Di seguito pubblichiamo un intervento tenuto pochi giorni fa, per la precisione il 14 febbraio, dal virologo partenopeo Giulio Tarro alla Sala Aldo Moro della Camera dei deputati sul tema “Etica e umanizzazione – Il punto di svolta per garantire il futuro dei diritto dell’Uomo”. Ci pare contenga spunti molto interessanti e degni di una adeguata riflessione, soprattutto per un approccio sempre più vicino della Medicina, e della Scienza più in generale, ai reali bisogni delle popolazioni. Ancor più in un momento storico come l’attuale, alle prese con ‘pandemie’ (è di pochi giorni fa un allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su una tremenda ondata di ‘aviaria’) e con una quasi totale ‘disinformazione’, visto il comportamento dei media, regolarmente genuflessi davanti ai diktat governati (dagli Usa, dove però si registrano alcuni segni di ‘risveglio’, all’Italia, invece costantemente ‘oscurata’ e i pareri ‘difformi’ censurati), complice una buona fetta di scienziati e della classe medica al servizio di Big Pharma.
Una delle rare voci indipendenti, autorevoli, fuori dal coro e per questo non in linea con le non-verità scientifiche diffuse a piene mai durante gli ormai indigesti talk di casa nostra, è proprio quella di Tarro, l’allievo prediletto di Albert Sabin che inventò il vaccino antipolio e non guadagnò un centesimo, perché lo ‘regalò all’umanità’ non brevettandolo: comportamento diametralmente opposto, invece, quello delle star di Big Pharma, ‘Pfizer’ e ‘Moderna’ in testa, che dai bevetti sui vaccini hanno realizzato profitti stratosferici e non li hanno voluto rendere ‘pubblici’, perfino dopo le sollecitazioni di Papa Francesco.
E’ autore di svariati libri, Tarro, che tutti dovrebbero leggere, per capire fino in fondo le verità scientifiche sui vaccini, e non quelle propalate da virologi taroccati (perché sono infettivollogi, immunologi, allergologi, di tutto e di più), diventati, nel corso della pandemia, delle autentiche virostar.
E’ del 2018 “10 cose da sapere sui vaccini”: in questo caso si tratta di quelli ‘tradizionali’, da usare comunque sempre con estrema cautela e facendo ricorso al principio di ‘massima precauzione’, come del resto ha raccomandato per una vita Luc Montagnier, lo scienziato francese e premio Nobel per la scoperta del virus HIV.
Davvero profetico, poi, il libro firmato da Tarro a giugno 2020, quindi ad appena 4 mesi dallo scoppio della pandemia, “Covid 19 – Il virus della paura”. Profetico soprattutto perché già denunciava la politica governativa tutta ‘Tachipirina e Vigile attesa”, che ha nei fatti negato il ricorso a CURE e FARMACI che esistevano, erano in commercio ed erano anche poco cari (qui forse il tallone d’Achille, perché servivano poco per rimpolpare i forzieri di Big Pharma): cure e farmaci che avrebbero potuto salvare decine di migliaia di vite. E lo poteva accertare la Procura di Bergamo, se il perimetro della sua inchiesta non si fosse limitato alla mancanza del piano pandemico e alla zona rossa nella Val Seriana.
Ancora, profetico perché ‘Covid 19 – Il virus della paura’ ha smascherato una delle principali tecniche adottate dalla politica e dalla scienza (sic) per far passare provvedimenti anti-scientifici e anti-costituzionali: proprio ieri abbiamo pubblicato tra le news come si comportò, a fine 2020, il ministro della salute britannico, ‘terrorizzando’ la popolazione con il paventato arrivo di nuove varianti.
Passiamo al terzo volume firmato da Tarro, “Covid 19 – La fine di un incubo”, uscito a luglio 2022, nel quale rimarca le pesanti responsabilità governative (a questo punto si tratta dei due esecutivi Conte e del governo Draghi) per la gestione della pandemia. E soprattutto sottolinea la ‘non efficacia’ e la ‘non sicurezza’ di vaccini sperimentali, eppure autorizzati, che hanno prodotto e stanno producendo giganteschi ‘effetti avversi’, come stanno documentando le tragiche statistiche ufficiali: a settembre i ‘CDC’ (‘Centers for Deseases Control’) americani, e in questi giorni ‘EudraVIgilance’ per l’Europa. I dati – pur in difetto – sono da brivido e certificano una quantità stratosferica di ‘effetti avversi’, da quelli più lievi a quelli più gravi (che sono circa il 50 per cento), soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (pericarditi, miocarditi fino a ictus, trombosi e infarti).
Perché tutti i politici e gli scienziati tacciono? Perché non viene preso alcun provvedimento, in presenza di una tale carneficina?
Nel suo ultimo volume Tarro lancia una proposta che più concreta non si può: l’effettuazione di TEST GENETICI ad hoc, in grado di rilevare se il fisico della persona è in grado di sopportare (in particolare il sistema cardiocircolatorio) l’impatto dei vaccini, soprattutto quelli a mRNA (‘Pfizer’ e ‘Moderna’). Si tratta di test oggi molto cari: ma lo Stato dovrebbe renderli gratuiti e obbligatori, così come (follemente) ha reso obbligatori dei vaccini ancora in fase sperimentale (è terminata appena pochi giorni fa, il 31 gennaio 2031).
Siamo alle solite: quando si possono salvare vite umane, lo Stato spesso e volentieri si gira dall’altra parte.
E’ etico, morale tutto ciò?
Di seguito, quindi, potete leggere l’intervento di Tarro alla Sala Aldo Moro della Camera dei deputati, a Palazzo Montecitorio.
Inoltre, cliccando sul link in basso, trovate una recente, interessante intervista rilasciata dal professor Tarro a ‘Lo Speciale’ sulla vitamina D.
Infine, per leggere gli ultimi interventi di Tarro pubblicati sul prestigioso ‘British Medical Journal’ (addirittura quattro tra settembre e dicembre 2022 e uno a gennaio 2023) potete andare alla casella CERCA e digitare il nome GIULIO TARRO oppure ‘British Medical Journal’.
La scienza, il vero motore della storia
DI GIULIO TARRO
I medici sono gli unici professionisti a servirsi di un codice etico, il Giuramento formulato da Ippocrate nel 430 AC. Codice che ha conosciuto innumerevoli aggiornamenti che, comunque, non sono bastati ad affrontare pienamente i tanti dilemmi che avrebbero dovuto essere risolti dalla politica e che, invece, vengono scaricati sul medico.
Come la recente questione delle vaccinazioni di massa per fronteggiare il Covid; strategia corredata dalla sospensione dal lavoro e il deferimento agli ordini professionali di colleghi che hanno osato esprimere pubblicamente dubbi sulla efficacia e opportunità di questi vaccini sperimentali e/o che hanno rifiutato di vaccinarsi. Un provvedimento che, tra l’altro, stride con l’attuale Codice deontologico dei medici che, nel primo articolo, impegna il medico a: “esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione.” È da evidenziare che questa situazione è nata non dal rifiuto dei medici per ogni tipo di vaccinazione bensì per una vaccinazione come quella anti-Covid (furbescamente presentata come non obbligatoria per tutti ma che difatti lo era considerando le vessazioni alle quali erano sottoposti coloro che la rifiutavano) per la quale si pretendeva dal vaccinando la firma di un “consenso informato”, che non si comprende su cosa potesse basarsi essendo ignoti gli effetti avversi a medio e lungo termine di questi vaccini sperimentali. A ciò è da aggiungere la pretesa di imporre il vaccino a tutti (nonostante il Covid presenta significativi rischi solo per alcune determinate categorie, nella illusoria pretesa di sradicare il virus con una immunizzazione generale) e la pervicace negazione di cure che pure avevano dimostrato la loro efficacia.
Per problemi di tempo, non è possibile affrontare qui tanti altri aspetti etici connessi all’emergenza Covid; mi affretto, quindi ad accennare ad una branca dell’etica, la Bioetica.
Il termine bioetica è stato coniato dall’oncologo Van R. Potter nel 1971, per sottolineare la relazione esistente tra le nuove conoscenze biologiche e i valori etici dell’Uomo. L’interesse di Van R. Potter per queste tematiche scaturiva da una riflessione sull’inopportunità di un accanimento terapeutico su malati in fase terminale ai quali, forse, sarebbe stato più opportuno accelerare la fine risparmiando così ad essi un inenarrabile calvario di sofferenze e umiliazioni ma ben presto il termine “bioetica” travalicò questo stretto ambito per interessare questioni che fino a quel momento il medico aveva vissuto come sofferta scelta personale quale l’aborto o il mantenimento in “vita” di persone che hanno perso le funzioni sensitive e razionali conservando solo quelle vegetative, fino ad interessare questioni che i progressi della Medicina hanno portato alla ribalta quali la fecondazione artificiale, l’ingegneria genetica e i trapianti.
Nel nostro continente le tematiche legate alla bioetica ebbero un primo momento di codifica nel documento istitutivo del Consiglio d’Europa, che nella sua raccomandazione del 2 febbraio 1989 invitava i Governi degli Stati membri a istituire “istanze nazionali interdisciplinari, incaricate di informare la collettività ed i pubblici poteri dei progressi scientifici e tecnici compiuti in embriologia, nella ricerca e sperimentazione biologica, valutarne i risultati, i vantaggi e gli inconvenienti anche sotto il profilo dei diritti e della dignità dell’Uomo e degli altri valori morali“.
In accordo con questa raccomandazione, Il 28 marzo 1990 la Presidenza del Consiglio dei ministri istituiva, il Comitato Nazionale per la Bioetica, (del quale facevo parte) al quale veniva affidata la funzione di supportare l’azione del legislatore e degli operatori della Sanità definendo i criteri da utilizzare nella pratica medica e biologica per tutelare i diritti umani ed evitare eventuali abusi e discriminazioni che possano, anche involontariamente, discendere dalla rapida implementazione dei risultati delle tecno-scienze. Compito così definito nell’articolo 1 dell’atto costitutivo: “Elaborare un quadro riassuntivo dei programmi, obiettivi e risultati della ricerca e della sperimentazione nel campo della scienza, della vita e della salute dell’Uomo; formulare pareri e indicare soluzioni per affrontare i problemi di natura etica e giuridica che possono emergere con il progredire delle ricerche, avuto riguardo alla salvaguardia dei diritti fondamentali e della dignità dell’Uomo, così come sono espressi nella Carta Costituzionale; prospettare soluzioni per le funzioni di controllo rivolte sia alla tutela della sicurezza dell’Uomo sia alla protezione da eventuali rischi dei pazienti trattati con prodotti dell’ingegneria genetica o sottoposti a terapia genetica.”
Il Comitato, anche operando in sinergia con Comitati bioetici dell’Unione europea e di molti paesi stranieri, ha finora affrontato diversi temi quali:obiezione di coscienza e bioetica; definizione e accertamento della morte nell’uomo terapia genica; problemi della raccolta e trattamento del liquido seminale umano per finalità’ diagnostiche; sicurezza delle biotecnologie; proposta di risoluzione sull’assistenza ai pazienti terminali; bioetica e formazione nel sistema sanitario; donazioni d’organo a fini di trapianto; diagnosi prenatali; alimentazione umana e benessere animale; sperimentazione dei farmaci; informazione e consenso all’atto medico; brevettabilità’ degli organismi viventi; trapianti di organi nell’infanzia; progetto genoma umano; procreazione assistita; contraccettivi d’emergenza; vaccini anti-Covid-19… La legge costituzionale n. 3 del 2001 ha poi incentivato la nascita in quasi tutte le Regioni italiane di comitati regionali per la bioetica, comitati etici ospedalieri, comitati etici della medicina pubblica…
Va da sé che la bioetica per la delicatezza degli argomenti che tratta necessita di un rispettoso dibattito finalizzato alla nascita di un condiviso percorso. L’esatto contrario di quanto avviene nei talk show televisivi dove per aumentare l’audience si fa di tutto per esasperare le posizioni nella speranza di trasformare il dibattito in una rissa. Ancora peggio quando questioni estremamente complesse e delicate diventano oggetto di referendum, come quello del giugno 2005 sulle cellule staminali.
Non più l’economia o la politica, ma è la scienza il vero motore della storia, quindi la stesura di una normativa con le sue regole ed il rapporto della ricerca scientifica nei riguardi della qualità della vita, aggiungendo non anni a questa, ma qualità agli anni. Una visione positiva della scienza, sommatoria del sapere biologico, filosofico, etico, giuridico ed anche teologico. Come dicono gli aforismi di Albert Einstein la ricerca della verità è più preziosa del possederla, la curiosità del ricercatore è maggiore della ricchezza, della fama e del potere, quando si giunge da vaghe intuizioni ad inoppugnabili e riproducibili esperimenti. Infine l’immaginazione vale più della conoscenza.
Il rapporto medico paziente non può essere quello dell’architetto o dell’idraulico, cioè adattare l’offerta come operatore di servizi per una medicina dei desideri. Il percorso a tappe della tecnica che porta alla possibilità applicativa e quindi all’esaudire desideri inediti, che a loro volta diventano diritti con la conclusione di una lotta per il riconoscimento giuridico. A questo punto la funzione direttiva passa dal diritto e dalla politica alla tecnica con conseguente morte del diritto ed anche dell’etica. Hobbs diceva “auctoritas non veritas facit legem” perciò è la forza a dettare la legge, non la verità delle cose.
Infine siamo di fronte ad una nuova rivoluzione copernicana: primo uscire fuori dal proprio particolare -interessi economici, ideologie radicate – a favore degli interessi primari delle comunità nazionali ed internazionali. Secondo obiettivi della ricerca scientifica sono le scelte di priorità a favore delle categorie ed i popoli più indifesi, compresi soprattutto i pazienti ed i poveri, che rappresentano la maggioranza di questo mondo senza uguaglianza.
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