Salvini? “Una mezza Lega”

Geniale Elle Kappa: conferma che il miglior ricorso alla satira, se felice connubio con il genere universalmente graffiane della vignetta, fa più danni o al contrario, dispensa benefici, più di un milione di parole. I media, anche i più faziosamente destrorsi raccontano il pretesto colto da più del 50 percento di valpadani eredi del teorico Miglio, poi di Bossi e infine del truce Matteo, che in aperto dissenso con il no green pass del loro traballante segretario hanno disertato il voto in Parlamento sul tema. Lo spettacolo tragicomico comico, offerto gratuitamente, soddisfa le attese di chi, da tempo, scruta l’oroscopo della Lega, sicuro dell’imminente incrocio degli astri anti sovranisti, che avrebbero fatto esplodere il pallone gonfiato del Carroccio. Ecco, queste righe di commento sono magistralmente sintetizzate dalla vignetta che Elle Kappa ha designato per raccontare il ‘fatto’ a modo suo: dialogo dei suoi storici personaggi: all’incisiva riflessione “Dramma del Carroccio” del primo, il commento implicito del secondo invita a cambiare la ‘L’ di Lega con una “S” : “Si sono resi conto che Salvini è una mezza L ega”. Applausi.

Il vuoto lasciato dal silenzio prolungato delle  ‘sardine’, come avvenne anni fa per i ‘girotondini’ di Nanni Moretti, forse si compensa con la condizione di sbando, che sconquassa la destra e rende credibile la previsione di sondaggisti e analisti politici che scommettono sulla vittoria a tutto campo del centrosinistra, nelle più grandi e importanti città italiane, per cinque a zero, nell’imminente tornata delle elezioni amministrative. Il centrodestra ha sudato più delle tradizionali sette camicie per presentare candidati dignitosi,  riconoscibili e si espone in questi giorni al ridicolo di suoi aspiranti sindaci che stimano e tifano per i ‘nemici’ del centrosinistra, non meno alla censura della scienza e del buon senso per la sfrontatezza, avallata dalla Lega di candidare a sindaco di Milano tale Bernardo, sciagurato medico ‘No Vax’. Paolo Damilano, capolista del centrodestra a Torino, loda le qualità di Sala, candidato a lui antitetico di Milano.  Altrove non dovrebbe esserci competizione alla pari, i nomi del centrosinistra sono dati per eletti ovunque, alcuni al ballottaggio. Al comizio di Bologna pochi e sparuti gatti per Salvini, assente anche il ‘suo’ candidato Battistini. A Napoli Maresca, avversario di Manfredi, paga sonoramente la gaffe della dichiarazione “Me ne fotto dei simboli”. La Lega e non solo, con scarso seguito nel capoluogo partenopeo, gli ha dispettosamente risposto con l’auto esclusione dalla competizione elettorale. Respinte al mittente le sue liste, carenti di dati obbligatori e presentate fuori tempo massimo. La borgatara Meloni non ha voluto incontrare l’ex magistrato e nessuno crede alla motivazione “Non volevo metterlo in difficoltà”. A Maresca rimane solo lo striminzito sostegno di Forza Italia. Sic stantibus rebus è da Italia delle Banane anche la stramba dicotomia tra centrodestra, prima forza politica nazionale e centrosinistra dominatore a livello locale.

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