QUEEN ELISABETTA / ALCUNE ZONE D’OMBRA DELLO STORICO SETTANTENNATO

E’ morta la Regina e, of course, fiumi d’inchiostro e di ore tivvù sulla più longeva donna al potere nella storia mondiale, 70 anni.

Se ne parlerà in tutte le salse per giorni e settimane, se ne ‘salotterà’ in tutti i talk possibili e immaginabili, gli altri argomenti clou – e ce ne sono di ben grossi in pentola, dalla guerra alla catastrofe economica, da noi le elezioni – passeranno per larghe spanne in cavalleria.

Almeno fino al 19 settembre, giorno di San Gennaro, quando verranno celebrati in forma ufficiale i funerali più importanti degli ultimi cent’anni, alla presenza di tutte le autorità internazionali, il capo della Casa Bianca Joe Biden  ed eterno alleato della Monarchia in pole position. Un breve pausa di 5 giorni e da noi, poi, subito alle urne: una buona pausa di ‘distrazione di massa’ ci voleva proprio, in questo momento topico della nostra vita politica.

Of course, in questi giorni suonano le fanfare, squillano le trombe, rullano i tamburi. E’ un diluvio di ricordi, aneddoti, stories, episodi raccontati da chiunque l’abbia vista da vicino anche solo per un flash, per mezza parola. Ne potranno succedere di tutti i colori in questi giorni: ma statene sicuri, il palcoscenico sarà occupato costantemente da Lei, la Regina amata da tutti i sudditi britannici, del suo Commonwealth e non solo.

Val la pena, a nostro parere, uscire per un momento dal coro e riflettere su alcune pagine della storia inglese non proprio trasparenti, diremmo ‘opache’. Gli episodi che vi riporteremo all’attenzione non sono direttamente attribuibili a sua Maestà, ovviamente, ma ai governi, e soprattutto ai premier, da lei ‘battezzati’. Ma si tratta di episodi – tutti nell’arco degli ultimi 30 anni – di cui la compianta regina era perfettamente a conoscenza: episodi che – come si dice in gergo – non poteva non sapere.

Eccoli in rapida carrellata.

 

QUEL ‘BRITANNIA’ DEL 1992 PER SVENDERE L’ITALIA

Partiamo a bordo del ‘Royal Yacht Britannia’ che il 2 aprile 1992 si trova nelle acque di Civitavecchia. Una crociera fortemente voluta dalla regina in persona, per soccorrere un’Italia in panne, appena frustata dal vento di Tangentopoli, in forte crisi economica e di liquidità.

Cosa fare, dunque? Organizzare una mega kermesse per mettere in mostra i nostri pezzi pregiati, i gioielli dello Stato italiano: una sorta di antipasto per l’asta che verrà e rappresenterà la gioia di tanti ‘privati eccellenti’ che faranno man mano a pezzi e bocconi il Belpaese. Lo stesso copione andato in scena nella Russia post Gorbaciev (guarda caso anche lui passato giorni fa a miglior vita ma per il quale si è scritto e parlato, en passant, nemmeno per 24 ore) con il pazzoide Boris Eltsin, burattino nelle mani degli Usa; e poi con l’insediamento, in Ucraina, di un altro guitto eterodiretto dagli Usa, Volodymyr Zelensky.

Il Britannia

Ma torniamo al ‘Britannia’. Ospiti d’onore i banchieri, i finanzieri, gli uomini d’affari di maggior peso al mondo, pronti a visionare la ‘merce’. Ad aprir loro porte & portoni, e ad illustrare i nostri ‘gioielli’ nonché i progetti di ‘ripresa’ (sic) dell’ormai ex Belpaese (formaggio a parte), tutti i vip di quel tempo, e alcuni ancora oggi in pole position.

Guest star, per noi, è infatti nientemeno che l’immarcescibile Mario Draghi, all’epoca strategico Direttore Generale del Tesoro, il quale – non a caso – dà il benvenuto agli illustri ospiti e legge la relazione d’apertura. Mette ovviamente in risalto tutti i benefici che l’Italia potrà ottenere da una oculata politica di vendite (che già allora molti etichettano come ‘svendite’) di grosse e strategiche aziende pubbliche: basti pensare che nel ’92 lo Stato controllava l’80 per cento del settore creditizio, il che è tutto dire.

La prima vendita eccellente sarà quella del gruppo alimentare SME, uno dei gioielli griffati IRI, che passerà alla francese Nestlè.

Ma la vera accelerazione al ‘processo’ non avverrà, come ci si sarebbe aspettati, sotto il primo governo Berlusconi, ma con i successivi ‘sinistri’ governi Prodi (per anni al vertice dell’IRI, di cui verrà fatto un autentico ‘spezzatino’) e D’Alema.

Mario Draghi

Ma ormai questa è storia passata. Vogliamo solo aggiungere una valutazione, sulle privatizzazioni, espressa in una sentenza 2010 della Corte dei Conti: non sono servite neanche, come era stato sbandierato, per migliorare i servizi, ma solo per far lievitare le tariffe. Neanche quel minimo obiettivo, dunque, era stato raggiunto: a parte i regali e cadeau miliardari agli amici, e agli amici degli amici!

Ma torniamo alla casa reale britannica.

 

 

 

LE MAXI FAKE DI TONY BLAIR SULL’IRAQ

Partiamo subito con una domanda che non ammette equivoci. Come mai Sua Maestà non ha avuto nulla da dire sul più che disinvolto comportamento del suo premier Tony Blair, che è stato il vero protagonista dalla ‘fake’ del secolo, inventando di sana pianta la ‘minaccia nucleare’ nelle mani di Saddam Husseine che ha provocato la guerra d’aggressione capeggiata dagli Stati Uniti, cui hanno preso parte, of course, i sudditi britannici ed europei?

Tony Blair

Una macchia gigantesca nella storia inglese e non solo. Soprattutto perché poi è ‘saltata fuori’ la totale invenzione della pista nigeriana che conduceva ad un uranio di cui Saddam non è mai entrato in possesso e non avrebbe mai potuto utilizzare.

A riprova di tutto ciò c’è la ‘confessione’ a posteriori, molti anni dopo, dello stesso Blair, il quale davanti alla Camera dei Lord ha ammesso: “Ci siamo inventati tutto. Ci serviva un pretesto per attaccare Saddam, detronizzarlo e prendere il controllo del paese”. Più chiari di così…

Sorge spontanea la domanda: come mai i così efficienti servizi segreti inglesi – il famoso MI6 (Military Intellingece sezione 6) – non ha avvisato l’entourage della regina della clamorosa topica? E degli effetti perversi (stragi e massacri a parte) che ne sarebbero derivati?

Copione non molto dissimile oggi, con un esecutivo inglese – prima guidato da Boris Johnson e ora dalla fresca d’investitura LIz Truss – più realista del re, più guerrafondaio degli stessi americani che, per precisa volontà del Dipartimento di Stato guidato dai falchi Tony Blinken e Victoria Nuland, vuole la totale sconfitta (e detronizzazione) del ‘macellaio’ Vladimir Putin costi quel che costi, anche fino alla pelle dell’ultimo ucraino. E lady Truss, a quanto pare, minimizza totalmente i rischi nucleari ai quali il conflitto può portare, anche in tempi brevi, stando alle fresche parole del neo premier di Downing street.

 

QUEL FIORE NAZI COLTIVATO PER 9 ANNI

Ma restiamo nel campo dei Servizi segreti di Sua Maestà britannica. E qui un’altra ‘domanda delle cento pistole’, come soleva dire lo storico inviato Raiper decenni da Londra, Sandro Paternostro.

Come mai Londra per la bellezza di nove anni 9 ha chiuso non uno ma due occhi sulla permanenza nella sua capitale di un condannato alla galera da una corte italiana, con sentenza definitiva, non per un borseggio o una rapinetta, ma per ‘tentata strage’?

Stiamo parlando di Roberto Fiore, leader storico di ‘Forza Nuova’, la formazione nazi che è tornata alla ribalta delle cronache per l’assalto alla sede delle Cgil e, anni prima, per le minacce e intimidazioni ai giornalisti dell’Espresso, rei (quelli di allora) di raccontare le non lodevoli imprese squadriste di Fiore & C.

Roberto Fiore

La ‘Voce’, quelle imprese, le ha raccontate negli anni ’90, beccandosi ben due querele: una, ovviamente, da Fiore in persona, l’altra da Alessandra Mussolini, che aveva ‘lasciato’ il suo scranno al Parlamento europeo proprio per farvi accomodare il Fiore nazi.

La ‘Voce’, in svariate inchieste, ha documentato per filo e per segno le acrobazie imprenditoriali e finanziarie della Fiore band, quartier generale a Londra. Business incentrati soprattutto su grosse compravendite immobiliari (riciclando i denari della cassa di ‘Terza Posizione’) e sulla creazione di ‘agenzie di viaggi’ e per l’inserimento degli italiani nel tessuto inglese, come – per fare un solo esempio – la ‘Easy Going’.

La stampa inglese più autorevole, come ‘The Guardian’, si è interessata al caso-Fiore. E ne ha dettagliato gli affari.

Come mai – sorge ancora una volta spontanea la domanda – i sempre efficienti Servizi di Sua Maestà non hanno informato le autorità di governo di quanto succedeva sul loro territorio? Perché non hanno mai preso in considerazione l’estradizione di personaggi almeno un po’ ingombranti? Per 9 anni non è successo letteralmente niente, nessuno ha mosso un dito, non si è alzata una foglia. Tanto che l’eroico Fiore (condannato per tentata strage) dopo 9 anni esatti è sbarcato tranquillamente a Fiumicino, accolto a braccia aperte degli allora vertici di Alleanza Nazionale. I cui ‘nipotini’, oggi, vogliono prendere le redini del prossimo governo! Ai confini della realtà.

Terminiamo il tour tra i chiaroscuri reali con due vicende private. Ma poi non troppo.

 

DA LADY DIANA AL GIALLO EPSTEIN

La tragica vicenda di lady Diana, infatti, avrebbe potuto cambiare, e non di poco, i destini del mondo.

Immaginate la consorte del principe ereditario (l’equino Carlo oggi Re) che unisce il suo destino con un arabo, quale era Dody Al-Faied? Ricco, straricco, il padre proprietario dei più celebri grandi magazzini Harrods di Londra; ma quell’unione con un islamico non s’ha da fare. Se lo raccontava il grande Manzoni 200 anni fa, non lo potevano strapensare i genitori del real Carlo?

Un movente che più colossale non si può.

Lady Diana

Ed invece cosa è successo? Neanche lo straccio di un’inchiesta, nemmeno le minime investigazioni che avrebbero potuto consentire di individuare chi aveva organizzato la messinscena, che si è tragicamente concretizzata sotto il Pont de l’Almà a Parigi. Come mai – è anche stavolta il caso di dirlo – sia polizia e servizi francesi che la sempre efficiente ‘Scotland Yard’ non hanno cavato neanche un ragnetto dal buco? Nemmeno la parvenza di una pista? Possibile che tutto si riduca alla farsa dell’autista ubriaco? Possibile mai che la rituale – e obbligatoria – super catena dei controlli intorno ai vip di tal peso sia andata a farsi benedire?

La ragion di Stato, in questo caso la salvaguardia del prestigio della Corona, ha preso il sopravvento su tutto. Gli investigatori dei due paesi hanno ficcato il muso sotto la sabbia, gli inquirenti hanno ugualmente ‘insabbiato’ ogni pista praticabile: e quindi ‘depistato’ nel più classico dei modi possibili. Come da noi è successo – per citare solo i due casi più clamorosi – con la strage di via D’Amelio in cui hanno perso la vita Paolo Borsellino e la sua scorta, e con l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Chiudiamo con l’ultimo giallo di famiglia, che la ‘Voce’ ha rammentato in occasione delle inchieste sul caso Epstein, il miliardario americano che organizzava porno-viaggi per i pezzi da novanta di mezzo mondo, regolarmente con minorenni mozzafiato doc.

Andrea d’Inghilterra

Fra i ‘travellers’ eccellenti (visto che viaggiavano a bordo del ‘Lolita Express’, il velivolo personale di mister Jeffrey Epstein, morto ‘suicida’ – sic- nel carcere di massima sicurezza di New York), non solo capi di Stato e magnate del calibro di un Bill Gates, ma anche il principe Andrea d’Inghilterra. Il suo nome è saltato fuori nel corso delle verbalizzazioni della teste-imputata numero uno, la stretta collaboratrice e amante del miliardario, Ghislaine Maxwell, condannata in primo grado ad una pena non da poco. Del resto, il principe Andrea aveva già regolato (a botte da milioni di sterline) i conti con una sua ex fiamma prezzolata, che ha trovato il coraggio di parlare.


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