VOLODYMYR ZELENSKY / MEGLIO DI KENNEDY, DI GANDHI E SAN FRANCESCO !

Volodymyr Zelensky Superstar.

Proprio come Gesù.

E sullo stesso livello figure in odore di santità o comunque di adorazione smisurata, quali San Francesco, Buddha oppure Gandhi.

O, ancora, personaggi che hanno fatto la storia dell’umanità nei secoli: da Socrate a Galileo, da Abramo Lincoln a Martin Luther King fino a John Fitzgerald Kennedy, da Salvador Allende a Nelson Mandela.

E adesso sul trono c’è lui, il comico-presidente dell’Ucraina.

Ad incoronarlo provvedono tali Michele Fina e Gianluca Lioni, autori di una fresca riedizione de “I GRANDI DISCORSI che hanno cambiato la storia”, pubblicato da ‘Newton Compton’ in una nuova ‘instant edition’.

Ecco l’illuminante sottotitolo: “Da Gandhi a Mandela, a Martin Luther King e Zelensky, le parole dei leader che hanno influenzato l’umanità”.

Il faccione del guitto ucraino campeggia in copertina; e prende il posto del povero Kennedy che, ritratto in bianco e nero, contrassegnava l’ultima edizione dell’imperdibile capolavoro.

Ma vediamo di scoprire qualcosa in più sui due Autori, certo candidati, quantomeno, al prossimo Pulitzer.

Fina occupa una posizione non da poco nell’organigramma del PD: è infatti il portavoce del ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ed è anche segretario regionale del partito in Abruzzo.

Percorso non dissimile per Lioni: il quale è il fido portavoce, fin dal 2014, di un altro pezzo grosso del PD, il ministro della Cultura Andrea Franceschini. E sempre all’interno del suo partito, Lioni è stato responsabile del settore ‘Innovazione Radiotelevisiva’ del Dipartimento ‘Associazionismo e Terzo settore’, sempre in seno al partito guidato da Enrico Letta.

Per la serie: i maggiordomi (Fina e Lioni) dei maggiordomi principali (Franceschini e Orlando) del super maggiordomo Letta, sempre genuflesso davanti ai diktat in quotidiano arrivo dal Presidente Usa Joe Biden, il padrone di Casa (Bianca) al quale va sempre risposto ‘oh yes’.

Michele Fina

Gianluca Lioni

Così meglio si spiega – e si contestualizza – le genesi della riedizione dell’Opera, destinata ad arricchire il nostro altrimenti asfittico panorama letterario e culturale. Timidi e modesti, ne minimizzano l’immenso valore i due Autori, che commentano: “L’Opera non ha certo la pretesa di essere un volume di storia, ma solo un piccolo e umile atto di devozione verso la forza delle parole, un viaggio nel tempo attraverso la loro capacità di incidere sugli avvenimenti”.

 

Aggiunge ‘Newton Compton’: “E’ un evergreen, si vende sempre, sta bene in qualunque libreria”. Complimenti. E poi, col faccione dell’Eroe dei due mondi, figuriamoci!

Peccato che, passando alla tivvù, lo stesso rubicondo faccione del pupazzo manovrato dalla Casa Bianca, da noi in Italia non tiri più.

Il suo mitico “Servant the People”, osannato per anni in Ucraina dove ha cominciato a spopolare fin dal 2015, è partito col botto su ‘La7’, che ne acquistato i diritti per diffonderlo nel nostro paese, sull’onda del fenomeno-Zelensky. Ma dopo un esordio con il 6,5 per cento di share, il gradimento s’è ben presto dimezzato, passando al 3,4 per cento, per crollare a fine aprile, attestandosi ad un misero 1,9 per cento.

Piangerà sui soldi investiti, il patròn Urbano Cairo, che veleggia in acque non proprio felici?

Comunque i fans del Nuovo Salvatore possono stare tranquilli: si goderanno ancora 51 puntate del loro programma cult…

 

 

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