Per non dimenticare

13 Febbraio, 2022. Il ‘meteo’ dei media Usa informa il mondo occidentale dei venti di guerra che spirano pericolosamente da Mosca in direzione Kiev: “La Russia attaccherà mercoledì 16 febbraio”. Zelensky, avvertito, riceve missili dalla Lituania, e non solo, per rispondere alla possibile, imminente aggressione dei 130 mila soldati russi schierati al confine. Ha inizio anche la guerra delle minacce, a Putin dalla comunità europea, ai ‘nemici’ dell’Occidente dal Cremlino. Si moltiplicano gli incontri di capi di Stato e ministri degli esteri dei Paesi della Nato. Per l’Italia è molto attivo, intraprendente, Di Maio. Putin ammonisce che intende osteggiare con ogni mezzo il pericolo di estensione a est della Nato. Si rivelano vani i tentativi della diplomazia internazionale di scongiurare la guerra. Posizioni troppo distanti, anche se Putin dichiara di esser disposto negoziare. Colloquio a Mosca (l’esito si rivelerà negativo) del cancelliere tedesco Olaf Scholz con il capo del Cremlino, ai due estremi di un tavolo lungo sei metri. Joe Biden conferma l’ipotesi dell’invasione russa, ma contemporaneamente afferma che gli Stati Uniti sono “Desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia”. 15 Febbraio. Appare evidente il pericolo di una delle gravi conseguenze della guerra: in forse è la fornitura del gas russo, fondamentale per l’approvvigionamento dell’Europa e in particolare della Germania. Panico anche in Italia, dipendente per oltre il 40% del fabbisogno energetico dal gas russo e si scopre che il delicatissimo tema è stato colpevolmente ignorato da sempre.

Inizia la competizione incrociata di notizie false, la propaganda ha spesso la meglio sulla verità documentata dalle immagini catturate dagli inviati. Fallisce l’obiettivo di incontri ravvicinati Russia-Occidente, di un faccia a faccia Putin-Zelenski. La compatta unità dei Paesi europei spiazza il capo del Cremlino che aveva sperato di vederli divisi. Joe Biden: “Il rischio di invasione è molto alto”. Si allertano con scontato ottimismo i produttori americani di armi e non solo loro. Mosca espelle dalla Russia l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca.

18 Febbraio. La Russia annuncia manovre delle sue “forze strategiche”,  il lancio di missili balistici e da crociera. Aumenta il contingente di soldati russi schierati al confine con l’Ucraina. Emmanuel Macron prova a chiedere il cessate il fuoco e una rapida de-escalation. Putin accusa l’Occidente di aver imposto arbitrariamente le sanzioni contro la Russia.

19 Febbraio. Ormai sono frequenti gli scontri armati tra russi e ucraini e le s’inseguono le denunce reciproche di comportamenti disumani. Germania, Francia, Italia, invitano i concittadini a lasciare l’Ucraina. Zelenski introduce nel clima del conflitto la richiesta di far parte della Nato.

20 Febbraio.  Boris Johnson: “La Russia prepara la più grande guerra dal 1945”. La vicepresidente Usa Kamala Harris: “Esiste una reale possibilità di una guerra in Europa, Putin ha già preso la sua decisione”. Bombardamenti, esplosioni, ovvero guerra in corso e il portavoce del Cremlino, Peskov, afferma: “La Russia non ha mai attaccato nessuno nella sua storia ed è l’ultimo Paese che vorrebbe usare la parola guerra” (!!!). Putin, rivela la CNN, ha schierato quasi il 75% delle sue forze contro l’Ucraina, 120 gruppi tattici di battaglione su 160 sono dispiegati a circa 60 km dal confine ucraino. Mobilitati contro Kiev 35 dei 50 battaglioni per la difesa aerea, 500 tra caccia e cacciabombardieri e 50 bombardieri medio-pesanti.

I comandanti russi hanno ricevuto l’ordine di procedere con l’invasione dell’Ucraina.(Cronistoria di una guerra. 2 – continua)


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