AUTOSTRADE / LA PROCURA DI ROMA INDAGA SULLA MISTERIOSA COMPRAVENDITA 

Il grande imbroglio di Stato è ancora avvolto nel mistero.

La più che anomala compravendita di ‘Autostrade’, la perla di casa Benetton, passata sotto il controllo della nuova IRI de noantri, al secolo la ‘Cassa Depositi e Prestiti’, è del tutto top secret.

La circostanza emerge solo pochi giorni fa, quando il senatore Mattia Crucioli di ‘Alternativa C’è’ si è visto respingere dall’Avvocatura dello Stato la richiesta di conoscere i termini della trattativi e, quindi, dell’accordo.

L’Avvocatura, infatti, ha dovuto esprimere il suo parere sul documento di compravendita; è quindi perfettamente a conoscenza dei termini dell’accordo. Ma si oppone con decisione a renderli di dominio pubblico.

Un fatto del tutto anomalo. Come anomale risultano, del resto, le ‘eterne’ concessioni autostradali, rinnovate per decenni: ma restano top secret i motivi di tali accordi, che non hanno alcuna logica di mercato e, di conseguenza, rispondono a logiche non poco ‘occulte’.

La trattativa per la cessione, da parte dei Benetton, di uno dei gioielli di famiglia, diventato un fardello difficile da gestire dopo la tragedia del ponte Morandi, si è trascinata per lunghi mesi. Tra una serie di stop and go. Secondo non pochi esperti lo Stato avrebbe fatto bene a usare il pugno di ferro nei confronti di una proprietà che si è dimostrata del tutto latitante nella scellerata gestione delle autostrade in concessione: non versando un euro nelle casse di chi si è reso responsabile di reati di tale portata, che verranno valutati nel corso del processo penale.

Invece no. Come se nulla fosse successo quel tragico 14 agosto, lo Stato s’è seduto al tavolo con i Benetton per trattare la vendita. S’è subito capito che il ruolo principale sarebbe stato giocato dalla ‘Cassa Depositi e Prestiti’, il nuovo grande elemosiniere pubblico. Alla fine, per mandare in porto la più che controversa operazione, la Cassa è stata affiancata da due fondi esteri, ‘Blackstone’ e ‘Macquarie’, accorsi per fornire una buona dose di liquidità.

Ma il reale contenuto dell’accordo non è stato mai reso noto. Come le cifre in ballo, certo non spiccioli.

A questo punto arriva la richiesta di Crucioli finalizzata a conoscere i fatti.

E il niet opposto dall’Avvocatura, che cerca con evidenza di insabbiare   tutto.

A questo punto, appena ricevuta la risposta negativa, Crucioli ha presentato un esposto alla Procura di Roma e alla Corte dei Conti denunciando quanto accaduto e puntando i riflettori sui profili di illegittimità nella misteriosa compravendita.

Saranno in grado di far luce, in tempi non biblici, i pm capitolini?

Oppure avremo a che fare con il solito porto delle nebbie?

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