Chi ci capisce è davvero bravo

Due galli nello stesso pollaio creano scompiglio, gelosie incrociate di galline che aspirano al ruolo di favorite e furiose reciproche beccate dei due ‘maschi’, per occupare in posizione di leader la cabina di comando nella gestione del potere e dei vantaggi non solo sessuali che ne derivano. Traslato nel ‘pollaio’ della politica il micro racconto su chiocce e galli calza a pennello. L’ibrido di due soggetti con  analogo pedigree di spregiudicati infiltrati nella tenzone politica è finito a ‘pesci in faccia’ come commenterebbe un incolto ma efficace detto popolare. Una foto precedente allo scambio di coloriti vaffa mostrava la coppia scoppiata di Renzi e Calenda sorridenti, abbracciati, di soci con ambizione comune a disturbare lo storico dualismo sinistra-destra. Prima di colludere sulla spartizione delle risorse destinate ai partiti, l’idea di Azione e Italia Viva poggiava sulle solide fondamenta di un Paese che a loro avviso salta alternativamente sul carro della destra o della sinistra in mancanza di un progetto che risusciti il centro popolato dai moderati, ovvero di una novella Dc. La conferma del progetto evidentemente  ambizioso, anacronistico, nato dalla temporanea fusione dell’ex sindaco di Firenze intrufolato nel Pd per scardinarlo e del rampante Calenda, l’ha servita anche di recente la deludente partecipazione degli italiani al voto dele 25 settembre. Hanno risposto assente soprattutto gli elettori del qualunquismo moderato, per ragionato scetticismo nei confronti della titubante miscellanea Italia Viva-Azione. Il successivo tentativo di incollare i cocci della velenosa rottura vede al lavoro Mara Carfagna, presidentessa esule da Forza Italia, ingaggiata da Calenda: ripudia l’idea del partito unico, della fusione con Renzi e prova a ricomporre i resti dell’alleanza fallita con la proposta di un centro senza effetti collaterali. Ma questa nuova puntata della fiction centrista deve fronteggiare da subito un incidente di percorso, il ‘caso Udine’, dove le forze coalizzate di Pd, Cinquestelle e chissà quale componente del cosiddetto ‘Terzo Polo’ eleggono sindaco della città il candidato del centrosinistra in una regione leghista. Il fuoco nemico, che conta su sinergie estese nel mondo dell’informazione, ha provato a provocare la componente moderata del Pd, ha  insinuato che la Schlein gonfia con forti venti di sinistra le vele del partito, ma il ribaltone di Udine, feudo leghista, è stato di tutt’altro segno. Alberto De Toni, ex rettore, sostenuto da una ‘candidatura civica’ è diventato sindaco di un centrosinistra ‘largo’, inclusivo dei 5Stelle e proprio di parte del Terzo Polo. chissà , un avvertimento per la Schlein, che per le elezioni comunali, per ora, ha firmato accordi con Conte solo per quattro capoluoghi.

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