PROCESSO WADA-VOCE / IL 23 FEBBRAIO A NAPOLI TESTIMONIA OLIVER NIGGLI 

WADA contro Voce.

Comincia col botto ed entra nel vivo, al tribunale di Napoli, il processo che vede contrapposto il colosso mondiale dell’antidoping contro la nostra piccola testata: perché per il 23 febbraio è prevista la testimonianza del numero uno della ‘World Anti-Doping Agency’, lo svizzero Oliver Niggli, che arriverà dal Canada, dove si trova in questi giorni per impegni di lavoro.

Dovrà illustrare i veri motivi delle lamentele che hanno portato la sua ‘Agency’ ad avanzare una maxi-querela (una quarantina di pagine) contro i 19 articoli e inchieste pubblicate sul nostro sito tra fine 2016 e tutto il 2017 e relativi al giallo Schwazer.

E siamo certi che spiegherà, Niggli, i motivi della clamorosa marcia indietro di qualche mese fa, in occasione della prima udienza: quando il legale milanese di WADA, Stefano Borella, ha chiesto di poter ‘rimettere’ la querela, cioè in concreto di ritirarla.

E quindi il direttore generale, il 23 febbraio, avrà l’occasione di chiarire il perché di tale imprevedibile inversione a U: se la Voce ha così pesantemente e gravemente offeso l’onore, la reputazione, l’immagine e il prestigio di WADA, come mai tutto, ora, si risolve in una bolla di sapone?

Hanno forse scherzato, i vertici di WADA?

 

UDIENZA KAFKIANA

L’ultima udienza, infatti, ha assunto contorni davvero kafkiani.

Il penalista Francesco Cafiero de Raho. Nel montaggio di apertura Oliver Niggli e, sullo sfondo, un’aula di udienza del Tribunale di Napoli

Il legale di WADA in prima battuta ha presentato la costituzione di parte di civile dell’Agenzia, in cui si continua a sostenere che i nostri articoli e le nostre inchieste hanno prodotto irreparabili danni materiali e d’immagine: la solita solfa, secondo cui la Voce ha costruito in un anno e passa “un castello di falsità”, travalicando i precisi limiti del diritto di cronaca.

Poi, però, la scena è totalmente cambiata. Perché Borella – che rappresenta uno dei più grossi studi legali di Ginevra, incaricato della difesa di WADA – ha subito dopo chiesto di poter rimettere la querela.

E questo punto il giudice Cristiana Sirabella, sbigottito, ha chiesto al direttore della Voce, querelato e presente in aula, Andrea Cinquegrani, se intendeva o meno accettare la remissione della querela.

Ha immediatamente preso la parola, Cinquegrani (difeso, come la Voce, dall’avvocato Francesco Cafiero de Raho) per respingere quella proposta, intendendo invece proseguire nel processo ed arrivare ad una sentenza.

 

Come si spiega il motivo del dietrofront di WADA?

La chiave di lettura è tutta nell’ordinanza scritta dal gip del tribunale di Bolzano, Walter Pelino, esattamente un anno fa, febbraio 2021.

 

 

 

 

 

UN’ORDINANZA STORICA

Un’ordinanza che, dopo mesi e mesi di minuziose indagini, ha pronunciato una parola definitiva sul caso del campione altoatesino di marcia, Alex Schwazer.

Il gip Pelino, infatti, ha totalmente ribaltato la situazione, scagionando Schwazer da tutte le accuse di doping e accusando senza mezzi termini sia la federazione internazionale di atletica (IAAF) che l’agenzia mondiale antidoping (WADA) di aver ordito la combine e di aver spudoratamente mentito lungo tutto l’arco delle indagini.

Alex Schwazer

E ha fatto molto di più, Pelino: perché ha chiesto alla procura di Bolzano   di indagare (per un più che possibile rinvio a giudizio) i vertici di WADA e IAAF sulla base di tre capi d’accusa pesantissimi: falso ideologico, diffamazione e, addirittura, frode processuale!

Guarda caso, la Voce, nelle sue 19 inchieste, aveva scoperto una serie di fatti e di circostanze che collimano perfettamente con quanto accertato da Pelino e documentato in ben 89 pagine di ordinanza.

La Voce quindi, in sostanza, è colpevole di aver ‘precorso’ i tempi, di aver con largo anticipo scoperto quanto poi è emerso a livello giudiziario: perché – è bene rammentarlo – la Voce ha ricostruito quei fatti bollenti a fine 2016 e per quasi tutto il 2017, e l’ordinanza del gip Pelino è di un anno fa, febbraio 2021.

Ovvio, quindi, che i nostri articoli e le nostre inchieste all’epoca, quando sono usciti, dessero particolarmente ‘fastidio’: anche perché, allora, eravamo quasi in perfetta solitudine, mentre tranne rare eccezioni la stampa e le tivvù in coro davano addosso ad Alex Schwazer, prendendo smaccatamente le parti del colosso antidoping, WADA, che voleva ‘moralizzare’ l’atletica.

E altrettanto ‘logica’, a questo punto, la retromarcia di WADA: che poteva aver gioco facile contro la piccola Voce, ma poi si è trovata alle prese con un’ordinanza che parla sola e inchioda WADA (così come IAAF) alle loro pesantissime responsabilità.

Una delle ferite più ‘laceranti’, per WADA, sta nell’averla accusata, con i nostri articoli, di aver tradito il suo scopo statutario e istituzionale: quello di contrastare l’uso del doping in atletica. Abbiamo scritto – e lo ribadiamo – che WADA ha agito in modo esattamente opposto, facendo solo ‘finta’ di lottare contro il doping, e invece lottando sul serio solo contro quegli atleti, come Schwazer, che avevano cominciato e denunciare (addirittura in sede giudiziaria) quei comportamenti deviati. O come quei preparatori atletici, in prima fila Sandro Donati, che hanno dedicato tutta la loro vita professionale nel contrasto al doping: un contrasto autentico, non taroccato.

Ed il gip Pelino, nella sua ordinanza, formula – tra le tante – anche quella fondamentale accusa. Lo scrive a lettere che più chiare e inequivoche non si può: WADA ha tradito in pieno i suoi scopi statutari e istituzionali.

Sandro Donati

Non solo, comunque, WADA contro Voce, come abbiamo titolato in passato. Adesso anche Voce contro WADA. Dal momento che lo scorso dicembre abbiamo presentato al tribunale di Milano (perché alla procura meneghina WADA aveva sporto la sua querela, poi passata a Napoli) un esposto-querela per calunnia contro i vertici dell’Agenzia mondiale. La accusiamo, infatti, di avere scientemente e scientificamente costruito un castello di accuse contro di noi, sapendo che si trattava di accuse false: perché, altrimenti, ritirare la querela tanto pomposamente presentata? Perché la marcia indietro? A questo punto WADA deve rispondere del suo spericolato comportamento.

In tutte le sedi, come si dice in gergo legale.

 

Non vogliamo annoiare ripetendo cose già scritte.

Ma vi invitiamo a rileggere quanto abbiamo ricostruito, soprattutto, nella lunga memoria pubblicata mesi fa, ad aprile 2021: in sostanza, rispondiamo pagina per pagina alle accuse lanciate da WADA, nella sua querela, contro la Voce, smontandole e smentendole con le frasi e le espressioni usate da Pelino nella sua storica ordinanza. Parole durissime, che non lasciano spazio ai dubbi.

Nei link in basso, comunque, trovate anche una disamina sulla nostra fresca querela contro WADA.

E una gustosa intervista rilasciata lo scorso ottobre da Niggli a Sky in cui il numero uno di WADA si lascia andare a considerazioni non troppo lusinghiere nei confronti della giustizia ordinaria italiana, anteponendole quella ‘sportiva’.

Leggere per credere…

 

 

Link

 

“SISTEMA WADA – SECONDA PARTE / I GALANTUOMI DEI FALSI E DELLE FRODI PROCESSUALI

22 Aprile 2021 di Andrea Cinquegrani

 

ALEX SCHWAZER / IL “SISTEMA WADA”: CARTE FALSE & PERIZIE TAROCCATE

21 Aprile 2021 di Andrea Cinquegrani

 

GIALLO SCHWAZER / LA VOCE DENUNCIA WADA, L’AGENZIA MONDIALE ANTIDOPING   

5 Dicembre 2021 di Andrea Cinquegrani

 

 

ALEX SCHWAZER / L’ORDINANZA CHE LO SCAGIONA E INCHIODA I SUOI ACCUSATORI, WADA & IAAF

19 Febbraio 2021 di Andrea Cinquegrani

 

CASO SCHWAZER / LE “DUE GIUSTIZIE” DEL VERTICE DI WADA, OLIVIER NIGGLI

8 Ottobre 2021 di PAOLO SPIGA

 

GIALLO SCHWAZER / LA VOCE DENUNCIA WADA, L’AGENZIA MONDIALE ANTIDOPING   

5 Dicembre 2021 di Andrea Cinquegrani

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