Sveglia!

Uno dei motivi dell’amaro rimpianto per la sinistra che non è più sinistra è l’incosciente adattamento di quel che rimane al principio della tolleranza, mascherato dal rispetto per la libertà di opinione, che con un letale colpo di spugna ha cancellato dalla memoria origini e conseguenze del fascismo. Perfino all’assalto squadrista alla Cgil non ha fatto seguito immediato l’azzeramento di ogni focolaio della destra eversiva. Le rare voci di un giustificato allarme, che pronosticavano l’evidente escalation della violenza fascista si sono spente nel mare del silenzio di chi doveva ascoltarle e operare secondo quanto detta con inequivocabile chiarezza la Costituzione, a cui la legge Scelba si riferisce per stroncare ogni tentativo di riesumare la sciagura del Ventennio. Ora il ritardo, l’inerzia, l’inascoltato appello dell’antifascismo, tacciato di allarmismo ingiustificato (“è salda la nostra democrazia, la violenza neofascista è confinata in frange marginali della società”) sembra uscire dal sonno profondo abitato dall’illusione di un Paese protetto dal pericolo di colpi di Stato e si scopre che nel sommerso di gruppi eversivi cova la strategia del terrore, che l’invito ad armarsi e di agire per il sovvertimento della democrazia non è il farneticare di pochi, che il falso pretesto della contestazione alla campagna vaccinale è la leva per trascinare l’Italia nel baratro della destra che occupa spazi sempre più ampi  e pericolosi del mondo. Allora non è più il tempo di recriminare, di processare chi ha governato il Paese con drammatici omissis sui cosiddetti rigurgiti del nazifascismo: è il tempo imprescindibile di agire, subito e con la determinazione massima, con tutti gli strumenti repressivi richiesti dalla gravità della trama eversiva in atto.

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