APPELLO A CONTE / E’ L’ORA DI UN “VAFFA DRAGHI DAY”  

Non sono bastate neanche le parole di Papa Francesco contro la follia dei soldi per armi & morte, risorse sottratte a quelle per alleviare fame, povertà e sofferenze d’ogni sorta.

Non è neanche stato sufficiente il riferimento specifico fatto dal  Pontefice contro quel 2 per cento maledetto del PIL zeppo di sangue & vergogna.

Ha deciso di procedere come un carrarmato – è proprio il caso di dirlo in questo clima che più guerrafondaio non si può – il nostro premier Mario Draghi, deciso ad andare fino in fondo, costi quel che costi.

Come un professorucolo di provincia, ha salito pure le scale del Quirinale per esternare a Mattarella il suo profondo disappunto perché l’alunno-Conte fa un po’ il discolo e non obbedisce ai suoi  ordini. Perché ormai recita un copione scontato, l’ex capo della BCE che s’è legata al dito la mancata elezione a capo dello Stato, la figuraccia che lo ha reso ridicolo davanti al mondo dopo la sfacciata auto-candidatura prenatalizia: “Ormai il governo ha fatto tutto quel che c’era da fare. Può venire chiunque al posto mio per eseguire i compiti”. Il rituale copione da professore fallito.

E così adesso governa controvoglia, non sopporta più ostacoli lungo il suo cammino, sbriga la pratica ma tutti gli altri zitti e muti: si mangia la minestra e chi non vuole salti pur giù dalla finestra.

Stavolta vuol defenestrare l’ex premier e neo ri-presidente 5 Stelle Giuseppe Conte, che fa l’unica cosa sensata possibile: opporsi alla follia del 2 per cento, non solo per problemi etici, ma soprattutto per questioni di carattere sociale.

Giuseppe Conte. Sopra, Mario Draghi

Un mese fa il governo ha preso a calci la Costituzione, ha letteralmente stracciato l’articolo 11 della nostra carta, uno dei pochi presidi di democrazia rimasti sul campo, votando per l’invio all’Ucraina di una marea di armi e mezzi militari d’ogni tipo.

Adesso siamo a questo maledetto 2 per cento del PIL: invece di pensare alle bollette più che raddoppiate che gli italiani sono costretti a pagare svenandosi, alla benzina che vola, ai prezzi di tutti gli alimenti che corrono e galoppano (non solo per i costi industriali ma anche per via dei trasporti). Insomma, siamo in condizioni economiche che più tragiche non si può e mister Draghi pensa a far la guerra.

Roba da 113.

Ormai siamo diventati l’ultima ma sempre più ossequiente ruota del carro americano. Anche nel linguaggio ormai li imitiamo, come sciocche scimmiette: il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo i primi risultati confortanti raggiunti in Turchia, frena: “Aspettiamo i fatti”. Ribadisce il fantoccio-presidente ucraino Volodymir Zelensky: “Non mi fido dei russi. Voglio vedere i fatti”. Buon ultimo, fresco d’incontro con la ministra degli Esteri tedesca, il capo della nostra diplomazia, Luigi Di Maio: “Aspetto di conoscere i fatti”.

Tornando per un momento a Conte e ai 5 Stelle, il movimento col passar degli anni ha perso ogni traccia dell’iniziale identità, della sua forza propulsiva, ha lasciato come carcasse sul campo le sue battaglie d’un tempo: oggi è allo stato comatoso. Se ingoia il rospo 2 per cento, celebra il suo funerale, è morto e sepolto.

L’unica soluzione è un colpo di reni, un repentino rialzarsi dalle  genuflessioni continue davanti ai diktat draghiani, una botta di vita & di coraggio: un Vaffa Draghi Day che tantissimi italiani capirebbero e apprezzerebbero, e che potrebbe significare la  ripresa del vigore politico perduto. Non solo per i 5 Stelle ma per l’esercito di cittadini che ne hanno le scatole piene di questa  non-politica e da anni disertano le urne.

L’alternativa, dicevamo, è l’annullamento, la liquefazione. Soprattutto tenuto conto del fatto che il Pd guidato da Larva-Letta è ormai più realista del re, più draghiano di Draghi, perfino su temi come armi & guerra.

E c’è di più. Alla festa militare partecipa la più attiva nella scalata ai sondaggi elettorali, una Meloni con l’elmetto e in mimetica, che rivendica la strenua guerra per portare a casa senza se e senza ma quel 2 per cento, “perché così difendiamo i confini minacciati della nostra Patria”.

Ma visto che ci troviamo, perché non sfidiamo gli Stati Uniti sul loro stesso terreno e non cerchiamo, prossimamente, di battere i loro record in tema di budget militari?

Sapete infatti l’ultima? La Casa Bianca due giorni fa ha chiesto al Congresso di alzare il budget militare alla stratosferica cifra di 813 miliardi di dollari, con un aumento del 4 per cento rispetto all’anno precedente. Per fare un semplice raffronto, la Cina ha un budget di 4 volte inferiore, pari a 230 miliardi.

Generale Super Mario, non è mai troppo tardi per volare ancora più alto. Verso il Draghistan…

 

P.S. Sentite scuse ai generali, visto che nelle loro analisi geopolitiche sono molto più ‘oculati’, in queste bollenti settimane, dei politicanti di casa nostra. Proprio come succede negli States, con un Pentagono disposto a gettare acqua sul fuoco e un Dipartimento di Stato in perfetto stile incendiario.

 

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GUERRA / FATTO A PEZZI L’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE

1 Marzo 2022 di PAOLO SPIGA

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