Elly, avanti tutta

Sciacallo, sinonimo di avvoltoio…di profittatore a scopo di ricatto o per danneggiarne reputazione e carriera di politici.

Quando Elly Schlein riceveva sa Letta il melograno, simbolo di prosperità e fortuna, travasi di bile dei sabotatori della sinistra si sono adoperati con fulmineo sincronismo per contrastare in partenza la rivoluzione del Pd che prova a cancellare il suo passato prossimo di deleteria promiscuità con fuoriusciti della Dc e comunque di un centro distante anni luce dal mondo del lavoro, delle povertà, della giustizia sociale, dell’ambientalismo, del pieno rispetto della Costituzione antifascista. Salutare per il futuro della sinistra è l’addio al Pd di Fioroni, ex ministro dell’Istruzione nel governo Prodi che dice: “Pd distante da quello che metteva insieme culture politiche diverse dalla sinistra al centro, con i cattolici democratici, i popolari e la Margherita”.  L’augurio è che altri Fioroni seguano il suo esempio e liberino la leadership della Schlein delle scorie che hanno demolito l’ideologia progressista, fino alla debacle del 25 settembre. Non è un addio, ma molto vi somigliano, la rinuncia a capogruppo della Camera di Debora Serracchiani (e di Simona Malpezzi al Senato), e il commento dell’ultra moderato Gori: “Schlein? Dipende da lei se sarà ancora il mio partito”. Puro sciacallaggio è la caccia a possibili esuli del super centrista Calenda: “La linea della Schlein è molto diversa dalla nostra. Pd e 5S populisti e radicali, terzo polo rappresenta riformisti, liberal democratici e popolari. Porte aperte”.  Gli fa eco la Boschi, renziana a tutto tondo: “Si apre una prospettiva di una casa accogliente per chi ha idee riformiste”. Bonaccini: “Noi leali, ma dipende tutto da Schlein…Non diciamo che la sosteniamo. Il rischio di un’emorragia di dirigenti ed elettori è concreto”.

La muta di palazzo Chigi, al secolo “Yo soy, Giorgia, soy madre” naviga nel comodo mare del silenzio. A bocca cucita assolve le pecore nere del suo cerchio spacciato per inedita moderazione, ma saldamente ancorato al passato di neofascista: tace sulle intemperanze mussoliniane di La Russa, sulle magagne di Delmastro e Donzelli, sull’ignominia di Valditara, che sbraita contro la preside antifascista e sulla disumanità di Piantedosi, emanazione passiva di Salvini, che impedisce alle navi salva vita di soccorrere i migranti. Così, la “Yo soy madre” Meloni rinnega il sacro ruolo della maternità, così copre il suo ministro xenofobo, dunque è indirettamente complice delle vittime di naufragi specialmente della morte di mamme e bambini che potrebbero essere salvati. Meloni e Piantedosi all’unisono: “Fermare le partenze”. E come, se i migranti senza futuro, consapevoli di sfidare la morte, fuggono da guerre e povertà estrema, se affrontano il Mediterraneo su barchini desinati al naufragio?

Elly Schlein: “Sarò un problema per la Meloni”. Nessun dubbio, i motivi per dimostrarlo non le mancano. Aspettano solo il riscatto di dopo mesi, anni di letargo della sinistra.


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