C’è danno e danno

La pandemia, subdolo, disumano accanimento del coronavirus esportato dalla Cina, fertile Paese che moltiplica il miliardo e mezzo dei Xi, Ho, Ming e ha indagato pericolosamente il virus trasmesso da pipistrelli, è una delle ipotesi, ha provocato effetti collaterali solo in parte conclamati. A giudicare da quanto accade nel mondo sembra che la pandemia abbia anche privato un paio di soggetti dei freni inibitori. I danni celebrali accertati del Covid-19 e acuiti dalle varianti, ovvero ansia e depressione, includono probabilmente un’altra patologia, più grave,  che fa sembrare quasi innocua la disputa mondiale della guerra fredda: lo zar Putin, se non fosse costantemente ‘su di giri’, chissà se in stato di aggressività alcolica, per scorpacciate di caviale innaffiato in abbondanza da vodka, si direbbe vittima di sovra eccitazione guerrafondista da virus. Gli risponde l’antagonista di storiche, quanto scellerate rivalità Usa, il fragile Joe Biden, ossessionato dalla prospettiva di un imminente pensionamento, per status anagrafico e minacce di impeachment, non istituzionale, promosso dai colossi della produzione di armi, dai petrolieri, veri padroni degli Stati Uniti. Tra i due litiganti, tra incudine e martello, tra ‘bere o annegare’, si barcamena un’Europa non compiutamente compattata, perché a democrazia minata da Paesi membri governati dalla destra.

Per non navigare in acque lontane nel tempestoso Mare Nostrum, entriamo nel grande caos che regna sovrano anche nella Bell’Italia, dilaniata da strumentali contrapposizioni, fenomenologie fantapolitiche, del tipo 5stelle, finiti  dalle stelle alle stalle. I democratici covano in seno sabotatori in serie e alimentano la tendenza in progress di rivincite del pensiero moderato, del centrismo nostalgico di ‘cristiana democrazia’. Il pericoloso trend in corso genera all’estremo l’assurdo del neofascismo che domina nei sondaggi e spaventa, evidentemente non abbastanza da cancellare il rischio di ritrovarci la borgatara Meloni al governo. Oltralpi le fa eco l’esultanza della Le Pen, in considerevole ascesa di consensi. Sconcerta il plebiscito degli ungheresi per la rinnovata fiducia al dittatore Orban. Da noi, è mite, per nulla carismatica, la leadership di Letta alla guida del Pd, è distruttivo il velenoso sabotaggio da posizioni ultra conservatrici di Renzi e Calenda, indigna la resurrezione in Sicilia dello scudo crociato esibito da Cuffaro in sintonia con Dell’Utri, salutata con sommo gaudio dalla mafia.  Caos, appunto.

“Mi scusi sommo Padre, illuminato pontefice, se la disturbo per così poco (forse no, poco non è) in relazione al percorso di rifondazione della Chiesa da lei coraggiosamente intrapreso. Succede che nella Verona leghista, in certe sue componenti notoriamente razzista, il voto, al primo round elettorale, ha raccontato un inaspettato, salvifico cambio di direzione. Verona ha bocciato il sindaco uscente Sboarina, di Fratelli d’Italia. In testa c’è Damiano Tommasi, del centrosinistra. Al ballottaggio andrà come andrà, la speranza è che si confermi la voglia di democrazia dei veronesi. E però, santo Padre, prima che faccia troppi danni, cerchi, trovi il modo per annullare l’appello, infarcito di becere falsità, pronunciato dal vescovo della città scaligera contro il candidato Tommasi. Può, deve farlo: il vescovo Zenti, ha interferito sulle questioni politiche italiane e non gli è consentito, ma peggio ha insinuato che Tommasi sia contro ‘la famiglia voluta da Dio’. Mente, finge di non sapere che il candidato contro cui si è schierato è un cattolico praticante, padre di sei figli (ha detto Cristo crescete e moltiplicatevi) ed è il fondatore di una scuola intitolata a Don Milani. Papa Francesco, in uno dei tuoi dialoghi con i fedeli, smentisci il vescovo sobillatore e anche questo contribuirà ad esaltare il tuo pontificato ‘riparatore’”.


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