destra in Ucraina. Questo colpo di Stato ha sostituito un governo filorusso eletto democraticamente con uno filoccidentale non eletto” (e anche filofascista, se non filonazista, ndr);

hanno condotto innumerevoli esercitazioni militari della NATO vicino al confine con la Russia. Tra queste, anche esercitazioni a fuoco vivo con razzi il cui obiettivo era simulare attacchi ai sistemi di difesa aerea all’interno della Russia”;

hanno affermato, senza che si fossero pressanti necessità strategiche, e incuranti della minaccia che una tale mossa avrebbe rappresentato per la Russia, che l’Ucraina sarebbe diventata un membro della NATO. La NATO ha poi rifiutato di abbandonare questa strategia anche quando, così facendo, avrebbe potuto evitare la guerra”;

si sono ritirati unilateralmente dal trattato delle forze nucleari a raggio intermedio, aumentando la vulnerabilità russa a un primo attacco statunitense”;

hanno armato e addestrato l’esercito ucraino mediante accordi bilaterali e tenuto regolari esercitazioni congiunte di addestramento militare all’interno dell’Ucraina. L’obiettivo era di costruire l’interoperabilità militare a livello della NATO prima ancora di integrare formalmente l’Ucraina nell’Alleanza”;

hanno indotto la leadership ucraina ad assumere una posizione intransigente nei confronti della Russia, esacerbando la minaccia verso la Russia ed esponendo l’Ucraina alla ritorsione militare russa”.

Se vi par poco. Un ottimo pacchetto di iniziative studiate ‘scientificamente’ per costringere la Russia a reagire. Come è successo. Elementare, Watson.

 

I VARI AVVERTIMENTI DI PUTIN

Circa le reiterate preoccupazioni manifestate ufficialmente da    Putin, l’autore cita le parole del maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell’esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica.

Sottolinea infatti Deveraux: “Nell’ottobre 2021, agli esordi dell’attuale crisi ucraina, Putin esprimeva così la sua frustrazione nei confronti della comunità internazionale per la sua proposta di una moratoria missilistica: ‘Qualcuno ha avuto la minima reazione alla nostra dichiarazione che non dispiegheremo questo tipo di missili nella parte europea se ci assicurano che nessuno di loro lo farà, negli Stati Uniti o in Europa? No. Non hanno mai risposto’. A queste affermazioni, durante una conferenza nel mese di dicembre, ha aggiunto: ‘Stiamo posizionando i nostri razzi vicino ai confini statunitensi? No, non lo stiamo facendo. Sono gli Stati Uniti che con i loro razzi arrivano alle nostre porte”.

Abelow ricorda le vecchie parole di uno dei maggiori statisti americani, George Kennan, il quale mise in guardia gli Usa: “L’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post guerra fredda”. E poi: “Penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda. Penso che i russi reagiranno gradualmente e in maniera negativa e ciò influenzerà le loro scelte politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’è alcun motivo per farlo. Nessuno stava minacciando nessuno. Questa espansione farebbe rivoltare nella tomba i padri fondatori”.

E ancora, ultranovantenne, aveva la forza di aggiungere, Kennan: “Ma davvero non lo capiamo? Le nostre divergenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E adesso stiamo voltando le spalle alle persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime”.

William Burns

Non è finita qui. Dettaglia Abelow: “Fin dall’inizio la Russia percepì il possibile ingresso di Ucraina e Georgia (nella NATO, ndr) come una minaccia esistenziale. L’Ucraina condivide con la Russia un confine terrestre di 1.930 chilometri, parte dei quali a soli 640 chilometri da Mosca. In un cablogramma inviato a Washington nel 2008, l’allora ambasciatore Usa in Russia William Burns, oggi direttore della CIA, raccontava di un suo incontro con il ministro degli Esteri russo. Burns evidenziava che la Russia considerava l’adesione alla NATO di Ucraina e Georgia come una linea invalicabile. Questo fatto emerge già dal titolo che Burns diede al suo cablogramma: ‘Nyet significa nyet. Le linee rosse della Russia all’espansione della NATO’. Scrive Burns: ‘Non solo la Russia lo percepisce come un accerchiamento e un tentativo di indebolire la sua sfera d’influenza nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che pregiudicherebbero gravemente gli interessi di sicurezza russi’”.

 

LA ‘FOLLIA’ OCCIDENTALE

E poi, avviandosi alle conclusioni, l’autore aggiunge: “La minaccia esistenziale che la Russia percepisce da un’Ucraina armata, addestrata e militarmente integrata nell’Occidente avrebbe dovuto essere chiara a Washington fin dall’inizio. Quale persona sana di mente poteva credere che piazzare un arsenale occidentale al confine con la Russia non avrebbe scatenato una risposta vigorosa? Quale persona sana di mente poteva credere che posizionare questo arsenale avrebbe migliorato la sicurezza americana? E se qualche dubbio persisteva, avrebbe dovuto essere spazzato via nel 2008, dopo le parole di Burns. Non ci vuole uno scienziato missilistico per capire il motivo. Eppure questa realtà cristallina appare nebulosa a molti personaggi del Dipartimento di Stato e di quello della Difesa statunitensi, della NATO e del mondo dell’informazione, oltre che al presidente americano in carica”.

“Detto in parole povere, ciò li mette – mette tutti noi – in una brutta situazione. Una situazione che non soltanto è estremamente pericolosa perché espone il mondo intero al rischio di una guerra nucleare: è una situazione a cui si sarebbe potuti arrivare solo con un grado di stupidità e di cecità da parte del governo americano e, tra i leader europei, con un livello di deferenza e di codardia tali da essere quasi inconcepibili”.

Davvero ai confini della realtà.

Luciano Canfora

Un libro, dunque, tutto da leggere. Per ‘capire’ sul serio la genesi del conflitto, per andare oltre la montagna di bufale, di fake news che inondano quotidianamente i nostri media, rincoglionendo letteralmente i cittadini che avrebbero pieno diritto, invece, ad   un’informazione che ‘informi’, e non depisti oppure rincoglionisca.

Ottima la prefazione firmata dal politologo Luciano Canfora, del quale ci piace riportare un paio di passaggi.

“Ultimo tassello per completare ‘l’accerchiamento’ rimaneva l’Ucraina, ormai unico Stato-cuscinetto tra la NATO e la Federazione Russa. L’Ucraina era anche, e lo è tuttora, un paese diviso tra gruppi di popolazione in lotta. Ed è perciò spiegabile che la Federazione Russa abbia fatto leva su questa minoranza per cercare di evitare che anche l’Ucraina avviasse la procedura di inserimento nell’UE e nella NATO, che avrebbe completato l’accerchiamento della Russia e dell’alleata Bielorussia. Come ebbe a dichiarare l’attuale Pontefice, quando la guerra in Ucraina era ormai in atto: ‘La NATO abbaiava ai confini della Russia’”.

E ancora. “L’errore di Putin è stato duplice: fidarsi di promesse malfide pur dopo che erano state calpestate quelle formulate nel 1990 a proposito dei confini NATO da non spingere fin sotto la frontiera russa e non capire la trappola in cui andava a cacciarsi aprendo una guerra guerreggiata per bloccare la guerra ‘invisibile’ (nei media occidentali) del nuovo regime ucraino contro la minoranza russofona in violazione degli accordi di Minsk. La trappola tesa dalla NATO era perfetta, perché offriva (su un piatto d’argento) alla macchina mediatica occidentale una carta propagandistica efficace (la denuncia dell’ ‘aggressore’) e perché rendeva possibile agli Usa in primis (e ai paesi NATO più proni, con l’eccezione della Turchia) di far guerra senza dichiarare guerra: armando a volontà l’Ucraina non solo con armi modernissime ma anche con appoggio logistico e di intelligence. E per giunta tranquillizzando l’Ucraina, spinta allo sbaraglio, con promesse di fantasmagoriche e rapide ricostruzioni ‘dopo la vittoria’”.

 

Una sola modesta notazione, ossia una piccola mancanza nel volume di Abelov. Si tratta della questione, non da poco, dei biolaboratori militari che il Pentagono, in perfetta sinergia con il Dipartimento di Stato guidato dai falchi Tony Blinken e Victoria Nuland, ha installato, nel corso degli anni, in svariati paesi un tempo ex sovietici: ad esempio Kazakistan, Georgia e, soprattutto, Ucraina, come la ‘Voce’ ha documentato in svariate inchieste, alcune comparse addirittura prima dell’inizio del conflitto (gennaio 2022).

13 i biolaboratori ‘ufficiali’ e ammessi dalla stessa Nuland durante un’audizione davanti al Congresso Usa: ma a quanto pare il numero complessivo supera la quarantina. Tante piccole Wuhan dove vengono condotte (su cavie umane ucraine) ricerche più che border line, in vista delle ‘biologic wars’ del presente e soprattutto del futuro.

Altre poderose armi, quindi, puntate contro la Russia dai paesi del suo ex impero sovietico: cosa ci vuole, con un drone, a spargere nella confinante Russia il virus dell’aviaria o del vaiolo?

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