Calcio dipendenza. Guarire, si può?

Formazione della Juventus 2021-22: Szczesny; Cuadrado, Bonucci, de Ligt, Alex Sandro; McKennie, Bentancur, Rabiot; Chiesa, Dybala, Ronaldo. Due italiani su undici, 9 sono tessere di un mosaico multinazionaleMeglio, per poco, il Napoli: tre italiani e perfino uno napoletano, il prode Insigne, 8 stranieri. A seguire, il perché di questo preambolo…

Chi alza il gomito eccedendo in bevute, pentito si de-alcolizza per non infierire sul fegato, ghiandola motore del corpo;  chi non conosce limiti ai peccati di gola, sfiora con la pericolosa obesità il danno collaterale del diabete e affida la moderazione al bravo dietologo; chi passa con incosciente disinvoltura dall’hascish a droghe ‘pesanti’, sballa ed entra in terapia disintossicante, per uscire dalla dipendenza: tutti esempi positivi, che convincono a indagare la soggezione via, via più aggressiva del mondo malato del calco. Di qui il proposito si sottrarsi al bombardamento mediatico che non lascia in stato di verginità un sol giorno della settimana, non un’ora senza notizie, cronache, techetechetè di fatti e misfatti,  custoditi negli archivi di giornali e network. La micidiale mistura che depotenzia le scelte autonome degli ‘utenti’ conosce come pochi altri settori della comunicazione, raffinate strategie di persuasione occulta e le usa a profusione: gossip, scoop inventati, polemiche artatamente montate, finte rivalità, sfrenato quanto ingiustificato campanilismo. L’esito è sconcertante: all’intossicato da overdose di calcio è impedito di riflettere sulle ragioni alla base di investimenti miliardari per scrivere sulle maglie da gioco nomi e marchi dei ‘padroni’ di club prestigiosi (Paris Saint Germain, Beyern, Rea Madrid, Juventus), interessati solo al ritorno promozionale degli abbinamenti. Arabi e nababbi ricchi oltre il normale fanno saltare ogni limite di spesa. Pagano quasi duecento milioni per abili calciatori ingaggiati dai propri club, che nulla hanno in comune con la nazionalità che li ‘acquista’., E così, gli hulligans della squadra X si sgolano e fanno pazzie per giocatori che di British non hanno nulla, esattamente come la gran parte degli italiani stravedono per Juve, Milan, Inter, eccetera, formazioni in campo senza un giocatore torinese o milanese. Ed è niente se si immette nella complessità del giudizio negativo l’indecenza degli ultras, platealmente affiliati alla destra, che danno luogo a risse, disordini, manifestazioni di razzismo, violenze dentro e fuori degli stadi. Certo, ci sono anche molti milioni di appassionati ‘puliti’, amanti del bel calcio, affetti da moderato campanilismo, ma anche questa moltitudine di aficionados finisce per essere contagiata dal virus del tifo ‘imposto’, perché indifesa, non attrezzata per sottrarsi al tam-tam permanente sul ‘gioco più bello del mondo’ (nonché il più subdolamente invasivo).  L’input per associare il calcio a ben più gravi dipendenze è offerto gratis dai media. Sparano la notizia ‘bomba’ dell’offerta (160 milioni) che il Real Madrid avrebbe proposto di riconoscere al Paris Saint Germain per ingaggiare mister Kilian Mbappé, francese di 23 anni. Il club parigino gioca al rialzo e ne chiede 200. Esagerato porsi l’obiettivo di una robusta terapia che offra una più ‘umana’ passione, alternativa al calcio?

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