Le parole più vomitevoli pronunciate dopo il massacro nella scuola del Texas con 17 bimbi e due maestre trucidati arrivano dal Capo della Casa Bianca, Joe Biden, che davanti a un mondo sgomento davanti all’ennesimo episodio della serie arriva a dire:
“Basta con questi omicidi. Basta con la lobby delle armi”.
Ma con quale faccia di bronzo il ‘democratico’ presidente degli Usa può dire una bestialità del genere, davanti ai cadaveri ancora caldi di 19 innocenti vittime?
Quando è il primo a sapere che l’industria delle armi è regolarmente e da anni in cima alla graduatoria delle sempre generose ‘donazioni’ ai candidati per le presidenziali Usa? Che nessun numero uno della Casa Bianca, democratico o repubblicano, è stato mai eletto senza i soldi sporchi, grondanti di sangue, delle aziende riunite nella lobby più potente degli Usa per la vendita di ‘armi al dettaglio’, la ‘National Rifle Association’, NRA per i suoi milioni di fans?
Senza contare, poi, le palate ancor più arcimiliardarie che finiscono nei forzieri delle industrie militari belliche, per fare un solo nome emblematico, quello della ‘Lockeed Martin’, che ha triplicato i suoi profitti negli ultimi mesi con i suoi super missili pro Ucraina?
COME NASCONO GLI STATES
Gli Stati Uniti, dalla loro nascita (il 14 luglio 1776) ad oggi, sono un Paese che ha radicato le sue basi, le sue fondamenta, sull’odio, sulla violenza, sulla predazione, sulle stragi, sull’invasione e la conquista imperialista di altri stati e nazioni.
Non stiamo parlando di genetica bellicista, di cromosomi votati alla guerra o di vecchi schemi lombrosiani.
Piuttosto, di una visione del mondo che è stata perfettamente delineata, nelle sue stupende opere, da uno psicoanalista tedesco che ha vissuto per molti anni negli Usa, Erich Fromm, il quale ha dedicato tutta la sua vita a spiegare la genesi, la formazione e lo sviluppo di ‘aggressività e distruttività’ nelle società capitaliste: e, of course, il paese simbolo sono proprio gli Stati Uniti.
In sostanza, il ragionamento è questo (ma ci torneremo presto con un’inchiesta ad hoc): i condizionamenti esterni, gli impulsi che arrivano dall’ambiente, dal contesto sociale, sono così forti da cambiare e modellare in un verso o nell’altro il comportamento umano, vuoi vero il ‘bene’, vuoi verso ‘il ‘male’. Sosteneva Fromm – autore di capolavori come ‘Anatomia della distruttività umana”, “Essere o Avere”, “L’Arte di Amare”, per citarne solo alcuni – che l’uomo è una tabula rasa, sulla quale tutto può essere scritto o impresso. Faceva trapelare, dai suoi ragionamenti, una innata tendenza umana verso l’amore, il ‘positivo’, la ‘creatività’. Ma al tempo stesso, con sano realismo, ammetteva: “Amare è molto difficile, richiede impegno, dedizione, tempo. Distruggere è invece molto facile: basta comprare una pistola e ammazzi qualcuno”.
Un esempio che può calzante, oggi, non si trova: e pensare che la memorabile ‘Anatomia della distruttività umana” è del 1975, ormai quasi mezzo secolo fa: ma tutti dovrebbero leggerlo, per capire quello che OGGI sta succedendo.
Ma qual è la vera storia degli Stati Uniti dalla nascita fino ad oggi? Quali sono le tappe percorse nel corso dei secoli e dei decenni che stanno portando man mano ad una escalation senza fine, come plasticamente dimostrano i comportamenti del Joe Bush di turno, il pazzo (‘lo Stanamore’) che ormai è una vera e propria marionetta (come sul fronte ucraino Volodymyr Zelensky) nelle mani dei guerrafondai del Dipartimento di Stato, che come abbiamo più volte ricordato ai nostri lettori rispondono ai nomi di Tony Blinken e Victoria Nuland, i quali ci stanno portando per mano verso la catastrofe nucleare?
Ecco, per capire come si è arrivati all’Ucraina, all’allargamento asfissiante negli ultimi trent’anni dei confini della NATO e anche ai drammi delle stragi quotidiane nelle scuole a stelle e strisce (assolutamente da rivedere anche lo choccante docufilm di Michael Moore sulla strage di Columbine del 2003), è opportuno ripercorrere alcune tappe basilari nel ‘breve’ itinerario storico degli Usa. Un percorso nel Museo degli Orrori che ci fa capire parecchie cose. A questo punto procediamo per temi.
IL SECONDO EMENDAMENTO KILLER
Cominciamo dalle leggi, dall’impianto normativo che gli Usa si sono dati.
Partiamo dai famosi, tanto celebrati (come esempio di vera e sana democrazia) ‘Emendamenti’ della Costituzione a stelle e strisce. Perché non c’è solo il 5° Emendamento’, quello processualmente ‘garantista’ (una sorta di tutela per un ‘giusto processo’), che sottolinea come sia basilare, per ogni cittadino “il diritto a non dire o fare, nel corso del processo, cose che possano nuocere a se stessi”. Quante volte, nei film americani, lo abbiamo sentito invocare dagli imputati poi rivelatisi innocenti da tutte le accuse che gli erano piovute addosso?
Bene, non c’è solo l’ottimo quinto emendamento. Perché viene anche numericamente preceduto (segno di un’importanza ancor maggiore) da un 2° Emendamento, che tutela nel mondo più ampio possibile il “diritto al possesso di armi” per ogni cittadino. Nel luglio 2008, il diritto è stato addirittura ancor più rafforzato dalla Corte Suprema USA, la quale “ha riconosciuto il diritto dei cittadini di avere armi, dichiarando incostituzionale la legge del Distretto della Columbia che ne vietava il possesso ai residenti”. Con un colpo di bacchetta magica, la Corte Suprema ha anche demolito una legge che vigeva nello Stato di Washington da 32 anni e che, parimenti, proibiva l’uso di armi.
Non è certo finita qui. Perché la solertissima Corte Suprema a stelle e strisce ha voluto sancire, una volta per tutte, un principio da qui all’eterno: il diritto al possesso di una o più armi è un diritto inviolabile. E – udite udite – è inviolabile al pari del diritto al voto e alla libertà di espressione.
Non c’è bisogno di parole per commentare l’aberrazione sancita addirittura dalla massima autorità in tema di Giustizia negli Usa.
A questo punto è lecito tutto: da Columbine alla strage nel Texas.
Passando per gli orrori secolari e decennali di tutte le guerre d’invasione e predazione, dal Vietnam fino all’Iraq e all’Afghanistan, sbarcando in Yemen.
ECCOCI AL NUOVO KU KLUX KLAN
Qualche dato sulla tanto ‘cara’ – per tutti i Presidenti Usa nonché per tutti i congressisti, in modo perfettamente trasversale – ‘National Rifle Association’ (NRA), che sboccia circa un secolo e mezzo fa, il 17 novembre 1871, a Fairfax, in Virginia, dove è oggi acquartierata la sua monumentale sede.
Sapete come viene definita dalle stesse leggi americane? “La più antica organizzazione per i diritti civili degli Stati Uniti”. Basta la parola, è detto tutto, anche stavolta: la filosofia politica degli yankees è rimasta quella degli sceriffi, dei cowboys, del vecchio Far West: che almeno, però, un codice d’onore pur lo aveva e sotto il profilo numerico ha molti meno morti sulla coscienza.
Nelle numerose pubblicazioni agiografiche griffate NRA, campeggiano immagini del ‘National Firearms Museum’, un museo tutto dedicato a mostrare al popolo le meraviglie storiche per far fuori il nemico, l’indiano, il nero di turno.
Non è finita certo qui. Per mostrare ai suoi fans (i soci raggiungono lo stratosferico numero di 5 milioni negli Usa) che non si tratta di un’associazione di giovani marmotte, la NRA fa bella mostra delle sue ‘Milizie’, la “cui esistenza e necessità – chiariscono i promotori – per la sicurezza dello Stato è sancita dal
2° Emendamento della Costituzione, e i cui membri sono affiliati a NRA e svolgono veri e propri addestramenti”.
Tutto ciò – commenta Michael Moore – desta enormi preoccupazioni, non può passare sotto silenzio, perché si tratta di una sorta di redivivo ‘Ku Klux Kla’n, e nessuno osa dir niente, neanche un politico che al Congresso Usa alzi il ditino per fare un’osservazione.
Un ‘Battaglione Azov’ in salsa americana, viene ancora da dire, rimarcando certe ‘somiglianze’.
SIAMO ORA AGLI STATI AMERICANI KILLER
Rifreschiamoci adesso la memoria su quanto siano democratici e umanitari gli States sul fronte di un tema sempre bollente, la pena di morte. Un argomento usato in modo ritualmente strumentale dai forcaioli che lo ritengono un deterrente. Circostanza clamorosamente smentita da sondaggi d’ogni tipo che dimostrano, al contrario, come negli Stati killer il tasso di omicidi e violenze d’ogni sorta non sia in flessione, ma addirittura in aumento.
Rinfrescare la memoria serve per palesare – una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno – il volto ‘criminale’ degli Stati Uniti, dove la legge non serve minimamente per rieducare e recuperare chi è in galera, ma per vendicarsi su lui, per usare i suoi stessi metodi: per rendersi, quindi killer con i killer. Concetto che fa totalmente a pugni con i principi di una qualsiasi Costituzione, anche la più strampalata. A meno che, ribadiamo, non sia finalizzata ad istituzionalizzare l’uso della violenza, per farne ‘introiettare’ il concetto e la presunta ratio ai cittadini: dallo Stato contro l’individuo e dallo Stato contro le minoranze, i diversi, o altri Stati, come si dimostra emblematicamente in queste bollenti settimane dove Biden & C. vogliono mettere a ferro e fuoco il mondo intero, dalla Russia alla Cina (la notizia è fresca fresca, issando il vessillo dell’indipendenza e dell’autonomia di Taiwan in pericolo).
Veniamo ai tragici numeri che, per l’ennesima volta, si commentano da soli.
Attualmente gli Stati che prevedono la pena di morte sono in maggioranza: 28 contro 22.
Le prassi di morte variano da Stato a Stato. Prevalgono l’iniezione letale e la camera a gas, ma è ancora in voga la sedia elettrica. In un paio di Stati si fa ancora ricorso alla vecchia fucilazione, come nel Mississippi e in Oklaoma. Sempre in un paio di Stati viene offerta anche l’opzione dell’ipossido di azoto.
Una vera democrazia pluralista, come è facile notare, dove niente viene negato al morituro. Sotto questo profilo, gli Stati più ‘umani’ (quelli che cioè offrono il più ampio ventaglio possibile di opzioni) sono due: proprio il Mississippi e l’Oklaoma, che in aggiunta ai metodi più nuovi, ti offrono anche la classica fucilazione.
Ecco l’elenco completo degli Stato: Alabama, Arizona, Arkansas, California, Florida, Georgia, Indiana, Kansas. Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, North Carolina, Ohio, Oklaoma, Oregon, Pennsylvania, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Wyoming.
Tra i 22 Stato che hanno abrogato la pena capitale, da segnalare il primo, ossia il Michigan, che l’abolì nel lontano 1846, mentre l’ultimo degli Stati ‘buonisti’ è il Colorado, che ha fatto il gran passo solo due anni fa.
Per finire vi invitiamo a leggere l’articolo 2 della Costituzione americana, che si esprime in modo molto criptico sui diritti delle minoranze, in particolare quella ‘indigena’.
I dubbi sono ancor più assillanti da quando abbiamo letto un agghiacciante reportage coraggiosamente pubblicato, negli Usa, da un battagliero sito di contro-informazione che vi invitiamo caldamente a leggere. Si chiama ‘Humans are free’ e l’inchiesta che vi proponiamo di leggere con attenzione è titolata “Decine di migliaia di bambini indigeni scoperti in 50 tombe comuni nelle scuole governative”.
Ve ne proponiamo il testo sia nella versione tradotta che in quella originale.
That’s America, Folks.
“DECINE DI MIGLIAIA” di bambini indigeni scoperti in 50 tombe comuni nelle scuole governative
Non è un segreto che gli Stati Uniti d’America abbiano una storia profondamente oscura e inquietante riguardo al modo in cui i nativi americani venivano trattati in questo paese. Dopo aver spazzato via gran parte delle popolazioni indigene con malattie europee, il governo federale ha iniziato ad assimilare con la forza la popolazione rimanente nelle istituzioni governative.
“decine di migliaia” di bambini nativi scoperti in 50 fosse comuni nelle scuole governative
Nel diciannovesimo e ventesimo secolo, centinaia di scuole federali furono istituite in tutto il paese in cui i bambini nativi furono prelevati dalle loro famiglie e tribù per essere rieducati allo stile di vita americano. All’interno di queste strutture, decine di migliaia di bambini sono stati abusati sia fisicamente che sessualmente in quanto “insegnanti” li hanno costretti a parlare, vestirsi e comportarsi in modo “americano”.
In questi collegi, ai bambini era proibito parlare la loro lingua dei nativi americani e costretti ad assimilarsi nella società. Gli abusi subiti per mano del personale sono stati spesso fatali e di conseguenza molte di queste scuole hanno iniziato a scavare fosse comuni.
Un nuovo studio condotto dal dipartimento degli interni ci ha permesso di intravedere la natura profondamente inquietante di queste scuole. Lo studio ha rilevato più di 50 luoghi di sepoltura, in cui sospettano che decine di migliaia di bambini nativi siano stati sepolti e si aspettano che il numero cresca.
Lo studio è tutt’altro che completo, ma alcuni dei risultati vengono pubblicati mentre si concentrano sul tentativo di identificare i bambini e le loro affiliazioni tribali.
“Le conseguenze delle politiche dei collegi federali indiani – compreso il trauma intergenerazionale causato dalla separazione familiare e dall’eradicazione culturale inflitta a generazioni di bambini di appena quattro anni – sono strazianti e innegabili”, ha affermato Deb Haaland, segretaria degli interni in un dichiarazione.
Lo studio ha rivelato il fatto che centinaia di scuole, gestite e finanziate dal governo federale, operavano in 37 stati, molte delle quali in Oklahoma, Arizona e New Mexico.
Il governo degli Stati Uniti gestiva diverse centinaia di queste scuole mentre forniva finanziamenti a chiese cattoliche, protestanti e di altro tipo che gestivano le proprie scuole per “civilizzare” i nativi americani.
“È mia priorità non solo dare voce ai sopravvissuti e ai discendenti delle politiche dei collegi federali indiani, ma anche affrontare i lasciti duraturi di queste politiche in modo che i popoli indigeni possano continuare a crescere e guarire”, ha affermato Haaland.
Haaland, che è Laguna, ha detto di aver trovato 53 fosse comuni di bambini morti o uccisi nelle strutture del governo. Il numero di bambini sepolti in queste tombe potrebbe ammontare a “decine di migliaia”, secondo lo studio.
“Molti di quei bambini sono stati sepolti in luoghi di sepoltura non contrassegnati o mal tenuti lontani dalle loro tribù indiane, dai villaggi nativi dell’Alaska, dalla comunità dei nativi hawaiani e dalle famiglie, spesso a centinaia o addirittura migliaia di miglia di distanza”, afferma il rapporto.
È stato a dir poco un genocidio ed è successo in questo Paese, sponsorizzato e portato avanti da questo governo.
Sebbene l’attuale regime statunitense stia tentando di creare una commissione per la verità e la guarigione nel tentativo di rimettere le cose a posto, i nativi americani negli Stati Uniti devono ancora affrontare una dura battaglia, fino a includere molti di loro che vengono privati del diritto di voto e/o ucciso senza senso.
I nativi americani vengono uccisi negli incontri con la polizia più di qualsiasi altro gruppo etnico e i loro assassini spesso sfuggono alla responsabilità. Come riportato da TFTP, il vice sceriffo della contea di Ashland Brock Mrdjenovich ha sparato e ucciso un bambino nativo americano nella riserva indiana di Bad River nel nord del Wisconsin e non ha subito conseguenze.
Non dovrebbe sorprendere che una contea crivellata di fosse comuni piene di bambini nativi pensi che riservarli e scusarsi sia in qualche modo “giustizia”.
‘TENS OF THOUSANDS’ Of Native Children Discovered In 50 Mass Grave Sites At Gov’t-Run Schools
It is no secret that the United States of America has a deeply dark and disturbing history in regard to how Native Americans were treated in this country. After wiping out large portions of the indigenous populations with European diseases, the federal government took to forcibly assimilating the remaining population in government institutions.
In the 19th and 20th centuries, hundreds of federal schools were set up across the country in which Native children were taken from their families and tribes to be re-educated into the American way of life. Within these facilities, tens of thousands of children were both physically and sexually abused as “teachers” forced them to talk, dress and act “American.”
In these boarding schools, children were prohibited from speaking their Native American language and forced to assimilate into society. The abuse they suffered at the hands of staff was often times fatal and many of these schools began digging mass grave sites as a result.
A new study conducted by the interior department has given us glimpse into the deeply disturbing nature of these schools. The study found more than 50 burial sites, in which they suspect tens of thousands of native children have been buried — and, they expect that number to grow.
The study is far from complete, but some of the findings are being released as they focus on trying to identify the children and their tribal affiliations.
“The consequences of federal Indian boarding school policies – including the intergenerational trauma caused by the family separation and cultural eradication inflicted upon generations of children as young as four years old – are heartbreaking and undeniable,” Deb Haaland, the interior secretary, said in a statement.
The study uncovered the fact that hundreds of schools, ran and funded by the federal government, operated in 37 states, with many of them in Oklahoma, Arizona and New Mexico.
The US government ran several hundred of these schools while it provided funding to Catholic, Protestant and other churches who ran their own schools to “civilize” Native Americans.
“It is my priority to not only give voice to the survivors and descendants of federal Indian boarding school policies, but also to address the lasting legacies of these policies so Indigenous Peoples can continue to grow and heal,” Haaland said.
Haaland, who is Laguna, said they have found 53 mass graves of children who died or were killed in the government facilities. The number of children buried in these graves sites could total in the “tens of thousands,” according to the study.
“Many of those children were buried in unmarked or poorly maintained burial sites far from their Indian Tribes, Alaska Native Villages, the Native Hawaiian Community, and families, often hundreds, or even thousands, of miles away,” the report said.
It was nothing short of genocide and it happened in this country, sponsored by and carried out by this government.
Though the current US regime is attempting to make a truth and healing commission in an effort to set things right, Native Americans in the United States still face an uphill battle — up to and including many of them being stripped of their right to vote and or senselessly killed.
Native American people are killed in police encounters more than any other ethnic group and their killers often escape accountability. As TFTP reported, Ashland County Sheriff’s Deputy Brock Mrdjenovich shot and killed a Native American child on Bad River Indian Reservation in northern Wisconsin and face no consequences.
It should come as no surprise that a county riddled with mass graves full of Native children thinks that putting them on reservations and apologizing is somehow “justice.”
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