ELEZIONI / STRAVINCE IL NON-VOTO, GALLEGGIA LA MONNEZZA

Stravince l’astensione, il non voto, il vaffa a tutti i partiti – o meglio a quelle accozzaglie che si presentano alle urne – la nausea dei cittadini che non si sentono ormai più rappresentati da sigle & soggetti sempre più vomitevoli.

Collassa totalmente la destra, implode in tutte le sue frattaglie.

Si sgonfia come un palloncino pieno di gas tossico il protagonista di tutti i più clamorosi autogol, Salvini.

Raccoglie un po’ di brandelli la Meloni, che non si mostra all’altezza (non solo per questione di centimetri) di una leadership tanto agognata e oggi penosamente mancata.

Ha azzeccato in pieno Berlusconi: i due possono giocare a briscola, al massimo. Per gli altri giochi di qualche maggior peso dovranno andare a ripetizione (inutilmente) per molti e molti anni.

Si scioglie, come neve al sole, il miracolo 5 Stelle. Che piombano nelle stalle del 10 per cento, dai paradisi del 30 e passa di qualche anno fa, non di un millennio. Pagano per tutte le promesse mai mantenute, quella pelle diversa che hanno man mano tradito, e mai seriamente indossato.

Fa il gallo sulla monnezza, come si suol dire a Napoli, il PD.

Che vince non per le sue qualità, ma per la pochezza, o meglio la totale nullità dei altri.

Dei rivali che non hanno avuto neanche il coraggio di scendere sul terreno di gioco, presentando ai nastri di partenza dei candidati adatti – al massimo – per la gestione di un condominio o di un ufficio distaccato Asl.

Stravince a Napoli l’ex ministro contiano Manfredi, che gongola col suo 60 per cento triplicando l’avversario in toga, il cui ‘schieramento’ (sic) è stato perfino incapace di presentare in tempo quattro sue liste: un suicidio scientifico.

Stesso copione a Milano, dove il notaio Sala ha battuto Nessuno, e il Polifemo di turno era uno sceriffo di corsia.

Siamo alle comiche.

Scontato il risultato nella un tempo rossa e oggi rosè sbiadito Bologna, una città che comunque per il suo tasso di civiltà si amministra da sola.

Piccola sorpresa a Roma, dove il destro Nessuno di turno dà qualche fastidio all’ex ministro dell’Economia con la maglietta del Pd, che comunque si aggiudicherà il ballottaggio.

Paradosso nel paradosso. I 5 Stelle, che ora politicamente contano come il 2 di briscola, sono però l’ago della bilancia per i ballottaggi di Roma e Torino. Un’altra prova di totale nullità dell’attuale scenario politico, neanche degno della più ‘sgarrupata’ sceneggiata.

La destra s’arrocca in Calabria, dove la sinistra (sic) ha scientemente perso perché s’è spaccata in tre.

Ma lo ribadiamo. I cittadini hanno dato un segnale politico che più forte non si può: non ci sentiamo più rappresentati da questi partiti, da queste sigle, ormai contenitori del tutto vuoti. O meglio, pieni di sola ‘monnezza’, come abbiamo sottolineato un paio di giorni fa.

Pattume politico, ‘indifferenziata’ allo stato puro. Mentre almeno durante la famigerata prima repubblica qualche differenza, tra un partito e l’altro,  tra un candidato e il suo rivale, pur c’era. Chiamale se vuoi ideologie: e benedette erano, quelle ideologie! Oggi calpestate, dileggiate, vilipese come la peste, o una pandemia da covid.

Siamo al solito rebus: come riuscire a organizzare, mettere insieme il crescente dissenso – testimoniato dal non voto – e renderlo forza politica propulsiva?

Come disarcionare gli attuali padroni del vapore, che dettano legge sulla pelle dei cittadini e fanno ogni giorno a pezzi la nostra carta costituzionale?

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