ALLARME AVIARIA: NEL REGNO UNITO IL PRIMO CASO DI SALTO DI SPECIE SULL’UOMO

IN ITALIA L’EPIDEMIA AVANZA E GLI ANIMALI UCCISI SONO OLTRE 13 MILIONI NELLA SOLA PROVINCIA DI VERONA, DOVE PER LO SMALTIMENTO DEI CORPI È INTERVENUTO L’ESERCITO  

 https://youtu.be/HL5AVKa6_nw

L’epidemia di aviaria, scoppiata lo scorso ottobre, continua ad imperversare in Europa ed in Italia. Un allarme reso ancora più minaccioso dalla recente notizia di un caso di salto di specie dall’animale all’uomo, nel Regno Unito.

“Una situazione gravissima in cui le evidenze che abbiamo raccolto in Italia sono tutt’altro che rassicuranti”, dichiara la LAV che, in un video girato con  drone, denuncia animali tenuti all’aperto, in violazione dell’Ordinanza che lo vieta ai fini di evitare il contagio, e raccoglie, con telecamera nascosta, la testimonianza  dell’operatore di un allevamento e di un esponente dell’esercito, coinvolto nelle operazioni, in una struttura dove sono stati recentemente “smaltiti” i corpi di 17.000 animali morti per aviaria (VIDEO: https://youtu.be/HL5AVKa6_nw).  

Notizie preoccupanti arrivano da diversi Stati europei, come la Germania, che ha dichiarato che quella attuale è la peggiore epidemia di influenza aviaria che abbia mai colpito l’Europa. In Germania, inoltre, l’istituto di ricerca Friedrich-Loeffler-Institut (FLI) sulla salute animale ha dichiarato che sono stati contagiati anche mammiferi come lontre, volpi e foche. Un fatto che mostra la pericolosità del virus, capace di infettare non solo i volatili ma anche altre specie, come l’uomo. E come già era successo ad Hong Kong nel 1997, il Regno Unito ha dato notizia di un primo contagio all’uomo.

Ancora alle prese con la pandemia da Sars-Cov-2, ci troviamo ad affrontare un’emergenza che potrebbe avere conseguenze drammatiche! 

Anche in Italia, duramente colpita dall’aviaria, la situazione è molto critica: nella sola provincia di Verona sono stati uccisi già oltre 13 milioni di volatili, morti per la malattia o uccisi per evitare il dilagare del contagio. Le immagini raccolte dal team investigativo LAV mostrano la gravità della situazione, che ha reso necessario l’intervento dell’esercito. La quantità di corpi è immane, e ciò ha indotto la Regione Veneto a derogare alle normali pratiche di smaltimento delle carcasse, prevedendone anche l’interramento, dal momento che gli inceneritori non riescono più a ricevere animali.

Le immagini raccolte, inoltre, mostrano un allevamento che tiene animali all’aperto, nonostante il divieto imposto dalla Nota n.  0023818 del Ministero della Salute – DGSAF , del 15 ottobre 2021 in rafforzamento dell’applicazione delle misure di biosicurezza di cui all’ Ordinanza 26 agosto 2005, e dalla seguente Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale del Veneto n. 167 del 06 dicembre 2021 “Influenza Aviaria. Aggiornamento delle misure di restrizione nelle province di Verona, Padova e Vicenza”. Tale divieto mira ad evitare che gli animali detenuti negli allevamenti possano entrare in contatto con quelli selvatici, in particolare con le specie migratorie, potenzialmente portatori di agenti patogeni, come il virus dell’aviaria.

L’epidemia di aviaria si è ripresentata ciclicamente in Italia a partire dagli anni ‘90, trovando un terreno particolarmente fertile, dato l’incremento esponenziale della produzione avicola[1]. All’interno degli allevamenti, le condizioni in cui sono tenuti gli animali favoriscono il contagio, vista l’altissima densità e le condizioni di salute precarie, determinate dalla selezione genetica e dall’impossibilità per gli animali di vivere seguendo i propri comportamenti naturali.

 

Per evitare la prossima pandemia, una ricetta c’è: “Non Torniamo Come Prima”. Ripensiamo radicalmente il nostro sistema di produzione e consumo alimentare, mettiamo fine ai finanziamenti pubblici ad un sistema insostenibile e crudele, dove gli animali vivono una vita di sofferenze, e sono le prime vittime delle conseguenze drammatiche dello sfruttamento del Pianeta e di chi ci abita da parte dell’uomo. Lasciamo lo sfruttamento fuori dal nostro piatto.

 

Aderisci al Manifesto LAV “Non Torniamo Come Prima”: www.lav.it/manifesto  #NonComePrima 

 

FONTE

 

Ufficio stampa LAV  

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