Italia sì, Italia no

Italia, gran bel Paese ricco di storia, di cultura, di genialità e gente laboriosa, creativa, di eccellenze come nessun altro luogo della terra, di artisti, letterati, scienziati, di Leonardo e Michelangelo, Dante Alighieri, Galilei, Marconi, Giuseppe Verdi, Fellini, della Pompei dissepolta e del Colosseo, di cento e più primati in ogni campo dell’innovazione umanistica, economica, tecnologica,  Paese del superlativo made in Italy, delle Alpi sontuose, di ‘cieli sempre più blu’ e mari da sogno, delle città d’arte, di terra fertile e prestigiose vestigia del tempo che fu, di borghi incantevoli. L’Italia della generosità, che in tempo di pandemia ha esercitato la fantasia dei banchetti nelle vie di Napoli colmi di generi alimentari a disposizione di chi ha sofferto le conseguenze della crisi prolungata, per molti permanente, oltre che da Covid, l’Italia dell’esemplare risposta alle misure anti virus. Ma anche l’Italia dei paradossi, che non sana la frattura Nord-Sud, l’Italia prigioniera delle mafie, corrotta, delle tangenti, del ‘pizzo’, delle stragi impunite, di Matteo Messina Denaro, che da tempo immemorabile gode in chissà quale parte del mondo la sua dorata latitanza, l’Italia popolata di razzisti, omofobi, sovranisti, nazifascisti, della partitocrazia litigiosa e improduttiva, di importanti presidi  industriali produttivi scippati da imprese straniere per la nostra mancanza di strumenti di contrasto, l’Italia della giustizia ingiusta che spesso favorisce i ‘potenti’ con sofisticati meccanismi assolutori e rinvia sine die la riforma strutturale del sistema, il Paese delle televisioni trash, diseducative, caciaresche, gossipare, mezzi diseducativi della distrazione di massa, usati full time per oscurare incongruenze e inerzie della politica e della società, l’Italia che da un paio di anni assiste al ‘guazzabuglio coronavirus’, tema ossessivo dominatore incontrastato dell’attenzione collettiva, alimentata dal fitto chiacchiericcio sul tema e i suoi infiniti corollari, territorio did auspicata indagine, di  diagnosi affidate a psicologi, neurologi, psichiatri.

Di che sorprendersi se stride il dualismo delle due Italie, se rischiamo la maledizione di una quarta ondata per le sacche di resistenza al completamento della campagna antiCovid: questa Italia double face confligge con seri effetti collaterali e nello sterile contrapporsi su questioni di bottega impedisce che prevalgano i suoi innumerevoli pregi. Per fortuna non sembrano risentirne la stima di cui godiamo nel mondo, i rapporti internazionali, il turismo. Ragione di più per perfezionare la lodevole risposta degli italiani alla iattura del Covid-19, fino a contenere la pandemia, a ridimensionarla, a conviverci come facciamo con le epidemie stagionali dell’influenza, assumendo vaccini e pillole di contrasto alle nuove ondate, con l’obiettivo di approdare alla produzione autoctona di prodotti antivirus, sottratta al dispotico, oneroso monopolio delle multinazionali.

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