Perché citato, le scuse a Metastasio

“Dovunque il guardo giro, immenso dio, ti vedo…”. Era il 1600 quando Pietro Metastasio ha esternato questa lode al creatore di tutto in cui crede la religione cristiana. Con tutto il rispetto, che include l’autore di questi versi, ce ne appropriamo, consapevoli di compiere una traslazione blasfema, ma sicuramente utile per introdurre l’esecrabile capitolo del sessismo. Dovunque il guardo giro…vedo la violenza di malviventi, molti mascherati da uomini perbene, colpevoli di femminicidio, da punire con il massimo della pena, e in dimensione decrescente vedo  mogli, compagne, fidanzate picchiate, stuprate,  spesso dai vigliacchi dei cosiddetti branchi, vedo i responsabili dell’odioso stolking, di chi discrimina, sottopaga il lavoro delle donne,  privilegia l’assunzione die maschi, licenzia o non assume donne con figli, in gravidanza, di chi le offende con espressioni sessiste. La cronaca è prodiga nel fornire ai media casi quotidiani di donne vittime della violenza maschile e non concede pari spazio al diffuso malcostume di reati minori, non meno condannabili. Insulti, disprezzo, volgarità appartengono diffusamente al chiacchiericcio di giovani e uomini maturi con livelli di cultura vicini allo zero, alla quota del sistema comunicativo rivolto agli appassionati ‘follower’ del gossip, agli incredibili autori di ‘like’ per il ‘bunga, bunga’ che si è riconosciuto nella leadership del ‘patriota’ Berlusconi. Perché tornare sul tema del sessismo, titolo che potrebbero adottare le prime pagine dei principali quotidiani del mondo? La sollecitazione non proviene dalla tragedia dell’ultimo truce delitto di un marito padrone fuori di testa, ma da un paio di notizie che tra loro si integrano per caso…

Magalli, sempiterno conduttore della Rai, è stato condannato a risarcire Adriana Volpe, sua partner di “Affari Nostri’, programma di Rai 2. Intervistato da “Chi”, periodico del genere gossip, Magalli, in tema di favori ‘sessuali’ nel mondo dello spettacolo, alluse alla Volpe e alla sua carriera ‘agevolata’. È stato condannato per diffamazione aggravata, deve versare alla Volpe 25 mila euro e pagare 14mila di multa. Magalli smentisce di dover pagare ed esprime il sospetto che il tentativo di farlo parlare di lei sia sato sollecitato dal giornale diretto da Signorini con cui lavorava Adriana Volpe. Lei replica: “Sei stato condannato! Con le tue azioni hai cambiato il corso della mia vita lavorativa, ma forse non sai che sei riuscito a tirare fuori una forza che neppure io sapevo di avere per rispondere ai tuoi insulti, alle gravi allusioni e alle cattiverie gratuite che hai detto e scritto”.

“Questo non è normale” è il titolo del libro a firma di Laura Boldrini. Non è normale, scrive l’ex presidente della Camera, la condizione delle donne, anche in Italia discriminate e mortificate.  Vittima di insulti, frasi oscene, sessiste, da trivio, anche rivolte da esponenti politici di destra, la Boldrini cita non a caso un infelice commento del governatore della Campania De Luca a proposito delle donne che lavorano, delle madri di ragazzi costretti dalla pandemia a studiare ‘a distanza’, on line. La Boldrini condanna l’insinuazione sui figli di quelle donne, che avrebbero lamentato, poco credibilmente(!) di non poter frequentare e sarebbero stati allevati con “latte al plutonio”, frasi che raccontano la famiglia succube del maschio. Perché citare questi due casi, sicuramente meno eclatanti rispetto al femminicidio, allo stupro? Perché sono altrettanto esemplificativi di una sub cultura sessista,  meno pubblicizzata, non meno significativa della fatica immane che le donne devono ancora affrontare per approdare a una società di pari diritti e dignità con gli uomini.

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