VOTO / TURANDOSI IL NASO, E’ MENO PEGGIO LA MONNEZZA ‘PROGRESSISTA’   

Raramente, nella nostra storia repubblicana, avevamo assistito ad una campagna elettorale per il voto amministrativo tanto deprimente, priva di un qualsiasi contenuto, di livello che più basso non si può.

La palese dimostrazione del totale degrado della nostra classe (sic) politica, che di politico non ha proprio nulla più. Orde sgangherate di candidati per la gestione del futuro di tante città, che verranno ovviamente condannate alla più penosa disamministrazione, alla eterna non-soluzione di problemi giganteschi, autentiche palle al piede per ogni lontana ipotesi di sviluppo.

Alla faccia di tutti gli impegni presi per la gestione dei colossali flussi di denari che pioveranno via Recovery Fund; alla faccia di tutti gli sbandierati programmi per città più ‘sostenibili’, a misura di cittadini e non di quelle lobbies di potere che hanno sempre dettato legge a Roma come a Napoli, passando per Milano.

Un dato balza subito agli occhi, e sotto gli occhi di tutti ormai da mesi, quando cioè sono stati ‘scelti’ dai partiti i candidati per la poltrona di sindaco. Il centrodestra, o meglio quell’informe accozzaglia che sulla carta lo compone, quel mostro a tre teste ormai agonizzanti, ha deciso di perdere prima ancora di giocare la partita, presentando per Roma e Milano due signor nessuno totalmente impresentabili: non per le fedine penali, certo immacolate (anche se il vizio di portare la pistola in  ospedale non è il massimo per il candidato meneghino del centrodestra), ma per il totale nulla che esprimono. Ottimo come amministratore di un condominio, Michetti, passabile come responsabile di un ambulatorio ASL, lo sceriffo di corsia.

Il suicidio delle destre ha poi avuto la sua apoteosi a Napoli, dove i leghisti non sono stati neanche capaci di arrivare in tempo per presentare le liste. Gag degna del Totò più in forma, una vittoria consegnata sul piatto d’argento all’impalpabile candidato di Pd e 5 Stelle, l’evanescente ex rettore dell’Università ed ex ministro contiano Manfredi.

Avrebbero, con ogni probabilità, vinto a mani basse Salvini a Milano e  Meloni a Roma: ma non hanno avuto il coraggio per farlo, preferendo arroccarsi sulla poltroncina di segretario del partito in vista del voto politico, che di tutta evidenza li vedrà arrivare a quella meta sempre più incerottati e divisi.

Una prova di totale irresponsabilità ‘politica’, quella dei due destri leaderini, che non hanno perso l’occasione per palesare la loro completa inadeguatezza a guidare il centrodestra, come s’è lasciato sfuggire l’ormai ‘saggio’, fresco ottantacinquenne Cavaliere.

Ovvi, scontati, ormai di prassi gli ‘squilli’ a pochi giorni dal voto di una magistratura sempre più agonizzante e ormai a nudo dopo il ‘Palamaragate’. Quasi a voler dare il segno del proprio ‘esistere’.

In modo perfettamente trasversale e ad orologeria, i casi Morisi, Lucano e Fidanza, nonché il rinvio a giudizio di babbo Renzi per l’affaire Consip, sono un vero esercizio di scuola.

Una piccola notazione in merito al giallo tinto di nero che coinvolge   Fratelli d’Italia. Ma c’era proprio bisogno, come ha fatto ‘Fanpage’, non di inviati ma di ‘infiltrati’ speciali e metodi propri dei servizi segreti per scoprire l’acqua calda, ossia che i meloniani sono e restano dei fascistoidi, nella migliore delle ipotesi?

Una novità, invece, non poco succosa, arriva dal fronte leghista, che ora scopre una sua spiccata vocazione per cappucci & grembiulini massonici, come dimostra una fresca inchiesta della Voce sulla nomina del Difensore civico in Lombardia.

Arriviamo al consueto ‘invito’ per il voto. Da anni, ormai, siamo costretti a infilare la scheda nell’urna turandoci il naso, come un tempo diceva  Montanelli a proposito dell’eterno voto plebiscitario per mamma DC.

Forse val la pena di farlo anche oggi: questi brandelli di centrosinistra sono poco presentabili, poco digeribili, poco credibili: ma sono meno peggio dei loro rivali, che rappresentano il peggio del peggio, una melassa da cloaca, ottima e abbondante per essere traslocata alla più vicina discarica.

Resta il fortissimo rammarico nel vedere come grandi metropoli quali Roma, Milano, Napoli, Torino se la passeranno male, nel breve e medio periodo. Alle prese con problemi da novanta, ormai cronicizzati e una classe politico-amministrativa – quella che comunque uscirà dalle urne –  del tutto inadeguata, vere armate brancaleone (nella migliore delle ipotesi) allo sbaraglio.

C’è la ancor più forte amarezza nel vedere come l’offerta politica sia ormai ridotta al lumicino. I cittadini si trovano, nei fatti, praticamente privati ormai del diritto al voto: non potendo che scegliere tra candidati impresentabili scelti da formazioni politiche ancora più impresentabili.

Che fare per riconquistare i diritti perduti e calpestati da un governo che è ormai il massimo della impresentabilità, facendo a pezzi ogni giorno, senza ritegno, la nostra Costituzione?

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