GEORGE SOROS / MILIARDI IN DONAZIONI NEGLI USA PER ‘TAROCCARE’ I MEDIA

Il filantropo miliardario George Soros, a bordo della sua corazzata, la ‘Open Society Foundation’ e delle sue varie ramificazioni societarie, ha il controllo su moltissimi mezzi d’informazione a livello internazionale e, of course, soprattutto negli Stati Uniti. Ciò succede attraverso un vorticoso e complesso giro di ‘donazioni’ effettuate negli ultimi anni sia agli editori che agli stessi giornalisti, evidentemente quelli che ‘contano’, gli ‘opinion maker’.

Si sapeva bene della fortissima influenza sui media del magnate Mangia-Paesi, ma non fino a questo punto. E ora lo documenta, in modo dettagliato e minuzioso, una ricerca condotta dalla società ‘MRC Business’ che fa capo al ‘Media Research Center’ e affidata a due studiosi, Joseph Vasquez e Dan Schneider.

Ecco alcuni tra i dati più eclatanti che emergono.

 

I gruppi editoriali che hanno ricevuto pingui elargizioni dalla tanto generosa Fondazione ‘Open Society’ (nel cui board europeo ha preso posto per anni la nostra Emma Bonino, animatrice di + Europa) sono in tutto il mondo per la precisione 153.

Una bella cifra.

I giornalisti baciati dalla fortuna griffata Soros, in proporzione, non sono poi tanti, solo 54, anche se spesso e volentieri ricoprono figure apicali all’interno dei loro giornali o tivvù.

Negli ultimi anni gli investimenti per ‘campagne promozionali’ di stampo fintamente progressista, vicine cioè a temi che stanno molto cuore ai Democratici di Joe Biden, ammontano ad un totale di 32 miliardi di dollari. Non male.

Secondo Vasquez e Schneider, questa strategia “lo ha aiutato a stabilire legami con alcune delle più importanti personalità dei media negli Stati Uniti e all’estero, contribuendo a indottrinare quotidianamente milioni di persone con le sue opinioni”.

Un po’ come è successo con la campagna organizzata in grande stile dalla Casa Bianca per ‘condizionare’ e esercitare fortissime pressioni su tutti i social media, sia per promuovere la politica governativa sulla pandemia, sia per ‘censurare’ i pareri ‘scomodi’, ‘controcorrente’ di autorevoli scienziati, come sta emergendo dalla maxi inchiesta avviata dai procuratori generali della Louisiana e del Missouri, più volte ricordata dalla ‘Voce’.

Ma torniamo allo studio dei due ricercatori. Sono state individuate “almeno 54 figure di spicco dei media (conduttori, editorialisti, redattori, dirigenti di testate giornalistiche e singoli redattori)”, tra cui saltano fuori nomi da novanta, come quelli di Lester Holt, conduttore di ‘NBC Nightly News’, e Sally Buzbee, caporedattore del ‘Washington Post’.

Ma l’elenco di testate ed emittenti che hanno goduto dei ricchi cadeau inviati dal magnate è lungo, e i nomi sono altisonanti. Eccone alcuni: CNN, CBS, NBC, NPR, ABC sul fronte delle antenne,

New York Times’ (addirittura!) e ‘Washington Post’ tra i quotidiani più noti, ‘Reuters’ e ‘Bloomberg News’ tra le agenzie di notizie.

Cesar Conde

Più in dettaglio, stando ai risultati della ricerca, tra il 2016 e il 2020 il magnate ha sborsato oltre 130 milioni di dollari “attraverso varie organizzazioni per influenzare i gruppi mediatici. Questa rete di legami con i media – viene spiegato – permette a Soros di avere una notevole influenza sulle storie che i media trattano, su come le trattano e su quali storie trattare”.

In modo non poco eufemistico, nel 2019, Soros ha in qualche modo spiegato la ‘strategia’ al ‘suo’ stesso ‘New York Times’, quando – come ricordano i due autori – “ha dichiarato che stava lavorando per ‘piegare l’arco della storia nella direzione giusta’ e che stava usando la sua influenza sui media per raggiungere questo obiettivo”.

 

Andiamo ad altri gustosi dettagli. “Molte figure dei media gli sono legate attraverso il ‘Committee to Protect Journalist’ (CPJ), che ha ricevuto 2,7 milioni di dollari da gruppi sostenuti da Soros. Winkler Holt, Buzbee e Amanpour sono tra i membri del consiglio d’amministrazione del CPJ”.

E infatti, viene spiegato, sono stati trovati “diversi membri del consiglio d’amministrazione CPJ che difendono Soros nei loro servizi giornalistici, sia in modo sottile che aggressivo”.

Eccoci ad altri big dell’editoria entrati nelle grazie del magnate. “Il presidente di NBC Universal News Group, Cesar Conde, che dirige NBC News, MSNBC e CNBC, è anch’egli legato ai soldi di Soros attraverso l’ASPEN Institute, che ha assegnato al capo della NBC la sua ‘Henry Crown Fellowship’”. E, guarda caso, “i gruppi di Soros hanno donato oltre 1,1 milioni di dollari all’ASPEN tra il 2016 e il 2020”.

Non è certo finita qui. “Anche i giornalisti e i dirigenti dell’industria dell’informazione che ricoprono ruoli presso il ‘Marshall Project’ e‘ProPublica’ sono legati ai finanziamenti di Soros: entrambi i gruppi hanno ricevuto oltre 1,2 milioni di dollari sempre tra il 2016 e il 2020”. E poi, come in una vera Catena di Sant’Antonio: “Anche la ‘National Public Radio’ e ‘PolitiFact’ sono almeno parzialmente finanziati dai gruppi sostenuti da Soros”.

 

Anche il Partito Democratico, of course, ha potuto largamente godere della estrema generosità del magnate di origini ungheresi e trapiantato negli Usa.

Osserva lo studio condotto da ‘MRC Business’: “Per le elezioni di midtermdello scorso anno, le campagne dei candidati filogovernativi hanno ricevuto 170 milioni di dollari”, come candidamente ammetta lo stesso canale tivvù CNBC foraggiato da Soros.

E poi: “Le donazioni sono state effettuate anche attraverso l’Open Society Policy Center, che ha donato 138 milioni di dollari. Si tratta di un’organizzazione no-profit che fa parte della rete ‘Open Society Foundation’” creata da Soros e nel cui consiglio d’amministrazione siedono due rampolli del miliardario.

Last but not least, “la maggior parte delle donazioni personali di Soros nel corso del 2022 sono state effettuate attraverso due comitati di azione politica (PAC), che possono spendere una quantità illimitata di denaro. Si tratta di ‘Democracy PAC’ e ‘Democracy PAC II’, che fanno capo ad Alexander Soros, figlio del magnate. Entrambi i PAC hanno fatto donazioni per milioni di dollari ad organizzazioni che hanno lavorato per le campagne dei candidati democratici”.

 

Brevi note fuor dalla ricerca elaborata dai due analisti di ‘MRC Business’.

Alcuni mesi fa cominciarono a far capolino delle notizie sulle attività ‘informative’ attivate da Soros in Ucraina, e partite a poche settimane dall’inizio del conflitto.

Si trattava, in sostanza, di un vero e proprio ‘depistaggio’ organizzato in modo scientifico. Le sigle lanciate sul campo dalla Open Foundation sulla carta avevano lo scopo di scovare le ‘fake news’ che i russi cercavano di far filtrare per condizionare i media occidentali. In realtà succedeva (e forse ancora succede) esattamente il contrario: team di giornalisti assoldati per ‘fabbricare’ fake news, realizzando ad esempio filmati di varia lunghezza ‘taroccati’, mostrando morti che tali non erano oppure manichini collocati ad hoc da far apparire come cadaveri. Di tutto e di più per fornire ai media occidentali, affamati di news, il materiale ‘giusto’, per alimentare la gigantesca propaganda pro Kiev che ha imperato e impera sovrana. ‘Donando’ i suoi supporti documentativi e informativi da vero museo della ‘fake news’.

Altra chicca.

E’ da anni che il magnate-filantropo ha indetto un premio internazionale di ‘giornalismo investigativo’. Il massimo…

 

N.B. La ‘Voce’ ha scritto e pubblicato decine e decine di articoli su George Soros. Come al solito, vi suggeriamo di andare alla casella CERCA (nella colonna in alto a destra) che porta all’Archivio della Voce. Digitando GEORGE SOROS li potete consultare. Comunque ve ne segnaliamo, qui sotto, due. Il primo, “La macchina della sovversione di George Soros” è firmato da Cesare Sacchetti,    animatore dell’interessante sito ‘La Cruna dell’Ago’: il pezzo riguarda proprio il mondo dei media. Il secondo è sul ruolo di Soros nella vicenda ucraina.

 

 

LINK  

 

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