Armi, soldati, consoli e ambasciatori, colonialisti rapaci, quelli di sempre che dall’inferno delle guerre, di regimi in pieno caos traggono profitti con cinismo senza limiti. Cosa opporre al fiume di parole, giudizi, sentenze, ipotesi sul futuro dell’Afghanistan, il Vietnam del terzo millennio? Come aggredire risse strumentali, contrapposizioni ideologiche, analisi mistificanti, lo scontato sciacallaggio politico operato sulla tragedia di un Paese per vent’anni oggetto di occupazione con la nobile quanto o inevasa velleità di esportarvi pace e democrazia? Ma poi, come inchiodare i responsabili di un colossale fallimento, che non è solo condanna del fanatismo bellico, egoista, a monte dell’0perazione Aghanistan: nessuno ha il coraggio di addebitarla all’egoismo vendicativo degli Usa, alla loro impellenza di vendicare l’attentato delle Torri gemelle, obiettivo condiviso per obblighi di alleanza dagli ‘amici’ europei. Il devastante [S1] the end di sciagurati vent’anni, di risorse miliardarie buttate al vento, di povere, incolpevoli vittime è tragedia nella tragedia. A fissarne la dimensione, più di fiumi di parole, è l’immagine emotivamente emblematica a corredo di questa breve, sofferta riflessione sul caso Afghanistan: un bimbo afghano tra le braccia protese di un soldato che lo sottrae a possibili violenze dei ‘vincitori’. È tristemente certo che non sarà istruito nessun processo per chi con la fuga dall’Afghanistan lascia via libera alla violenza contro le donne, costrette a separarsi dai figli per salvarli, a un futuro di brutalità dei talebani. Una sentenza di condanna è comunque possibile: riflettere in stato di autocritica prima di rinnovare alle potenze occidentali la patente di Paesi esportatori di democrazia.
Il premio ‘per sempre’ della Medaglia Olimpica al collo degli atleti, è forse il momento più alto della ricompensa di tanta fatica per metterla al collo. Lo racconta anche il radioso sorriso di Maria Andrejczyk, atleta polacca, argento a Tokio nella specialità del lancio del giavellotto. Maria ha trasformato in oro puro il metallo della sua medaglia, messa all’asta per raccogliere l’ingente costo della difficile, delicatissima operazione a cui negli Stati Uniti sarà sottoposto Miloszek, un bambino di 8 mesi, polacco come lei. In tempi record, l’appello è stato raccolto, è stata raggiunta la cifra necessaria, con le offerte di partecipazione all’asta e importanti donazioni.
A proposito di bambini: ma la Cina a quale impressionante dimensione demografica intende estendere la popolazione del ‘Celeste Impero’? Dice Pechino che è ora di combattere il calo delle nascite e l’aumento dei vecchi. Non è dato sapere se con la modifica alla legge in corso, che appunto concede alle coppie di avere fino a tre figli, lo Stato si è attrezzato per inviare a mariti e mogli in età fertile l’omaggio di confezioni multidose di Viagra. Di buono c’è il pacchetto di sostegno alla famiglia (assistenza prenatale e postnatale, un posto garantito ai figli nelle scuole e soprattutto che i genitori, non dovranno pagare la multa, come accadeva prima della nuova legge, se metteranno al mondo tre figli, numero caldeggiato dallo Stato. Evidente: per i successori di Mao un miliardo e quattrocentomila uomini e donne privi della lettera ‘erre’ non sono cifra invalicabile.
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