Il ‘centro? Convergenze parallele’

Prende corpo, per clamorosa responsabilità di quel che fu la sinistra, la patologia molto italiana dell’ endorsement all’ideologia tory per dirla all’inglese,  alla prudenza esasperata che coinvolge certo medio, classi popolari e soprattutto i vertici del comparto produttivo ben rappresentato da Bonomi, presidente in carica ‘molto conservatore della Confindustria: di anomalo nella striscia vincente del ‘centrismo’ c’è il largo consenso che lo consolida, a cui contribuiscono soggetti teoricamente antagonisti: i lavoratori, gli italiani in condizioni  di disagio economico e sociale. L’Italia post fascista ha delegato ai moderati destrofili la guida dell’arduo processo di rifondazione del Paese. Il poi è stato un susseguirsi di abili tattiche del potere per confermarsi dei moderati. Ha aggregato di volta in volta liberali, socialdemocratici, socialisti e infine i comunisti. Ha bloccato il sodalizio Berlinguer-Moro nel timore di perdere la sua storica egemonia.

Il tramonto del potere democristiano, ghigliottinato da ‘tangentopoli, è apparso presto un fenomeno transitorio, il transfer dallo storico centrismo di De Gasperi alle varianti Berlusconi-Lega-moderati di molteplice opportunismo. La manovra di consolidamento dei si è perfezionata con l’infiltrazione nel partito della sinistra di ex democristiani e di personaggi di ideologie affini. La strategia ha conosciuto il suo culmine con Letta, Bindi, Casini e l’ex Dc Renzi, il sabotatore che ha minato  il Pd alla base e lo ha ridotto a macerie. Il seguito è attualità. Massimo D’Alema, in altre faccende di uomo d’affari affaccendato, dichiara in questi giorni di estraniarsi dalla  politica, ma discetta sull’intero mondo della partitocrazia,  celebra Conte come leader progressista (c’è chi definisce D’Alema suo consigliere) e ammette la nostalgia per la ‘terza via’, per un passaggio al ribasso del riformismo dall’alto (???),  un nuovo integrarsi della sinistra con il centro politico (che includerebbe il disfattista Renzi, il rampante Calenda, i moderati tipo Tabacci, Lupi), un revival del tentativo di conciliazione Berlinguer-Moro fallito tragicamente.

A D’Alema non fanno difetto, esperienza, fantasia, tatticismo, ma fatica a contestare i sospetti di minare il traballante edificio politico del Pd. Per caso, i conservatori al potere è quel che chiedono il mondo del lavoro in crisi, i lavoratori della Whirpool, di altre decine di fabbriche che licenziano, le massaie che non riescono a garantire pranzo e cena, i poveri-poveri?

Purtroppo non sono loro a progettare la ‘propria’ sinistra ed è quasi certamente la ragione che impedirà ai dem di affidare il futuro alla Schlein, all’ivoriano Aboubakar Soumahoro.


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