‘Affinità elettive’? Incompatibilità

Due milioni e mezzo di euro: ammesso che sia lecito confrontare questa gran bella cifra  con il valore monetario del passato remoto, del 2002  e se la mia calcolatrice non mente, equivalgono a circa 5 miliardi di lire. Che dire, niente male per il personaggo che inizialmente ha millantato di condividere l’identità del partito deocratico e quando si è accreditato come abile afffabulatore, capace di porsi davanti a un microfono e parlare a braccio per ore senza strafalcioni grammaticali, usando a proposito congiuntivi e condizionali, ha indossato i panni del genio guastatori,  ha picconato il Pd,  lo  ha fatto retrocedere al 50%  del  consenso e con una capriola da astuto saltimbanco ha imboccato la strada del remunerativo salto della quaglia nel centrismo moderato, rampa di lancio per tessere una fitta rete di contatti con il il varigato pianeta di potenziali erogatori di finanziamenti alla persona, nella tripolare veste di senatore, di fondatore-leader di Italia Viva, di conferenziere, di potenziale e ingaggiato consulente di società finanziarie. Gli atti dell’indagine  della magistratura sul finanziamenti ai partit, resi noti alle parti, sono stati raccontati dai media. Disegnano una mappa articolata di accrediti sul conto corrente di Renzi. Non vi è dubbio, è scontata la sua rabbia  per la divulgazione dei una dettagliata lista di somme incassate, che ammontano a  circa 2 milioni e 700miila euro (appunto a 5 miliardi delle vecchie lire). Le voci più consitenti: Arcobaleno Tre Srl 653mila, Società Global Speaker Regno Unito 507mila, assegni bancari 490mila. Due i versamenti dell’Arabia Saudita, per 43 e 39 mila euro e c’è da chiedersi se per disposizione del princippe Bin Salman (Renzi lo considera un caro amico mio),  accusato di aver fatto uccidere il dissidente Khashoggi e dichiarato omofobo, che il senatore di Italia Viva  ha incontrato in Arabia Saudita nel giorno in cui il Senato (di cui Renzi è un esponente) votava sulla proposta dela legge Zan contro l’omotransfobia, bocciata anche per il voto segreto dei  ‘suoi’ senatori.

Renzi contro il Fatto Quotiediano, che ha pubblicato gli atti dell’inchiesta:  “Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e Leggi. Hanno scelto come testimone dell’accusa penale un avversario politico. Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione”. Il Fatto Quotidianoi: “Renzi lavora di fantasia e di diffamazione a proposito degli atti dell’ indagine non più coperti da segreto. Commenti al ‘fatto pubblicati dai media: “Ciò che viene rappresentato in questo articolo credo sia la minima cosa di ciò che sta combinando”. “Più che altro risponda a questa domanda: è opportuno che un senatore nel pieno delle sue funzioni offra consulenze retribuite a un altro Paese? Come facciamo a essere certi che gli esponenti di Italia Viva agiscano in piena autonomia quando sono chiamati a occuparsi dei rapporti dell’Italia con l’Arabia Saudita?” “Come si concilia l’attività di senatore della repubblica pagato ovviamente e giustamente da noi, col fatto che nel contempo sia in giro per il mondo: una su tutte, il giorno della discussione del DDL Zan…Il fulcro è che doveva essere sul suo posto di lavoro e lavorare per il paese!” E Renzi: “Risulta evidente l’uso della magistratura per fini politici dove le inchieste viaggiano a bordo dei comunicati stampa in dispregio delle più elementari norme di riservatezza. Nei paesi civili, la magistratura indaga e se ci sono i presupposti, rinvia a giudizio con avviso di reato. In Italia i processi si fanno a mezzo stampa e fra qualche anno si deciderà se passare alla realtà”.

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