ENI, ENEL & C. INGRASSANO / E MEZZA ITALIA MUORE

Crisi mortale per famiglie e imprese di piccole e medie dimensioni, mentre le grandi aziende – proprio quelle impegnate nel campo energetico – festeggiano profitti stratosferici, da guinness dei primati.

Per la serie: c’è una piccola fetta di Predoni che vive sulla pelle e sul sangue degli italiani, in questa drammatica situazione che il Paese sta vivendo. E nessuno, a livello politico, alza un dito: solo proclami ormai ridicoli di ‘massima priorità per le bollette’ e spiccioli al popolo bue. Totalmente dimenticato qualsiasi provvedimento in grado di super tassare quei giganteschi extraprofitti.

Vediamo le ultime cifre, elaborate non da un covo di sovversivi ma dall’Area Studi di Mediobanca.

ENEL e ENI sono le regine assolute, non solo per quanto riguarda i ricavi 2021 ma anche per i primi 9 mesi del 2022. E il trend di quest’anno è sensibilmente superiore a quello 2021.

Parla da solo il dato relativo a tutto dicembre 2022, con Enel ed Eni che presentano ricavi superiori, rispettivamente, dell’84 e addirittura del 102,7 per cento.

Ecco altre ottime performance. Strabiliante il dato di ‘Edison’, che migliora, tra il 2021 e i primi 9 mesi del 2022, del 233,5 per cento. Col vento in poppa anche l’azienda petrolifera di casa Moratti, ‘Saras’, che fa segnare un +106,3 per cento; buoni i numeri che presenta ‘Saipem’ (+46 per cento). Eccellenti quelli di aziende energetiche territoriali, come la lombarda A2A con un +145,3 per cento, e l’emiliana HERA (+113,9 per cento).

Insomma, è festa grande per le star del nostro settore energetico.

Mentre gli italiani non sanno come arrivare a metà mese (non più a fine mese), né sanno come pagare le bollette ormai stellari; e mentre aziende che hanno bisogno di energia come il pane (per fare uno solo esempio dei tanti, tantissimi possibili, il comparto della ceramica) muore giorno dopo giorno, con imprese di medie dimensioni un tempo vanto della nostra economia (soprattutto nel nord est) costrette e chiudere battenti e mandare i lavoratori per strada.

Possibile mai una ‘roba’ del genere? Ma cosa sono arrivate a fare le truppe fascio-meloniane? A ‘osservare’ il crollo del Paese, a vedere come stiamo finendo tutti (tranne lorsignori) nel baratro?

L’abbiamo già scritto altre volte.

 

E’ arrivato il momento che una Sinistra realmente tale (e oggi solo ipotizzabile con un mosaico 5 Stelle, pezzo sano del PD che si stacca dal tronco marcio, più cespugli sparsi, più il fondamentale

‘arruolamento’ di una grossa fetta del non-voto) prenda il toro per le corna e metta sul tavolo una proposta ‘decente’ per ‘arginare’ la crescente e inarrestabile povertà: certo non le cagatone alla Giggino Di Maio che dal balcone, come un ducetto di periferia, proclamava la ‘fine della povertà’.

Carlo Cottarelli. Sopra, Claudio Descalzi

Ma una idea ‘semplice’, chiara, netta e precisa. Raddoppiare i minimi delle pensioni, le ‘pensioni sociali’. Si può umanamente vivere, oggi, con le bollette triplicate e i costi dei beni (pensiamo solo al cibo, agli alimenti) almeno raddoppiati, contando su 470 euro al mese? Che fa, allora, un pensionato? Si trasforma in scippatore? Svaligia un negozio di rolex per darli anche ad altri come lui? Diventa un Mago Silvan e oltre che conigli tira fuori euro a bizzeffe dal cilindro? O un aspirante Gesù per moltiplicare pani e pesci?

Raddoppiando i minimi da fame (o meglio, da morte certa per inedia) si comincia a risolvere seriamente il problema della sussistenza minima per milioni e milioni di persone.

Quanto ci costa? Lo ha calcolato perfino il super ragionier Carlo Cottarelli, il mago (vero) di tutte le spese pubbliche, oggi in Parlamento con la maglietta del PD. Si tratta di 19 miliardi di euro tondi tondi.

Come trovarli? Non è così complicato. Super tassa – quella di cui s’è tanto parlato e fatto niente – sui maxi profitti di chi s’è arricchito fino ad oggi sulla pelle altrui, le sopracitate regine dell’energia, che sono in buona parte ancora semi-pubbliche.

Lo sceriffo Matteo Salvini ha subito lanciato l’idea del ‘Ponte sullo Stretto’: ci sono i soldi – ne è certo – facciamolo subito, sarà il toccasana per tutti i problemi del Belpaese. Bene, se quei soldi ci sono, li destiniamo a finanziare il raddoppio delle pensioni sociali. Tanto l’idea del Ponte sullo Stretto – come direbbe Fantozzi – è una cagata pazzesca.

Ancora: il reddito di cittadinanza va assolutamente rivisto e profondamente corretto. Una gran parte dei percettori non ne ha il becco di un diritto, viaggiando in Bmw e indossando il rolex. Quindi un taglio netto: che va ad alimentare il tesoretto pro pensioni.

E poi: in un periodo drammatico come questo, non è il caso di cogliere la palla al balzo per tagliare vitalizi da nababbi per quella nomenklatura che vuol vivere con 10-12 mila euro di pensione al mese? Per tagliare i super stipendi ai super manager che prendono più di un presidente Usa? Per segare gli stipendi dei nostri parlamentari, che si sono furbamente ridotti di numero ma continuano a rubare il loro stipendio, per niente allineato con la media europea?

In soldoni: a quota 19 miliardi ci si arriva presto: se, però, lo si vuole con forza, se esiste una precisa volontà politica, se c’è uno schieramento – chiamiamolo di vera sinistra – capace di ‘adottarlo’ e portarlo avanti.

Per poi passare subito al secondo step: lavoro ai giovani e ai senzalavoro, salari umani e non da schiavi. Queste le due grandi priorità: per far vivere (o meglio sopravvivere) gli anziani e dare un domani a chi è costretto ad andarsene (i freschi dati sull’emigrazione dei cervelli e anche della media forza lavoro sono da brividi).

 

Letizia Moratti

Un’ultima nota sul PD, soprattutto per recuperarne quella parte sana, se pur minoritaria. Giorni fa s’è posto il tema se appoggiare o meno la candidatura di Letizia Moratti per la Regione Lombardia, in contrapposizione al pare ricandidato di centro destra, l’attuale Governatore Fontana.

Sorge spontanea in mondo immediato una riflessione: è mai possibile che il tema si sia posto, che i vertici del PD abbiamo anche per un solo istante riflettuto su quella candidatura, di una Moratti nata berlusconiana fino al midollo e sempre osteggiata per anni e anni da una sinistra che ancora faceva qualche battaglia? Il solo fatto che Letta & C. ci possano aver pensato per un minuto fa capire lo stato comatoso in cui è ridotto il PD, una autentica pattumiera politica (per una sua larga fetta).

Per questo è ormai urgente un congresso, non in primavera, ma domani: possono trascorrere in una simile agonia con il becchino Letta al comando questi prossimi, strategici mesi per il destino dell’Italia?

In attesa di un congresso col ‘morto’, e la celebrazione di un funerale delle residue speranze: perché, allora, la parte ‘sana’ non prende la sacrosanta decisione di andarsene subito e partire col progetto della nuova ‘Cosa’ a Sinistra?

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